Camille Claudel: differenze tra le versioni

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=== Gli inizi ===
Sin dall’adolescenza, Camille Claudel si appassiona alla [[scultura]] e inizia giovanissima a lavorare l'[[argilla]]. Costantemente sostenuta dal padre, Camille Claudel riesce ad affrontare l’opposizione di sua madre, che nutre da sempre un'avversione violenta verso quest’arte che affascina sua figlia maggiore. L’arrivo a Parigi con la famiglia coinciderà con la sua partecipazione all’[[Académie Colarossi|Accademia Colarossi]], dove sarà allieva del maestro [[Alfred Boucher]]. Sempre nel 1882 prende in affitto uno studio in rue Notre-Dame-des-Champs nº117 con altre scultrici per lo più inglesi, tra cui [[Amy Singer]] e [[Jessie Lipscomb]], con le quali nascerà una profonda amicizia.

{{Citazione|Cara Miss Lipscomb, oggi piove e sia io che Amy siamo di cattivo umore, così abbiamo deciso di scriverle. Stamane abbiamo ricevuto le sue fotografie, sono tutte perferramente riuscite, ne siamo incantate e vorremmo entrambe ricevere copia di tutte.|Anne Rivére e Bruno Gaudichon, Camille Claude. Corrispondenza, pag. 20}}

Prima di trasferirsi a [[Roma]] e dopo aver seguito Camille Claudel per oltre tre anni, Boucher chiede ad [[Auguste Rodin]], al tempo quarantunenne, di sostituirlo nel suo corso di scultura. Questa sarà l’occasione per Rodin e Claudel di incontrarsi e di dare inizio al loro rapporto tumultuoso e passionale.<ref>{{Cita web|url=http://paolacinti.it/camille-claudel-scultura/|titolo=Camille Claudel. La battaglia per la scultura|cognome=Panzera|nome=Anna Maria}}</ref>
=== La relazione con Rodin ===
[[File:La Valse, Camille Claudel.jpg|sinistra|miniatura|<blockquote>La Valse di Camille Claudel, 1883-1905. Museo Rodin di Parigi.</blockquote>]]<blockquote></blockquote>{{Citazione|Ha ragione a pensare che io non sia molto felice, qui: mi sembra di essere così lontana da lei! e di esserle completamente estranea! C'è sempre qualcosa di assente che mi tormenta. [...] Nell'attesa, la prego, lavori, conservi tutto il piacere per me.|Anne Rieviére e Bruno Gaudichon, Camille Claudel. Corrispondenza, pag.22}}