Servilia (madre di Marco Giunio Bruto): differenze tra le versioni
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== Fonti e storiografia ==
Le notizie su Servilia sono ricavate soprattutto dalle lettere di [[Cicerone]] ''Ad Atticum'' e ''Ad Brutum''. Un apporto fondamentale è dato dalle ''Vite parallele'' di [[Plutarco]], in particolar modo dalla vita di [[Marco Giunio Bruto]], [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone l’Uticense]] e di [[Lucio Licinio Lucullo]], insieme alle notizie fornite da [[Svetonio]] su [[Cesare]] nella sua opera ''Vite dei dodici Cesari'' e all’opera di [[Appiano]], ''Guerre civili''. Per quanto riguarda le opere storiografiche più recenti, si è fatto riferimento all’opera di [[Ronald Syme|R. Syme]], ''The Roman Revolution'' e a quella di F. Münzer, ''Roman aristocratic parties and families''.
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=== La famiglia d'origine ===
[[File:Denier en argent représentant Brutus.jpg|thumb|left|Moneta raffigurante il figlio di Servilia [[Marco Giunio Bruto]] e il suo eroico antenato [[Gaio Servilio Strutto Ahala]].]]
Servilia
Nel 98 a.C. [[Livia]] divorziò da [[Quinto Servilio Cepione|Cepione]] e sposò [[Marco Porcio Catone]]<ref>Münzer, 1999, p. 274</ref>. Dal loro matrimonio nacquero altri due figli: il famoso [[Marco Porcio Catone Uticense|Marco Porcio Catone]] detto l’Uticense e [[Porcia (disambigua)|Porcia]], fratellastri di Servilia. Ben presto sia la madre che il patrigno persero la vita e Servilia fu allevata ed educata nella casa dello zio [[Marco Livio Druso (tribuno)|Marco Livio Druso]], insieme a Catone e Porcia<ref>Plutarco, ''Vite Parallele'': ''Catone Uticense'' 1,1-2</ref>. I loro genitori morirono tra il 95 (anno di nascita di Marco) e il 91 a.C. (anno in cui Catone era già ospite dello zio). Münzer, riportando i frammenti della ''Pro Scauro'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]] tramandati da [[Quinto Asconio Pediano|Asconio]], sottolinea come Servilia avesse una sorta di «autorità materna» nei confronti del fratello [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]]<ref>Münzer, 1999, p. 274</ref>.
Secondo [[Plutarco]], Servilia discendeva da [[Gaio Servilio Strutto Ahala|Gaio Servilio Ahala]]<ref>Plutarco, ''Vite Parallele'': ''Bruto'' 1,5</ref>, l’uomo che, come narra la leggenda, salvò la patria nel 439 a.C. uccidendo l’usurpatore Melio con un pugnale nascosto sotto l’ascella. Probabilmente si trattava di un mito eziologico, inventato per spiegare il ''[[cognomen]] Ahala'' o ''Axilla'', cioè ascella, portato dalla ''[[gens Servilia]]''.
=== Matrimoni e
Poco prima di compiere quattordici anni, Servilia sposò [[Marco Giunio Bruto (tribuno 83 a.C.)|Marco Giunio Bruto]], tribuno della plebe nell’83 a.C. e dal loro matrimonio nacque [[Marco Giunio Bruto]], il futuro [[Cesaricidio|cesaricida]]. Il marito di Servilia appoggiò il tentativo di [[Marco Emilio Lepido|Lepido]] di rovesciare il governo [[Lucio Cornelio Silla|sillano]] e nel 78 ne condivise il tragico destino: morì per mano di [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] nel Nord Italia<ref>Münzer,1999, p.308</ref>. Per questo motivo la vedova Servilia crebbe suo figlio trasmettendogli l’odio per Pompeo.
Uno o due anni dopo, Servilia sposò [[Decimo Giunio Silano]], pretore nel 67 a.C. e console nel 62 con [[Lucio Licinio Murena]]. Ebbero tre figlie e la madre cercò di procurare loro un matrimonio conveniente: Giunia Prima sposò [[Publio Servilio Vatia Isaurico (console 48 a.C.)|Publio Servilio Vatia Isaurico]], console nel 48 a.C.; [[Giunia Seconda]] sposò il triumviro [[Marco Emilio Lepido]], mentre [[Giunia Terzia]] o Tertulla andò in sposa a [[Gaio Cassio Longino]], il [[Cesaricidio|cesaricida]].
=== La relazione adulterina con Cesare ===
[[File:Bust of Gaius Iulius Caesar in Naples.jpg|thumb|Busto raffigurante [[Gaio Giulio Cesare]], amante di Servilia.]]
