Il nome della rosa: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Rimozione di avvisi di servizio Modifica visuale
Riga 1:
{{Avvisounicode}}
{{nota disambigua|il film ispirato dal romanzo|Il nome della rosa (film)}}
{{Libro
|tipo = giallo
|titolo = Il nome della rosa
|titoloalfa = Nome della rosa, Il
|immagine =
|didascalia =
|autore = [[Umberto Eco]]
|annoorig = 1980
|genere = [[Romanzo]]
|sottogenere = [[Letteratura gialla|giallo]], [[romanzo storico|storico]], [[romanzo gotico|gotico]], [[romanzo filosofico|filosofico]]
|lingua = it
|ambientazione = monastero medievale, [[1327]]
|protagonista = [[Guglielmo da Baskerville]]
|coprotagonista = [[Adso da Melk]]
|altri_personaggi = la ragazza, Jorge da Burgos, Abbone da Fossanova, [[Bernardo Gui]], Malachia da Hildesheim, Salvatore, Remigio da Varagine, Severino da Sant'Emmerano, Bencio da Uppsala, Berengario da Arundel, Venanzio da Salvemec, Alinardo da Grottaferrata
}}
 
'''''Il nome della rosa''''' è un [[romanzo]] scritto da [[Umberto Eco]] ed edito per la prima volta da [[Bompiani]] nel [[1980]].
 
Già autore di numerosi saggi, il [[semiotica|semiologo]] decise di scrivere il suo primo romanzo, cimentandosi nel genere del [[giallo storico]] e in particolare del [[giallo deduttivo]]. Tuttavia, il libro può essere considerato un incrocio di generi, tra lo [[Romanzo storico|storico]], il narrativo e il filosofico.
 
L'opera, ambientata sul finire dell'anno [[1327]], si presenta con un classico [[Espediente narrativo|espediente letterario]], quello del [[manoscritto ritrovato]], opera, in questo caso, di un monaco di nome [[Adso da Melk]], che, divenuto ormai anziano, decide di mettere su carta i fatti notevoli vissuti da [[noviziato|novizio]], molti decenni addietro, in compagnia del proprio maestro [[Guglielmo da Baskerville]]. La vicenda si svolge all'interno di un [[monastero]] [[Ordine di San Benedetto|benedettino]] dell'[[Italia Settentrionale]], ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della [[Monachesimo|vita monastica]].
 
Il romanzo ha ottenuto un vasto successo di critica e di pubblico, venendo tradotto in oltre 40 lingue con oltre 50 milioni di copie in trent'anni <ref name="vendite">{{Cita news|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/07/15/eco-rivede-il-nome-della-rosa.html|titolo=Eco rivede Il nome della rosa|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|città=Roma|data=15 luglio 2011|p=49|accesso=25 gennaio 2014}}; {{Cita web |url=http://www.ranker.com/list/best-selling-books-of-all-time/jeff419|titolo=The Best Selling Books of All Time}}</ref>. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il [[Premio Strega]] del [[1981]], ed è stato inserito nella lista de "[[I 100 libri del secolo di le Monde|I 100 libri del secolo di ''Le Monde'']]".
 
Dal romanzo è stato tratto l'[[Il nome della rosa (film)|omonimo film]] nel [[1986]], affidato alla regia di [[Jean-Jacques Annaud]], con [[Sean Connery]] nei panni di Guglielmo e [[Christian Slater]] nel ruolo di Adso.
 
