Carracci: differenze tra le versioni

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L'importanza della loro attività artistica e teorica, riconosciuta ai tre pittori, sottolineata dagli studi dei critici e degli storici dell'arte come [[André Chastel]], [[Giulio Carlo Argan]], e molti altri, sta nell'aver contribuito in maniera determinante all'uscita dalla crisi del [[Manierismo]], alla formazione della cultura figurativa [[Barocco|Barocca]], a nuove soluzioni pittoriche basate sul recupero della tradizione classica e [[Arte del Rinascimento|rinascimentale]] ma rinnovata seguendo la pratica e i precetti dello studio del vero e del disegno.
 
La crisi della cultura del [[Cattolicesimo]] si evidenziò dopo la [[Riforma protestante]] (nel [[1517]] [[Martin Lutero]] espose le sue [[95 tesi]] a [[Wittenberg]]), ede il successivo “[[Sacco di Roma (1527)|sacco di Roma]]” ad opera delle truppe di [[Carlo V]] nel [[1527]], fatti che resero la capitale [[papa]]le più insicura e instabile, meno appetibile per gli artisti dell'epoca, [[Roma]] alla fine del [[XVI secolo]] era meno incline a produrre una nuova corrente artistica.
 
L'arte manierista che riproduceva stancamente lo stile dei grandi del Rinascimento, accentuandone le complicazioni formali e il virtuosismo, non obbediva più all'esigenza di chiarezza e devozionalità.
 
Bologna era al centro di un territorio in cui l'opera degli artisti aveva per tradizione un accentuato carattere devozionale e pietistico, ede inoltre si trovava a contatto ravvicinato con l'arte padana e veneta, su queste basi culturali ed estetiche i Carracci svolsero il loro compito di teorici del rinnovamento artistico, accentuando l'umanità dei personaggi e la chiarezza delle scene sacre.
 
L'eclettismo della loro arte, il rispetto della tradizione, un linguaggio adatto ai luoghi pubblici frequentati dalle classi popolari soddisfaceva le esigenze della Chiesa della [[Controriforma]] che necessitava di un nuovo modo di esprimere il suo primato sulle altre confessioni e confermava che l'[[arte]] poteva e doveva essere veicolo verso la [[fede]].
 
I Carracci si inserirono perfettamente nel momento politico ede artistico dell'epoca, capirono il bisogno di una tensione artistica che potesse rispecchiare le nuove esigenze e che fosse libera dagli artifici e dalla complessità del Manierismo.
 
Nel [[1582]] istituirono una scuola che aveva il preciso compito di formare culturalmente e pittoricamente nuovi artisti, chiamandola prima ''[[Accademia dei Desiderosi]]'' e successivamente di ''[[Accademia degli Incamminati]]'' ([[1590]]).
 
Il più anziano, Ludovico si assunse il ruolo di teorico ede impose l'indirizzo verso lo studio del vero (prima disegnato e poi ripulito dai difetti) l'approccio diretto al soggetto raffigurato era il primo passo della rappresentazione al fine di renderla più naturale.
 
Altro principio della dottrina carraccesca era l'aspetto devozionale, il rispetto dell'ortodossia delle storie rappresentate.
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Seguendo questi dettami l'arte avrebbe svolto un preciso compito di educazione e di elevazione spirituale, pur negando l'umanizzazione divina, la scena sacra si faceva più vicina alla dimensione umana.
 
L'intento dei Carracci era quello di formare i nuovi talenti dell'arte con una un'educazione che fosse valida sia dal punto di vista pratico che culturale, un concetto moderno di scuola.
L'accademia era organizzata in parte come una bottega del quattrocentoQuattrocento dove si faceva molta pratica, si apprendeva la tecnica e la manualità pittorica, si abituava l'allievo ad acquisire una personale visione della realtà tramite il disegno dal vero, questo approccio eliminava le complessità teoriche dell'arte manierista, ma contemporaneamente gli artisti venivano avvicinati alla cultura umanistica (lettere, scienze, filosofia) per dotarli di una base culturale insieme alla professionalità artistica.
 
La direzione e la scelta degli indirizzi programmatici dell'accademia spettavano al più anziano Ludovico, ma altrettanto importante fu la figura di Agostino, uomo di grande cultura, nella scuola diventò l'insegnante di [[anatomia]] e [[prospettiva]], come profondo conoscitore di [[mitologia]] poté influenzare il fratello Annibale.
 
Agostino fu anche un importante incisore, riprodusse le opere dei maestri del Cinquecento (soprattutto Correggio e Veronese) esempi da imitare per i numerosi allievi della loro scuola.
Annibale era il più dotato e colui che in seguito al suo viaggio a Roma nel [[1595]] e le opere eseguite fino alla morte nel 1609, esercitò un'influenza decisiva sulle sorti della pittura italiana agli albori del seicentoSeicento, probabilmente rivestì il ruolo di docente di tecnica pittorica.
 
== Le opere collettive ==
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Sempre negli anni ottanta Annibale e Ludovico lavorarono (con altri maestri bolognesi) alla decorazione di una cappella della famiglia Paleotti (quella del celebre cardinale [[Gabriele Paleotti]]), opera però andata perduta.
 
Nei primi anni novanta del Cinquecento i tre decorarono ad affresco il salone d'onore di [[Palazzo Magnani]], realizzando un fregio con le ''[[Storie della fondazione di Roma]]''. A Palazzo Magnani fu, forse, Annibale a prendere il sopravvento come dimostrerebbe lo stile plastico (le figure solide e possenti e muscolari, dall'aspetto classicheggiante, i colori vivi ede accesi) ede illusionistico (i riquadri delle scene simulano l'aspetto di tele riportate con finte spaccature).
Ma anche in ordine a questo bellissimo fregio poco si sa di certo circa il ruolo di ognuno dei Carracci.
 
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L'Accademia degli Incamminati fu il luogo di formazione di molti artisti [[Emilia-Romagna|emiliani]] del XVII secolo che diventeranno protagonisti dell'arte italiana: [[Domenichino]], [[Giovanni Lanfranco]], [[Francesco Albani]], [[Guido Reni]], [[Alessandro Tiarini]] e [[Sisto Badalocchio]].
 
All'elenco si può aggiungere il [[Guercino]]: questi, per ragioni anagrafiche, non ebbe rapporti diretti di allievato con nessuno dei Carracci (e non ne frequentò l'Accademia bolognese), ma, come egli stesso narra, imparò l'arte della pittura esercitandosi sulla ''Sacra Famiglia con san Francesco e committenti'' di Ludovico Carracci (opera del 1591), al tempo nella chiesa dei Cappucini di Cento (ede ora nella locale Pinacoteca Civica). Nel piccolo centro emiliano, senza maestri degni del suo talento, il giovane Barbieri si formò studiando quest'opera, che egli stesso ribattezzò la ''Carraccina''.
 
== Gli ''altri'' Carracci ==
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[[Categoria:Famiglie dell'Emilia]]
[[Categoria:Pittori legati a Bologna]]