Sin da giovanissimi, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e Servilia divennero amanti e, come apprendiamo da [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], «ANTE ALIAS DILEXIT MARCI BRUTI MATREM SERVILIAM»<ref>Svetonio, ''Cesare'': 50</ref>, cioè «Cesare amò Servilia, la mamma di [[Marco Giunio Bruto|Marco Bruto]], più di ogni altra». La loro relazione è attestata all’epoca del matrimonio di Servilia con [[Decimo Giunio Silano|D. Giunio Silano]], ma non è da escludere che essa sia addirittura precedente ai due matrimoni. In ogni caso, furono amanti per vent’anni<ref>Salisbury, 2001, p. 319</ref>.
Grazie a [[Plutarco]], apprendiamo come l’amore tra [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e Servilia fosse di pubblico dominio. Nelle Vite di [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] e [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone Uticense]] si narra, infatti, che il 5 dicembre del 63 a.C., durante un dibattito in senato circa la [[Lucio Sergio Catilina|Congiura di Catilina]], [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] e [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] fossero in piedi come rappresentanti di due fazioni opposte: [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] era il più insigne rappresentante degli ''[[Ottimati|optimates]]'', mentre [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] sposò la causa dei ''[[populares]]''. In quel momento, fu recapitata una tavoletta indirizzata a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] lo accusò di ricevere informazioni e messaggi da parte dei nemici dello stato. Per far cadere le accuse di complotto, [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] porse la tavoletta all'[[Marco Porcio Catone Uticense|Uticense]], che poté leggere un audace messaggio amoroso della sorella Servilia. Quest'ultimo, inalberato, lanciò la tavoletta a [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]] e disse: «Tieni, ubriaco!»<ref>Plutarco, ''Vite parallele'': ''Bruto'' 5, 3-4; ''Catone Uticense'' 24,1-3</ref>, per poi riprendere dall'inizio il suo discorso. Sebbene l’episodio sia tramandato da [[Plutarco]], non siamo del tutto certi che le parole pronunciate da [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] siano state esattamente queste; ciò che conta è che questo episodio deve aver alimentato la sua avversione nei confronti di [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]].
=== La sua ambizione e influenza ===
Nelle fonti Servilia appare sempre come una donna ambiziosa e spregiudicata, il cui obiettivo principale è quello di riconquistare l’antica potenza della sua famiglia. Fu lei infatti a combinare i matrimoni dei fratellastri allo scopo di stringere nuove alleanze: [[Marco Porcio Catone Uticense|Catone]] sposò [[Marzia (Catone)|Marzia]], la nipote di Filippo e donò sua sorella Porcia a [[Lucio Domizio Enobarbo (console 54 a.C.)|Lucio Domizio Enobarbo]], nipote di Catulo, un preminente uomo politico che aveva cospicui possedimenti in Italia<ref>Syme, 1939, pp. 23-24</ref>.
Fu una donna sicuramente molto ricca, come attesta un’iscrizione funeraria di un [[liberto]]: «Stefano, il liberto di Servilia, moglie di Silano»<ref>Münzer,1999, p. 451</ref>. Il nome di Servilia è inoltre legato a quello degli “''Horti Serviliani''”, i giardini di famiglia, tramandati dalla letteratura e dalle iscrizioni come giardini pubblici della tarda [[Repubblica romana|età repubblicana]], pieni di opere d’arte.
Nel 60 a.C. circa il marito di Servilia morì, ma lei decise di non risposarsi e di mandare avanti la relazione con [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], cercando di sfruttare a proprio vantaggio la sua posizione per aiutare suo figlio [[Marco Giunio Bruto|Bruto]]<ref>Salisbury, 2001, p. 319</ref>. Progettò infatti che Bruto dovesse sposare [[Giulia (figlia di Cesare)|Giulia]], la figlia di Cesare, ma quest’ultimo aveva bisogno di sancire l’alleanza con [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]] e così Giulia divenne sua moglie<ref>Syme, 1939, p. 58</ref>. Questo deve aver deluso Servilia. Secondo alcuni studiosi, fu questo il motivo per cui Cesare le donò, durante il suo primo consolato (59 a.C.), una bellissima perla dal valore di sei milioni di [[Sesterzio|sesterzi]]<ref>Svetonio, ''Cesare'': 50</ref>. I percorsi di Bruto e Cesare però divergono bruscamente per undici anni<ref>Syme, 1939, p. 58</ref>.