== Trama ==
{{Citazione|Il 16 agosto 1968 mi fu messo tra le mani un libro dovuto alla penna di tale abate Vallet, ''Le manuscript de Dom Adson de Melk, traduit en francais d'après l'édition de [[Jean Mabillon|Dom J. Mabillon]]'' (Aux Presses de l'[[Abbaye Sainte-Marie de Paris|Abbaye de la Source]], Paris, 1842)|[[Umberto Eco]], Incipit de ''Il nome della rosa'', [[1980]]}}
io in pastelletto
** dopo compieta. dove Ubertino racconta ad Adso la storia di [[Fra Dolcino|fra' Dolcino]], altre storie Adso rievoca o legge in biblioteca per conto suo, e poi gli accade di avere un incontro con una fanciulla bella e terribile come un esercito schierato a battaglia
** notte. dove Adso sconvolto si confessa con Guglielmo e medita sulla funzione della donna nel piano della creazione, poi però scopre il cadavere di un uomo
* Quarto giorno
** laudi. dove Guglielmo e Severino esaminano il cadavere di Berengario, scoprono che ha la lingua nera, cosa singolare per un annegato, poi discutono di veleni dolorosissimi e di un furto remoto
** prima. dove Guglielmo induce prima Salvatore e poi il cellario a confessare il loro passato, Severino ritrova le lenti rubate, Nicola porta quelle nuove e Guglielmo con sei occhi va a decifrare il manoscritto di Venanzio
** terza. dove Adso si dibatte nei pentimenti d'amore, poi arriva Guglielmo col testo di Venanzio, che continua a rimanere indecifrabile anche dopo esser stato decifrato
** sesta. dove Adso va a cercar tartufi e trova i minoriti in arrivo, questi colloquiano a lungo con Guglielmo e Ubertino e si apprendono cose molto tristi su Giovanni XXII
** nona. dove arrivano il cardinale del Poggetto, [[Bernardo Gui]] e gli altri uomini di Avignone, e poi ciascuno fa cose diverse
** vespri. dove Alinardo sembra dare informazioni preziose e Guglielmo rivela il suo metodo per arrivare a una verità probabile attraverso una serie di sicuri errori
** compieta. dove Salvatore parla di una magìa portentosa
** dopo compieta. dove si visita di nuovo il labirinto, si arriva alla soglia del finis Africae ma non ci si può entrare perché non si sa cosa siano il primo e il settimo dei quattro, e infine Adso ha una ricaduta, peraltro assai dotta, nella sua malattia d'amore
** notte. dove Salvatore si fa miseramente scoprire da Bernardo Gui, la ragazza amata da Adso viene presa come strega e tutti vanno a letto più infelici e preoccupati di prima
* Quinto giorno
** prima. dove ha luogo una fraterna discussione sulla povertà di Gesù
** terza. dove Severino parla a Guglielmo di uno strano libro e Guglielmo parla ai legati di una strana concezione del governo temporale
** sesta. dove si trova Severino assassinato e non si trova più il libro che lui aveva trovato
** nona. dove si amministra la giustizia e si ha la imbarazzante impressione che tutti abbiano torto
** vespri. dove Ubertino si dà alla fuga, Bencio incomincia a osservare le leggi e Guglielmo fa alcune riflessioni sui vari tipi di lussuria incontrati quel giorno
** compieta. dove si ascolta un sermone sulla venuta dell'Anticristo e Adso scopre il potere dei nomi propri
* Sesto giorno
** mattutino. dove i principi sederunt, e Malachia stramazza al suolo
** laudi. dove viene eletto un nuovo cellario ma non un nuovo bibliotecario
** prima. dove Nicola racconta tante cose, mentre si visita la cripta del tesoro
** terza. dove Adso, ascoltando il "Dies irae", ha un sogno o visione che dir si voglia
** dopo terza. dove Guglielmo spiega ad Adso il suo sogno
** sesta. dove si ricostruisce la storia dei bibliotecari e si ha qualche notizia in più sul libro misterioso
** nona. dove l'Abate si rifiuta di ascoltare Guglielmo, parla del linguaggio delle gemme e manifesta il desiderio che non si indaghi più su quelle tristi vicende
** tra vespro e compieta. dove in breve si racconta di lunghe ore di smarrimento
** dopo compieta. dove, quasi per caso, Guglielmo scopre il segreto per entrare nel finis Africae
* Settimo giorno
** notte. dove, a riassumere le rivelazioni prodigiose di cui qui si parla, il titolo dovrebbe essere lungo quanto il capitolo, il che è contrario alle consuetudini
** notte. dove avviene l'[[ecpirosi]] e a causa della troppa virtù prevalgono le forze dell'inferno
* Ultimo folio
 
