San Vito di Cadore: differenze tra le versioni

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In occasione dell'invasione asburgica d'inizio Cinquecento, il paese verrà attraversato dall'esercito tedesco, con tutte le conseguenze che ciò può determinare. Tuttavia si narra che grazie a un [[Voto (religione)|voto]] alla Madonna, il paese sia stato risparmiato: sorgerà così la chiesa della Difesa, in assolvimento di tale voto. Il governo della Serenissima favorisce una felice crescita del paese.
 
Nel 1753, per risolvere una diatriba relativa ai confini tra [[Cortina d'Ampezzo|Cortina]] (allora sotto gli [[Asburgo]]) e San Vito, le autorità deliberano che i sanvitesi costruiscano una muraglia di confine, a loro spese, lunga quasi 2 km, in alta montagna (alta 1.80m in altezza, larga 1.50 alla base, 60 cm in alto) in novanta giorni. L'ardua impresa va a buon fine e i sanvitesi ottengono i pascoli del [[Giau]] (la muraglia è ancora visibile in loco, così come numerose delle croci di confine come ad esemipoesempio quelle ai piedi della [[Gruppo del Nuvolau|Gusela del Nuvolau]] e dei [[Lastoni di Formin|Lastoi de Formin]]). Con la caduta di Venezia, San Vito andrà a far parte del [[Lombardo-Veneto]].
 
Nel 1848, in occasione dei [[Pietro Fortunato Calvi#Moti rivoluzionari del Cadore nel 1848|moti rivoluzionari]] del Cadore che portarono alla nascita di una nuova Repubblica Serenissima, guidata da [[Daniele Manin]], si ebbe uno scontro fra i cadorini insorti, guidati da [[Pietro Fortunato Calvi|Pier Fortunato Calvi]], e gli Austriaci. La scaramuccia volgerà a favore dei locali, ma la neonata Repubblica non sopravvisse a lungo. Nel 1866 San Vito entrerà a far parte del [[Regno d'Italia]]. Attraversò dunque gli anni difficili dell'occupazione austriaca durante la [[prima guerra mondiale]], per poi crescere come località turistica già a partire dalla metà del Novecento.