Anche la [[Lettera di Barnaba]], ritenuta universalmente apocrifa, scritta da uno scrittore ignoto e che alcuni asseriscono essere una prova dell'uso della croce fatto anche nel I secolo, è invece datata dalla stragrande maggioranza degli studiosi nel II secolo, ovvero a circa 30 anni dopo la scrittura del [[Vangelo secondo Giovanni]] e quindi il [[130]]. La stessa [[Enciclopedia cattolica]] (edizione del [[1907]], messa in rete nel [[1997]]) colloca nel II secolo la data della sua compilazione, ovvero tra il [[130]] e il [[131]]<ref>{{cita web|url=http://www.newadvent.org/cathen/02299a.htm|titolo=Epistle of Barnabas - Date|accesso=22 ago 2017}}</ref> cosa che fa anche l' [[Enciclopedia Britannica]] collocando la data di scrittura al [[130]]<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/topic/Letter-of-Barnabas|titolo=Letter of Barnabas|accesso=22 ago 2017}}</ref>, inoltre, lo studioso del [[Nuovo Testamento]] e critico testuale delle [[origini del cristianesimo]], [[Bart Ehrman]] situa ancora nel [[130]] la data in cui questo documento apocrifo fu redatto<ref>{{cita web|url=https://ehrmanblog.org/the-mayan-calendar-y2k-and-the-letter-of-barnabas-for-members/|titolo=How to Date Documents, including Barnabas|accesso=22 ago 2017}}</ref>.
Anche la [[Lettera di Barnaba]], ritenuta universalmente [[Apocrifi del Nuovo Testamento|apocrifa]] e scritta non da [[Barnaba apostolo]] ma da uno scrittore ignoto, e che alcuni asseriscono essere una prova dell'uso della croce fatto anche nel I secolo,{{citazione necessaria}} è invece datata dalla stragrande maggioranza{{citazione necessaria}} degli studiosi nel II secolo, ovvero a circa 30 anni dopo la scrittura del [[Vangelo secondo Giovanni]] e quindi il [[130]]. Nella [[Enciclopedia cattolica]] (edizione del [[1907]], messa in rete nel [[1997]]) Paulin Ladeuze informa che alcuni studiosi credono che l'opera sia del tempo dell'imperatore [[Vespasiano]] ([[69]]–[[79]], altri di [[Domiziano]] ([[81]]-[[96]]), altri di [[Nerva]] ([[96]]–[[98]]), ma che egli stesso colloca nel II secolo la data della sua compilazione, ovvero tra il [[130]] e il [[131]].<ref>{{cita web|url=http://www.newadvent.org/cathen/02299a.htm|titolo=Epistle of Barnabas - Date|accesso=22 ago 2017}}</ref> L'[[Enciclopedia Britannica]] indica [[130]] non come data certa ma come l'ultima data possibile.<ref>{{cita web|url=https://www.britannica.com/topic/Letter-of-Barnabas|titolo=Letter of Barnabas|accesso=22 ago 2017}}</ref> Lo studioso del [[Nuovo Testamento]] e critico testuale delle [[origini del cristianesimo]], [[Bart Ehrman]] situa ancora nel [[130]] la data in cui questo documento apocrifo fu redatto.<ref>{{cita web|url=https://ehrmanblog.org/the-mayan-calendar-y2k-and-the-letter-of-barnabas-for-members/|titolo=How to Date Documents, including Barnabas|accesso=22 ago 2017}}</ref> A favore di una data nel regno di Vespasiano si sono pronunciati Weizsaecker, Alzog, Heydecke, Milligan, Funk, Grisar, Cunningham, Jungmann, Westcott, Freppel, Nirschl, Ramsay, Lightfoot, Bartlet, Gwatkin, d'Herbigny, Hamilton, Selwyn, Burger; a favore di una data nel regno di Adriano, particolarmente negli anni immediatamente precedenti la [[Rivolta di Bar Kochba]] nel [[132]], Hefele, Volkmar, Baur, Tischendorf, Keim, Lipsius, Mueller, Loman, Schuerer, Ladeuze, Kohler, Harnack, Veil, Muilenburg, Meinhold, Kleist, Schmid, Altaner, Barnard.<ref>[http://ccat.sas.upenn.edu/rak/publics/barn/barndiss01.htm Robert Alan Kraft, "The Epistle of Barnabas: Its Quotations and Their Sources" (Ph.D. Thesis, Harvard University 1961)]</ref>