== Personaggi ==
;Protagonisti
* [[Guglielmo da Baskerville]], frate francescano, già inquisitore, si reca al monastero in cui si svolge la vicenda dietro richiesta dell'imperatore, in qualità di mediatore fra il Papato, l'Impero e l'ordine francescano nell'ambito di un incontro che si terrà nell'abbazia. Guglielmo ricorda in maniera palese il filosofo francescano inglese [[Guglielmo di Ockham]], maestro del [[Deduzione|metodo deduttivo]]; peraltro, nelle citazioni l'autore inventa una fittizia discendenza discepolare di Guglielmo da [[Ruggero Bacone]], anch'egli filosofo d'Oltremanica del XIII secolo. Inoltre per il suo aspetto fisico e acume si rifà al noto personaggio [[Sherlock Holmes]] di [[Arthur Conan Doyle]], somiglianza rafforzata dalla stessa origine di Guglielmo, che richiama uno dei racconti più famosi del detective inglese: ''[[Il mastino dei Baskerville]]''<ref name="libertaegiustizia">{{Cita news|url=http://www.corriere.it/cultura/libri/12_gennaio_31/di-stefano-eco-nome-rosa_2f91ca48-4c25-11e1-8f5b-8c8dfe2e8330.shtml|titolo=Eco: così ho rivisto "Il nome della rosa" ma salvatemi dai critici militanti|nome=Paolo|cognome=Di Stefano|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=31 gennaio 2012|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>.
* [[Adso da Melk]], novizio benedettino al seguito di Guglielmo, è la voce narrante della storia. Come il maestro ricorda Sherlock Holmes, così Adso richiama nel nome e nel rango il suo assistente [[Dottor Watson]]. Entrambi inoltre sono narratori in prima persona dei fatti loro accaduti.
 
;Monaci dell'Abbazia
* Abbone da [[Abbazia di Fossanova|Fossanova]], abate del monastero; è l'unico, insieme al bibliotecario, al suo aiutante e a padre Jorge da Burgos, a conoscere i segreti della [[biblioteca]].
* Jorge da [[Burgos (Spagna)|Burgos]], anziano cieco, profondo conoscitore dei segreti del [[monastero]] e in passato bibliotecario. Il personaggio appare una riuscita caricatura di [[Jorge Luis Borges]]: ciò non soltanto per la comune cecità e per l'evidente assonanza dei nomi, ma anche per la diretta discendenza borgesiana dell'immagine della biblioteca come specchio del mondo e persino della planimetria poligonale con cui la biblioteca dell'abbazia è disegnata, che si ispira al racconto ''[[La biblioteca di Babele]]''.
* Adelmo da [[Otranto]], miniatore e primo morto.
* Alinardo da [[Grottaferrata]], il più anziano dei monaci e per il suo comportamento considerato da tutti affetto da [[demenza]] senile ma si rivela utile alla risoluzione della vicenda.
* Bencio da [[Uppsala]], giovane [[Scandinavia|scandinavo]] trascrittore di testi di [[retorica]] e nuovo aiuto-bibliotecario.
* Berengario da [[Arundel]], aiuto bibliotecario dell'abbazia.
* Venanzio da [[Salvemec]], traduttore dal [[Lingua greca|greco]] e dall'[[Lingua araba|arabo]], conoscitore dell'antica Grecia e devoto di [[Aristotele]].
* Malachia da [[Hildesheim]], bibliotecario.
* Remigio da [[Varazze|Varagine]], cellario ex-[[Dolciniani|dolciniano]]. Il suo nome può essere ricondotto al frate domenicano (poi [[Arcidiocesi di Genova|arcivescovo di Genova]]) [[Jacopo da Varazze]]<ref>''Varagine'' è infatti il nome latino e alto-medievale di ''Varazze'', e Jacopo è anche noto come Jacopo ''da Varagine''.</ref>, scrittore in latino, che deve la sua fama ad una raccolta di [[agiografia|vite di santi]], tra le quali spicca la ''[[Legenda Aurea]]'', una versione della [[Leggenda della Vera Croce]], ripresa tra l'altro anche da [[Piero della Francesca]] per il suo [[Storie della Vera Croce|ciclo di affreschi]] in [[Basilica di San Francesco (Arezzo)|San Francesco ad Arezzo]].
* [[Salvatore (personaggio)|Salvatore]], ex-[[Dolciniani|dolciniano]], amico di Remigio; parla una lingua mista di [[Lingua latina|latino]] e [[Lingua volgare|volgare]]. Il suo grido "[[Penitenziagite|Penitenziagite!]]", con cui accoglie i nuovi venuti all'abbazia, rimanda alle lotte intestine della chiesa medievale, tra i vescovi cattolici e il movimento degli spirituali, portato avanti dai seguaci di [[fra Dolcino|fra' Dolcino]] da [[Novara]]. La parola "Penitenziagite" è una contrazione della locuzione latina "Paenitentiam agite" ("fate la Penitenza"), frase con cui i dolciniani ammonivano il popolo al loro passaggio.
* Severino da [[Abbazia di Sant'Emmerano|Sant'Emmerano]], [[erboristeria|erborista]].
 
