Giochi nell'antica Roma: differenze tra le versioni
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Simile a quello con le noci era il gioco con gli [[aliossi]], (''talus'') ossicini del tarso delle zampe di piccoli animali che venivano usati come dadi, il quale più che un divertimento era un vero e proprio [[gioco d'azzardo]] <ref>M.Fittà, ''Giochi e giocattoli nell’antichità'', Milano 1997 p.14</ref>. Si assegnava a ciascuno dei quattro lati dell'astragalo un punteggio e il gioco, chiamato ''pleistobolínda'', consisteva nel realizzare con il lancio una determinata combinazione così per esempio il colpo vincente, lo ''iactus Veneris'', era quello nel quale i quattro astragali presentavano ognuno un punteggio diverso. Gli astragali erano il gioco tipico dei bambini ma anche gli adulti ci giocavano e talora li usavano come amuleti o per una divinazione <ref>Plinio, ''Historia Naturalis'', XXVII, 199</ref>.
[[File:Doll_Massimo_Inv168191.jpg|
A Roma i giocattoli venivano regalati il giorno della nascita, per il compleanno e per le feste dei ''Saturnalia'' che si celebravano dal 17 dicembre per tre giorni di vacanza durante i quali si regalavano, candele votive, immagini di divinità, vari generi alimentari, bambole di pasta o di terracotta e noci.
{{citazione|Ecco, o facondo Giovenale, ti mando per i Saturnali delle noci del mio poderetto <ref>Marziale, Epigram. VII, 91, I.</ref>}}
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Un'altra categoria di giochi era quella delle ''tabulae lusoriae'' (tabelloni di gioco) cioè dei [[gioco da tavolo|giochi da tavola]] che per essere praticati avevano bisogno di una base di appoggio su cui era spesso inciso un semplice schema sempre più elaborato a seconda della complessità del gioco. Questi giochi praticati più in pubblico che in privato si servivano dunque di tutto ciò che poteva servire allo scopo: un'incisione sui gradini ad esempio della Basilica Iulia nel Foro Romano, sulle pietre degli ambulacri degli anfiteatri, sul pavimento dell'orchestra e sui gradini di molti teatri.<ref>Fittà, ''op. cit.'', fgg.270-272</ref>
Le tabulae potevano essere anche dei vassoi di legno, o tavolini decorati o in marmo, considerati questi molto pregiati.
[[Image:Xii scripta ephesus.jpg|
Questi giochi erano preferiti dagli adulti poiché spesso erano veri e propri giochi d'azzardo dai quali la legge escludeva i minori sotto l'autorità del ''paterfamilias'' tanto che non erano esigibili le loro eventuali perdite al gioco <ref>Salza Prina Ricotti, ''op.cit.'', p. 96</ref>. La ''lex alearia'' fin dall'età repubblicana cercò di limitare con scarso successo la diffusione dei giochi d'azzardo <ref>La Lex Alearia indicava come giochi proibiti: ''Capita aut navia'' ("testa o croce"), Astragali (''tali''), Dadi (''alea, tesserae''), Morra (''micatio, digitus micare''), [[Ludus latrunculorum]] (in Salza Prina Ricotti, ''op.cit.'', p. 74.</ref> che si praticavano spesso nei banchetti <ref>Plauto, ''Captivi'', 70.</ref> specie con il gioco dei dadi che era consentito solo nei ''Saturnalia''. La legge stabiliva anche che i debiti di gioco non erano esigibili e che anzi chi aveva perduto ai dadi poteva esigere legalmente l'intera somma persa.<ref>W.Monacchi, ''Alla scoperta di Tifernum Mataurense, Guida alla mostra'', Sant’Angelo in Vado, Macerata 1997, p. 190</ref>
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