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Grilenzoni a deputato per il collegio di Reggio Emilia, impegnandosi in una infuocata contesa con l'Italia centrale, organo dei moderati.
Malgrado il Manini invitò i figli a non mettersi a difesa dei contadini nella contestazione della nuova tassa imposta sulla macinazione dei cereali, questi crearono un gruppo chiamato la ''Banda dei Manin''<ref group=nota>La banda a volte viene documentata come Manin-Montruccoli</ref> ben fornito di contestatori, tra questi anche Gaetano Davoli<ref>{{cita libro|link=http://www.risorgimento.it/rassegna/index.php?id=41657&ricerca_inizio=0&ricerca_query=&ricerca_ordine=DESC&ricerca_libera=|titolo=rassegna storica del Risorgimento|anno=1958|p=609|citazione=La banda Manini-Montrùccoli si componeva di quattordici elementi, i quali sognavano tutti ad occhi aperti: facevano alle fucilate, cosi, per gioco, con spreco di munizioni|accesso=30 agosto 2017}}</ref>. Questi raccoglievano le tasse raccolte le ridavano ai contadini, ma, perseguiti dalle forze dell'ordine, dovettero fuggire e darsi alla macchia. Venne quindi arrestato al loro posto il padre, Angelo Manini e trattenuto fino al marzo [[1869]] quando i due figli si costituirono, venendo poi liberati solo dopo la liberazione di Roma.
Nel maggio del 1870 il Manini appoggiò la formazione del gruppo che doveva sosteneva la sollevazione popolare in favore della Repubblica e della liberazione di Roma, ma le popolazioni contadine vivevano con distacco le campagne politiche e lo scontro in localita di Bagnolo con i carabinieri sciolse il gruppo, forse questo era stato eseguito su ordine di Mazzini.
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