;Personaggi minori
* Nicola da [[Morimondo]], vetraio.
* Aymaro da [[Alessandria]], trascrittore italiano.
* Magnus da [[Iona]], trascrittore.
* Patrizio da [[Monastero di Clonmacnoise|Clonmacnois]], trascrittore.
* Rabano da [[Toledo]], trascrittore.
* Waldo da [[Hereford]], trascrittore.
* Contadina del villaggio, il cui nome è taciuto; è l'unica donna con la quale Adso prova l'esperienza sessuale.
 
;Delegazione pontificia
* [[Bernardo Gui]], inquisitore dell'[[ordine dei frati predicatori|ordine domenicano]].
* [[Bertrando del Poggetto]], [[cardinale]] a capo della delegazione [[Papa|pontificia]].
 
;Delegazione imperiale (minoriti)
* Berengario Talloni.
* [[Girolamo di Caffa]], [[vescovo]]. Ispirato da Girolamo di Catalogna, primo vescovo di Caffa, in Crimea.
* [[Michele da Cesena]], generale dell'[[ordine dei Frati Minori]] e capo della delegazione imperiale.
* Ugo da [[Newcastle upon Tyne|Novocastro]].
* Bonagrazia da [[Bergamo]].
* [[Ubertino da Casale]], [[francescani spirituali|francescano spirituale]].
 
== Genesi dell'opera ==
[[File:Umberto Eco 1984.jpg|thumb|L'autore, Umberto Eco, nel 1984]]
Umberto Eco aveva alle spalle un gran numero di saggi. L'idea di scrivere un romanzo venne alla luce nel [[1978]], quando un amico editore gli disse di voler curare la pubblicazione di una serie di brevi romanzi gialli. Eco declinò l'offerta e, scherzando, affermò che se mai avesse scritto un romanzo giallo, sarebbe stato un libro di cinquecento pagine con protagonisti dei monaci medievali<ref name="parisreview">{{Cita web|url=http://www.theparisreview.org/interviews/5856/the-art-of-fiction-no-197-umberto-eco|titolo=Umberto Eco, The Art of Fiction No. 197|autore=Lila AzamZanganeh|editore=The Paris Review|accesso=25 gennaio 2014|lingua=en}}</ref>. Quello che era nato come uno scherzo prese forma quando nella mente dell'autore si creò l'immagine di un monaco avvelenato mentre stava leggendo in una biblioteca. Nelle [[#Postille|Postille al Nome della rosa]] Eco scrisse che "voleva uccidere un monaco", ma in seguito criticò chi aveva preso alla lettera questa dichiarazione, affermando che la sua curiosità nasceva solamente dal fascino che l'immagine di un monaco morto mentre leggeva gli suscitava<ref name="genesi">{{YouTube|autore=Infodem TV|titolo=Umberto Eco ''Odio 'Il nome della rosa', è il mio peggior romanzo''|id=YKK1jA1MTFg|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Le emozioni connesse a quest'immagine gli derivavano — a suo dire — dalla partecipazione a sedici anni ad un corso di esercizi spirituali presso il monastero benedettino di Santa Scolastica. La visione della biblioteca con il grande volume degli ''[[Acta Sanctorum]]'' aperti sul leggio e "lame di luce che entravano dalle vetrate opache" gli creò un indelebile "momento di inquietudine"<ref name="genesi" />.
 
