Luigi Facta: differenze tra le versioni
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[[Giovanni Giolitti|Giolittiano]], membro del [[Partito Liberale Italiano|Partito Liberale]], si autodefiniva "giolittiano dalla personalità sbiadita"<ref>''Memorie di L. Facta'', in A. Repaci, ''La marcia su Roma'', Milano, 1972, p. 904</ref>. Nel corso della sua carriera, che lo condusse anche a lavorare saltuariamente come giornalista, ebbe numerosi incarichi politici: fu sottosegretario alla [[Ministero della giustizia|giustizia]] (1903-1905) e all'[[Ministero dell'interno|interno]] (1906-1909) per poi divenire [[Ministero delle Finanze|Ministro delle Finanze]] (dal [[1910]] al [[1914]])<ref name="treccani">[[Giuseppe Sircana]], [http://www.treccani.it/enciclopedia/luigi-facta_%28Dizionario-Biografico%29/ FACTA, Luigi] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]]</ref>.
Allo scoppio della [[prima guerra mondiale]], sostenne le idee dei [[Neutralismo|neutralisti]], ma si schierò con le necessità nazionali dopo l'entrata del Paese nel conflitto.
Il figlio era il soldato pilota Giovanni Facta della [[10ª Squadriglia da bombardamento "Caproni"]] abbattuto il 29 giugno 1916 dall'[[Hansa-Brandenburg C.I]] dell'[[Asso dell'aviazione]] Heinrich Kostrba (9 vittorie) ed atterrato in emergenza oltre le linee italiane a Zocchi di [[Asiago]] distruggendosi e causando la morte di Giovanni. Dopo la morte in battaglia del figlio, affermò di esser fiero di aver consegnato l'esistenza del ragazzo alla Patria. Nel dopoguerra continuò la sua ascesa e venne nominato dapprima Ministro della Giustizia nel [[governo Orlando]] ([[1919]])<ref>[http://storia.camera.it/deputato/luigi-facta-18610913/governi?reloaded#nav Luigi Facta], Camera dei Deputati</ref> e successivamente ancora ministro delle Finanze nel [[governo Giolitti V|quinto esecutivo guidato da Giolitti]] ([[1920]] - [[1921]])<ref name=treccani/>. Il re [[Vittorio Emanuele III di Savoia]] lo nominò presidente del [[Consiglio dei ministri]] il 26 febbraio [[1922]] ([[Governo Facta I]]). Facta (che occupò ''ad interim'' anche il ruolo di Ministro degli Interni) fu sfiduciato a luglio; ma il re, non riuscendo a trovare nessuno disposto a formare un nuovo governo rinviò Facta alla camera che votò la fiducia il 1º agosto ([[Governo Facta II]]). Facta conservò tale incarico fino al 27 ottobre dello stesso anno. Quando seppe che i [[fascismo|fascisti]] avrebbero organizzato una [[marcia su Roma]], fu dapprima indeciso sul da farsi e successivamente propose al Re di promulgare lo stato d'assedio, senza però ottenere la firma del sovrano<ref name=treccani/>.
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