Servilia utilizzò la stessa “politica dinastica” con le tre figlie avute dal secondo matrimonio, ma i suoi progetti ambiziosi furono gravemente compromessi dall'appoggio di Catone a Pompeo e dallo scoppio della [[Guerra civile romana (49-45 a.C.)|guerra civile]]<ref>Syme, 1939, p. 69</ref>.
=== Servilia, tra Cesare e Bruto ===
Nel [[49 a.C.|49 a.C]]. scoppiò la [[Guerra civile romana (49-45 a.C.)|guerra civile]], con la rottura del [[Primo triumvirato|Primo Triumvirato]] e a [[Marco Giunio Bruto|Bruto]] toccò scegliere se appoggiare [[Gaio Giulio Cesare|Cesare]], l’amante di sua madre, o [[Gneo Pompeo Magno|Pompeo]], l’assassino di suo padre. Bruto odiava Pompeo sin da bambino e già nel 52 a.C. lo aveva accusato di essere «nemico della libertà», ma Pompeo aveva il supporto degli [[ottimati]] e dunque di suo zio Catone, per il quale Bruto aveva sempre avuto una predilezione<ref>Salisbury, 2001, p. 320</ref>; al contrario Bruto osteggiava la relazione scandalosa tra Cesare e Servilia ed era anche convinto che il partito di Cesare fosse un male per [[Roma]]. Bruto quindi appoggiò Pompeo e si recò insieme allo zio Catone a [[Battaglia di Farsalo|Farsalo]], dove Cesare sconfisse definitivamente Pompeo.
Bruto dopo la sconfitta raggiunse Cesare, che nonostante tutto nutriva nei suoi confronti affetto e simpatia e lo perdonò. Infatti, secondo [[Plutarco]], Cesare diede addirittura disposizioni ai generali del suo esercito di non ucciderlo in battaglia e di risparmiarlo<ref>Plutarco, ''Bruto'': 5,1</ref>. Questo atteggiamento fu sicuramente dettato dal desiderio di compiacere Servilia e di non arrecarle dolore. Tuttavia, [[Appiano di Alessandria|Appiano]] riferisce una diceria secondo la quale Bruto sarebbe in realtà figlio di Cesare<ref>Appiano, ''Guerre civili'', II 112, 468</ref>. Plutarco non conferma né smentisce la teoria, ma si limita ad affermare che la nascita di Bruto determinò «in Cesare la convinzione che il piccolo fosse suo figlio»<ref>Plutarco, ''Bruto'': 5,2</ref>, poiché proprio in quel momento la passione tra i due era al culmine. Sono in corso ancora accesi dibattiti circa questo punto. Ciò che sappiamo con certezza è che Bruto e Cesare si riconciliarono e che al figlio di Servilia furono conferiti incarichi importantissimi, come quello di governatore della [[Gallia Cisalpina]]<ref>Salisbury, 2001, p. 320</ref>.
=== I profitti delle confische ===
Nel [[44 a.C.|44 a.C]]. Cesare prese il controllo di Roma e diede avvio ad una serie di riforme dello Stato. Per ricambiare Servilia della propria fedeltà e affetto, le donò molti possedimenti confiscati e le fece aggiudicare ad un prezzo bassissimo immense proprietà messe all'asta. [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]] riporta le parole ironiche di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], secondo cui «La spesa fu ancora più esigua, perché è stata dedotta la terza parte»<ref>Svetonio, ''Cesare'', 50</ref>, ossia la terza parte della somma; Cicerone però gioca sull'ambiguità del termine, facendo un chiaro riferimento a [[Giunia Terzia|Giunia Terzia o Tertulla]]: si diceva infatti che anche la terza figlia di Servilia fosse divenuta l’amante di Cesare.
Tra i profitti delle confische, il più famoso è quello della villa napoletana di Ponzio, che Servilia poté acquistare per pochi sesterzi ad un’asta truccata per lei da Cesare. In una lettera ad [[Tito Pomponio Attico|Attico]], Cicerone afferma che «la casa di Ponzio presso Napoli diventa possesso della madre del capo dei congiurati!»<ref>Cic., ''Ad Att.'', 14,21,3</ref>, sottolineando l’assurda situazione che si venne a creare dopo il [[cesaricidio]].