La decisione di ambientare il romanzo nel [[medioevo]] fu una scelta dettata dalla familiarità di Eco con quel particolare periodo storico, che aveva già approfondito in studi e saggi precedenti<ref>{{Cita web|url=http://www.cyberitalian.com/sp/html/act_152.html|titolo=Il sogno medievale (parte 2)|autore=Gaither Stewart|sito=Cyberitalian.it|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Il primo anno, dopo aver avuto l'idea, l'autore lo passò pianificando i luoghi ed i personaggi della sua opera, per "prendere confidenza" con l'ambiente che stava immaginando ed entrare in familiarità con gli attori:
{{Citazione|[...] ricordo di aver passato un anno intero senza scrivere un rigo. Leggevo, facevo disegni, diagrammi, insomma inventavo un mondo. Ho disegnato centinaia di labirinti e di piante di abbazie, basandomi su altri disegni, e su luoghi che visitavo<ref name="realizzazione">{{Cita news|url=http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2006/09072006.pdf|titolo=Eco "Così ho dato il nome alla rosa"|nome=Antonio|cognome=Gnoli|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]|data=9 luglio 2006|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>.}}
 
=== Titolo ===
Il titolo provvisorio del libro, durante la stesura, era ''L'abbazia del delitto''. Successivamente Eco valutò anche il titolo ''Adso da Melk'', ma poi considerò che nella [[Storia della letteratura italiana|letteratura italiana]] — a differenza di quella [[letteratura inglese|inglese]] — i libri aventi per titolo il nome del protagonista non hanno mai avuto fortuna. Infine si decise per ''Il nome della rosa'', perché a chiunque chiedesse, "diceva che ''Il nome della rosa'' era il più bello"<ref name="realizzazione" />.
 
La scelta del titolo richiama inoltre il motto [[nominalismo|nominalista]] tratto dal De contemptu mundi di Bernardo Cluniacense, che chiude il romanzo: "[[Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus]]" ("La rosa primigenia [ormai] esiste [soltanto] in quanto nome: noi possediamo nudi nomi") — nel senso che, come sostenuto dai nominalisti, l'universale non possiede realtà ontologica ma si riduce ad un mero nome, ad un fatto linguistico. Il titolo inoltre rimanda implicitamente ad alcuni dei temi centrali dell'opera: la frase "Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus" ricorda anche il fatto che di tutte le cose alla fine non resta che un puro nome, un segno, un ricordo. Così è per la biblioteca e i suoi libri distrutti dal fuoco, ad esempio, e per tutto un mondo, quello conosciuto dal giovane Adso, destinato a scomparire nel tempo. Ma in realtà tutta la vicenda narrata è un continuo ricercare segni, "libri che parlano di altri libri", come suggerisce lo stesso Eco nelle ''Postille al Nome della rosa''<ref name="libri">{{Cita libro|autore=Umberto Eco|titolo=Postille al Nome della rosa|editore=[[Bompiani]]|anno=1983|citazione=Si fanno libri solo su altri libri e intorno ad altri libri. […] I libri parlano sempre di altri libri e ogni storia racconta una storia già raccontata. Lo sapeva [[Omero]], lo sapeva [[Ludovico Ariosto|Ariosto]], per non dire di [[François Rabelais|Rabelais]] o di [[Miguel de Cervantes|Cervantes]].}}</ref>, le parole e i "nomi" attorno a cui ruota tutto il complesso di indagini, lotte, rapporti di forza, conflitti politici e culturali<ref>{{Cita web|nome=Tina|cognome=Borgognoni Incoccia|url=http://www.repubblicaletteraria.it/UmbertoEco.htm|titolo=I nomi e le rose|data=16 aprile 2001|accesso=25 gennaio 2013|citazione=Sembra infatti proprio "la parola" il tema dominante del racconto, annunciato fino dal titolo ''Il nome della rosa'', presente con intonazioni diverse nei punti strategici della narrazione. "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio", leggiamo all'inizio del romanzo. I nomi sono segni di segni, con i quali l'uomo tenta di dare un ordine al mondo. Il semiologo Umberto Eco non ha scritto soltanto per divertirsi e divertirci con gli stereotipi del romanzo storico, poliziesco, fantastico. Ha scritto il romanzo filosofico della parola, della sua forza e dei suoi limiti e dell'uso negativo o positivo che l'uomo può farne [...] Il romanzo della parola ne sfiora anche un aspetto fantastico e perturbante. Certe profezie apocalittiche di sventura sembrano prendere corpo per la sola tragica forza evocativa delle parole, quasi non sia più possibile prevedere e arrestare lo sviluppo di un processo di distruzione, una volta che sia messo in moto da una intelligenza malefica.}}</ref>.
 
