Max David: differenze tra le versioni

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Nel [[1948]] fu nel [[Vicino Oriente]] come inviato del «[[Il Giornale d'Italia (1901-1976)|Giornale d'Italia]]» di [[Roma]] e partecipò al [[conflitto arabo-israeliano]]. Quell'anno fu assunto dal «[[Corriere della Sera]]», il principale quotidiano italiano<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/parole_in_viaggio/autori/david.htm|titolo=Parole in viaggio|accesso=16 aprile 2016}}</ref>. Per il giornale milanese si trasferì in [[Cina]], dove raccontò la ritirata di [[Chiang Kai-shek]]; poi, ancora, in [[Pakistan]], poi al [[Cairo]] (1952-53), quindi in [[Kenya]] (dove narrò le imprese terroristiche dei [[Mau-Mau]]) e in [[Argentina]], per la caduta di [[Juan Domingo Perón]], dove assistette all'ultima battaglia dei [[Juan Domingo Perón|Peronisti]] in difesa della sede del Partito. Narrò anche la caduta del regime di [[António de Oliveira Salazar|Salazar]] in [[Portogallo]].
 
Max David fu un giornalista di successo, con un grande fiuto per le notizie e una scrittura limpida, rapida e chiara. Ebbe una particolare predilezione per l'[[Africa]] e per il mondo deglidei animalicavalli. Per oltre vent'anni fu inviato speciale del «[[Corriere della Sera]]» e della «[[Domenica del Corriere]]», che abbandonò a seguito della virata a sinistra di [[Piero Ottone]]. Nel [[1974]], grazie all'amicizia personale con [[Attilio Monti]], fu assunto dal «[[Resto del Carlino]]», dove rimase fino agli ultimi anni della carriera.
 
Tra un viaggio e l'altro tornava sempre a Cervia, nella villa dei genitori, o nella sua casa sulla collina di Bertinoro, battezzata "Ca' di pinsir".<ref>Walter Della Monica, ''Poeti e scrittori di Romagna'', Cesena, Il Ponte Vecchio, 2015, p. 111.</ref> Si sposò due volte; dall'unione con la seconda moglie nacque Massimiliano David (1959).
 
Nel [[1966]], insieme ad [[Alteo Dolcini]], fondò il [[Tribunato dei vini di Romagna]], del quale fu Primo Tribuno dal [[1967]] al [[1975]].