Le ricerche archeologiche riferite al I secolo e che possono far luce sul supporto usato per mettere a morte Gesù<ref name=Brown1065/> usato per la morte di Gesù, sono inesistenti, a evidenziarlo è uno dei più importanti studiosi cattolici, [[Raymond Edward Brown]], membro della [[Pontificia commissione biblica]], che rigetta l'interpretazione della ''[[Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture]]'' dei Testimoni di Geova di tale supporto come un palo senza traversa)<ref name=Brown1066>{{cita libro | nome=Raymond Edward | cognome=Brown | titolo=La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli, pag. 1066 | anno=1994 | editore=Queriniana | città=Brescia| ISBN= 978-88-399-0408-9}}</ref> e che esaminava i reperti in vista di indicazioni del "tipo di croce che i cristiani pensavano essere stata usata per Gesù".<ref name=Brown1065/> Nella sua opera ''La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli'' infatti, lo studioso esamina "prove" archeologiche dal III secolo in poi, prendendo in esame anche le rappresentazioni nelle catacombe (III e IV secolo) anche un graffito, il [[Graffito di Alessameno]] (III secolo), asserendo che le raffigurazioni di Gesù crocifisso sono solo una mezza dozzina e vanno dal II al V secolo e concludendo che «''Tali rappresentazioni [...] non hanno cosa alcuna da insegnarci circa il modo in cui Gesù fu crocifisso''»<ref>{{cita libro | nome=Raymond Edward | cognome=Brown | titolo=La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli | anno=1994 | editore=Queriniana | città=Brescia| ISBN= 978-88-399-0408-9 }}</ref>.
Le ricerche archeologiche riferite al I secolo e che possono far luce sul supporto usato per mettere a morte Gesù<ref name=Brown1065/> usato per la morte di Gesù, sono inesistenti, a evidenziarlo è uno dei più importanti studiosi cattolici, [[Raymond Edward Brown]], membro della [[Pontificia commissione biblica]], che rigetta l'interpretazione della ''[[Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture]]'' dei Testimoni di Geova di tale supporto come un palo senza traversa)<ref name=Brown1066>{{cita libro | nome=Raymond Edward | cognome=Brown | titolo=La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli, pag. 1066 | anno=1994 | editore=Queriniana | città=Brescia| ISBN= 978-88-399-0408-9}}</ref> e che esaminava i reperti in vista di indicazioni del "tipo di croce che i cristiani pensavano essere stata usata per Gesù".<ref name=Brown1065/> Nella sua opera ''La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli'' infatti, lo studioso esamina "prove" archeologiche dal III secolo in poi, prendendo in esame anche le rappresentazioni nelle catacombe (III e IV secolo) anche un graffito, il [[Graffito di Alessameno]] (III secolo), asserendo che le raffigurazioni di Gesù crocifisso sono solo una mezza dozzina e vanno dal II al V secolo e concludendo che «''Tali rappresentazioni [...] non hanno cosa alcuna da insegnarci circa il modo in cui Gesù fu crocifisso''»<ref>{{cita libro | nome=Raymond Edward | cognome=Brown | titolo=La morte del Messia. Un commentario ai Racconti della Passione nei quattro vangeli | anno=1994 | editore=Queriniana | città=Brescia| ISBN= 978-88-399-0408-9 }}</ref>.
Il suo punto di vista su questo tipo di "prove", anche archeologiche, si legge a pagina 1065 della sua opera:
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