=== Incipit ===
* Umberto Eco ha dichiarato che l'incipit del primo capitolo «Era una bella mattina di fine novembre» è un riferimento al [[Stereotipo|cliché]] «[[Era una notte buia e tempestosa]]», usato da [[Snoopy]] per l'inizio di ciascuno dei suoi romanzi, e ideato da [[Edward Bulwer-Lytton]] nel [[1830]]<ref name="realizzazione" />.
* L'incipit del prologo, come già quello del ''[[Morgante (poema)|Morgante]]'' di [[Luigi Pulci|Pulci]], riprende [[Vangelo secondo Giovanni|Giovanni]] {{Passo biblico|Gv|1,1-2}} («In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio»).
* Nell'incipit del romanzo appare inoltre [[Prima lettera ai Corinzi|1 Corinzi]] {{Passo biblico|1 Cor|13,12}} «''Videmus nunc per speculum et in aenigmate''» («Ora vediamo come attraverso uno specchio, in maniera confusa, distorta»), già citato in precedenza da Eco in ''Opera aperta'' del [[1962]].
 
=== Fonti di ispirazione ===
All'epoca della concezione dell'opera, il [[romanzo storico]] con ambientazione medievale era stato riscoperto da poco in Italia da [[Italo Alighiero Chiusano]], col suo ''[[L'ordalia]]''.
Le diverse similitudini (ambientazione temporale, genere inteso come romanzo di formazione, e scelta dei personaggi principali, un [[noviziato|novizio]] e il suo maestro, un saggio monaco più anziano), e la notorietà che ''L'ordalia'' aveva nel 1979, che un esperto di letteratura come Umberto Eco difficilmente ignorava, fanno ritenere ''L'ordalia'' con molte probabilità una delle principali fonti di ispirazione de ''Il nome della rosa''<ref>{{cita pubblicazione|nome=Giacomo|cognome=Alessandroni|url=http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2008/09/msg00040.html|titolo=Memoria. Marco Beck ricorda Italo Alighiero Chiusano|rivista=Letture|numero=614|mese=febbraio|anno=2005|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>.
 
Dai nomi, dalle descrizioni dei personaggi e dallo stile scelto per la narrazione, risulta invece evidente l'omaggio che Eco fa ad [[Arthur Conan Doyle]] e al suo personaggio di maggior successo: [[Sherlock Holmes]]. Guglielmo, infatti, sembra ricavato, per descrizione fisica e per metodo d'indagine, dalla figura di Holmes: le sue capacità deduttive, la sua umiltà e il suo desiderio di conoscenza sembrano infatti riprendere e, a tratti, esaltare gli aspetti migliori del detective [[Gran Bretagna|britannico]]. Inoltre proviene dalla (immaginaria) contea di Baskerville, che riprende il nome dal miglior romanzo di Doyle, ''[[Il mastino dei Baskerville]]'', che per atmosfera può tranquillamente essere considerato come una delle fonti del libro di Eco. Parallelamente il giovane Adso riprende alcuni aspetti della figura del fido [[Dottor Watson|Watson]] holmesiano. Come Watson è il narratore in prima persona della vicenda e come lui si mostra ottuso e poco attento, nonostante il desiderio di apprendere, e pronto all'azione. I nomi dei due personaggi (Watson e Adso) presentano inoltre un'assonanza.
 
Evidenti sono anche i riferimenti nel romanzo di Eco a Brother Cadfael, monaco detective medievale protagonista di una serie di romanzi gialli della scrittrice inglese [[Ellis Peters]] (1913-1995) a partire dal [[1977]] con ''[[A Morbid Taste for Bones]]'', tradotto in italiano col titolo ''[[La bara d'argento]]'', in cui fratello Cadfael ha come aiutanti due novizi. Marginalmente, si ricorda infine che la ripartizione del testo in base alle ore del giorno (ore canoniche nel romanzo di Eco) è un prestito dal celeberrimo romanzo ''[[Ulisse (Joyce)|Ulisse]]'' di [[James Joyce]].
 