===Il ruolo di Servilia dopo la morte di Cesare===
Bruto negli ultimi mesi precedenti all'assassinio tornò ad assumere l’iniziale posizione ottimate, forse a causa della predilezione di Cesare per [[Augusto|Ottaviano]] o per l’influenza di [[Gaio Cassio Longino]]<ref>Salisbury, 2001, p. 320</ref>. C’è chi sostiene abbia avuto un ruolo in questo la nuova moglie di Bruto, la cugina [[Porcia Catonis|Porcia]], figlia di Catone Uticense. Nelle [[Idi di marzo]] del [[44 a.C.]], circa sessanta senatori colpirono a morte Cesare. Le ultime parole di Cesare rivolte a Bruto e riportate da [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], «Anche tu, figlio?»<ref>Svetonio, ''Cesare'': 82</ref>, sono un chiaro riferimento alla relazione con Servilia e negli anni hanno alimentato i dubbi sulla paternità di Bruto.
Dopo la morte di Cesare, l’influenza di Servilia all'interno dei gruppo dei Liberatori è attestata dalle lettere di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]. Ella cercò di restare in contatto con i [[Cesariani]] e chiese più volte consiglio a Cicerone e al suo fedele amico e consulente Attico. Il 5 giugno, su istruzione di [[Marco Antonio|Antonio]], il [[Senato romano|Senato]] affidò a Bruto e Cassio il compito di sovraintendere l’acquisto di grano nelle province dell’[[Asia]] e della [[Sicilia]]: si trattava di un chiaro pretesto per mandarli in [[esilio]] con un incarico onorifico<ref>Syme, 1939, p. 116</ref>. Bruto e Cassio erano incerti se accettare, così ad [[Anzio (città antica)|Anzio]] venne indetta una riunione di famiglia, presieduta proprio da Servilia, in cui si discusse la questione. Erano presenti anche Tertulla, Porcia, Favonio e Cicerone. Quest’ultimo consigliò a Bruto di accettare l’incarico e partire per l’Asia, poiché «non restava altro da pensare, se non che egli si salvasse; ed era questo anche un mezzo per salvare la repubblica»<ref>Cic., ''Ad Att''., 15,11,1</ref>. Cassio però era contrario e Servilia promise di sfruttare la propria influenza per far revocare il provvedimento preso dal Senato<ref>Cic., ''Ad Att.'', 15,11,2</ref>. Secondo Mommsen così avvenne e nessun’altra decisione fu presa<ref>Münzer, 1999, p. 352</ref>. Tuttavia con l’arrivo di Ottaviano la situazione si volse e loro svantaggio e furono costretti a partire per le province.
Servilia, preoccupata, riceveva notizie da Marco Scapzio, amico di Bruto giunto a Roma e promise di raccontare a Cicerone tutto ciò che sapeva<ref>Cic, ''Ad Att''., 15,13,4</ref>. Nell'ultima lettera che Cicerone scrisse a Bruto, il 27 luglio 43 quando la fine era ormai vicina, emerge una Servilia inquieta per le sorti del figlio<ref>Cic., ''Ad Brutum'', 1,18</ref>. Dopo una vita spesa a ripristinare l’antica grandezza della sua famiglia, Servilia ora tremava al pensiero che suo figlio perisse prematuramente e, insieme a lui, anche il lavoro di una vita<ref>Münzer, 1999, p.333</ref>. Dopo la morte di Bruto, le fonti non ci riferiscono più notizie su Servilia.
L’importanza di Servilia è visibile solo in controluce, in un contesto di grandi eventi storici, ma fu una donna così potente da sembrare l’''alter ego'' di Cesare<ref>Münzer, 1999, p. 341</ref>.
== Note ==
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== Bibliografia ==
* [[Plutarco]], ''[[Vite parallele]]'', Catone Uticense, Bruto, Lucullo voll. I e III ed. Utet, Torino, 1998.
* [[Gaio Svetonio Tranquillo|Svetonio]], ''[[Vite dei dodici Cesari]]'', Rizzoli, Milano, 1994.
* [[Appiano di Alessandria|Appiano]], ''La guerra civile'', Utet, Torino, 2001.
* G.Rotondi, ''Leges publicae populi Romani'', Milano 1922 (rist. Holms 1966).
* [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]], ''Epistole ad Attico'', Utet, Torino 2005.
* ''[[Oxford Classical Dictionary]]'', edited by Nicholas G. L. Hammond and H. Scullard, Oxford: Clarendon Press 1970 (2nd edition).
* F. Münzer, ''Roman aristocratic parties and families'', Johns Hopkins University Press 1999.
* R. [[Ronald Syme|Syme]], ''The Roman revolution'', Oxford, At the Clarendon Press 1939.
* Joyce E. Salisbury, ''Encyclopedia of women in the ancient world'', ABC-CLIO, California 2001.
* Eugenia Salza Prina Ricotti, ''Amore e amanti a Roma tra repubblica e impero'', "L'Erma" di Bretschneider, Roma 1992.
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