Dopo il secondo omicidio, Guglielmo, a partire da un'osservazione di Alinardo (secondo giorno, dopo vespri), ipotizza che la serie dei delitti sia basata su un progetto ispirato alle sette trombe dell'''[[Apocalisse]]'', e ciò influenza le sue indagini successive. Ma alla fine si scopre che non c'era alcun piano ("Ho fabbricato uno schema falso per interpretare le mosse del colpevole e il colpevole vi si è adeguato", settimo giorno, notte; è significativo che Jorge, invece, pensi che si tratti di un piano divino di cui lui è lo strumento). Questo aspetto della vicenda poliziesca sembra ispirato a quanto accade nel racconto ''[[La morte e la bussola]]'' di Jorge Luis Borges.
 
[[File:Sacra di San Michele 2.jpg|left|thumb|[[Sacra di San Michele]], il monastero al quale s'ispirò Eco per l'abbazia di [[Sant'Ambrogio]] dove risiedono Guglielmo e Adso]]
 
Per ambientare il suo romanzo, Eco (che successivamente si è rivelato un profondo conoscitore del pensiero geografico e cartografico del Medioevo europeo, come traspare da molti elementi presenti nel romanzo: Castelnovi, 2015) si è ispirato alla [[Sacra di San Michele]], abbazia benedettina monumento simbolo del [[Piemonte]]<ref>{{Cita web|nome=Dario|cognome=Reteuna|url=http://santambrogio.valsusainfo.it/index.asp?IDCAT=8092|titolo=Sacra di San Michele|editore=Valsusainfo.it|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Per lo ''scriptorium'' dell'Abbazia, Eco ha tenuto presente anche l'[[Abbazia di San Colombano]] di [[Bobbio]]. Inoltre anche la biblioteca e l'intera [[abbazia di San Gallo]] in [[Svizzera]] sono state tra le fonti cui l'autore ha attinto per immaginare il monastero in cui è ambientato il [[romanzo]] ''Il nome della rosa''<ref>''Svizzera'', Touring editore, 2014, p. 234</ref> (in particolare è da menzionare la [[Pianta di San Gallo]]. All'inizio del romanzo, prima del manoscritto, è riportata la pianta di un'abbazia che comunque ha una struttura diversa da quella del romanzo di Eco).
 
Alla fine del terzo Giorno è presente una citazione dal [[Inferno - Canto quinto|V Canto dell'Inferno]] di [[Dante Alighieri|Dante]], la cui opera è citata un paio di volte. Inoltre, Adso racconta un proprio svenimento con le parole "Caddi come un corpo morto cade" che sono una chiara citazione della [[Divina Commedia|Commedia]]. Guglielmo invece parla di Malachia come di un "Vaso di coccio tra i vasi di ferro" richiamando Manzoni.
 
Nel sogno di Adso, vengono citate due frasi che oggi sono famose perché ritenute fra i primi documenti del [[Lingua volgare|volgare]] italiano: "Traete, filii de puta!", da un'iscrizione nella [[Basilica di San Clemente al Laterano|Basilica di San Clemente]] in Roma, e "Sao ko kelle terre per kelle fini ke ki kontene..." dai ''[[Placiti cassinesi]]''.
 
La scena in cui Adso copula con la contadinella è un ''[[collage]]'' di spezzoni del ''[[Cantico dei cantici]]'' e di brani di mistici che descrivono le loro estasi. In questo modo Eco ha cercato di trasmettere come un monaco sperimenterebbe il sesso attraverso la sua "sensibilità culturale"<ref name="parisreview" />.
 
La tecnica con cui l'assassino uccide i monaci è ripresa dal film ''[[Il giovedì]]'' ([[1963]]) di [[Dino Risi]].<ref>{{Cita libro|autore=Daniele Luttazzi|titolo=Note a Lolito|editore=[[Chiarelettere]]|anno=2013}}</ref>
 
== Il manoscritto ==
La finzione del [[manoscritto]] ritrovato, utilizzata da Umberto Eco, è un [[espediente narrativo]] già usato da altri autori nella storia della letteratura: per esempio [[Alessandro Manzoni]] nei ''[[I promessi sposi|Promessi sposi]]'', [[Walter Scott]] in ''[[Ivanhoe]]'' (un manoscritto anglonormanno), [[Nathaniel Hawthorne]] ne ''[[La lettera scarlatta]]'', [[Miguel de Cervantes|Cervantes]] nel ''[[Don Chisciotte della Mancia|Don Chisciotte]]'' (il manoscritto in [[aljamiado]] di Cide Hamete Benengeli), [[Ludovico Ariosto]] nell<nowiki>'</nowiki>''[[Orlando furioso]]'', [[Giacomo Leopardi]] nel preambolo al ''Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco'' nelle ''[[Operette morali]]''. Eco riutilizza questo espediente nel suo romanzo ''[[Il cimitero di Praga]]''. A differenza di Manzoni però, che utilizzò l'espediente del manoscritto per attribuire veridicità storica al suo romanzo e per potersi distaccare dalla vicenda (in quanto non inventata da lui e non coinvolto) potendo quindi giudicare ''dall'alto'' le azioni dei personaggi, Eco inserisce numerosi elementi per far capire al lettore che la storia è fittizia e nulla può essere giudicato vero. Infatti mentre Manzoni trova un manoscritto originale del '600 Eco ne ritrova uno con numerose correzioni che è stato trascritto e tradotto numerose volte, con i conseguenti errori di copiatura e traduzione a cui tutti i manoscritti sono sottoposti, si perde così il vero storico.
 
== Storia editoriale ==
Eco aveva già un rapporto di lunga data con la [[Bompiani]], che aveva pubblicato tutti i suoi lavori precedenti e che avrebbe preso ''Il nome della rosa'' "a scatola chiusa". Tuttavia pensò in un primo momento di consegnarlo all'editore [[Franco Maria Ricci]] per farlo pubblicare con una tiratura limitata di mille copie in un volume raffinato<ref name="realizzazione" />. La notizia che Eco aveva scritto un romanzo si sparse però velocemente e l'autore ricevette molteplici proposte dalla [[Giulio Einaudi Editore|Einaudi]] e dalla [[Arnoldo Mondadori Editore|Mondadori]] che vedevano del potenziale ne ''Il nome della rosa''. A quel punto Eco tornò sui suoi passi e decise che tanto valeva lavorare con il suo editore storico<ref name="realizzazione" />. Così nel [[1980]] il romanzo fu pubblicato da Bompiani con una tiratura di 30.000 copie<ref name="libertaegiustizia" />. La prosecuzione delle vendite fu "via via stimolata dal conseguimento di premi letterari a partire dal premio Strega 1981 e altri, dalle notizie sulle traduzioni e sul loro successo all'estero, in particolare negli Stati Uniti"<ref>{{Cita web |url=http://archivio.lastampa.it/articolo?id=503a37fa33ad989441d1ae7426cc36e68c39c693|autore=[[Oreste Del Buono]]|titolo=O.d.B. AMICI MAESTRI. GLI SCRITTORI '45/'95 LE STORIE L'editoria dà i numeri con il fenomeno Eco Dodici milioni di copie fra ‹Rosa› e ‹Pendolo›|data=8 aprile 1995|pubblicazione=La Stampa}}</ref>.
 
Il romanzo è stato più volte ristampato nel corso degli anni ed è arrivato a vendere circa 50 milioni di copie in [[Italia]] e nel resto del mondo, dove è stato tradotto in oltre 40 lingue<ref name="vendite" />. Nel [[2002]] è stato oggetto di un curioso fenomeno, grazie al lancio di un'iniziativa editoriale del quotidiano ''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]'' che lo ha distribuito gratuitamente in oltre un milione di copie.
 
Nel [[2011]] Eco ha rivisitato ''Il nome della rosa'' effettuando delle modifiche che hanno portato il libro ad allungarsi di 18 pagine<ref name="errori">{{Cita web|nome=Maurizio|cognome=Bono|url=http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2011/09/05/eco-cosi-ho-corretto-il-nome-della.html|titolo=Eco: così ho corretto Il nome della rosa|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]|data=5 settembre 2011|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Questo lavoro di correzione ha generato critiche controverse, tra cui quella di [[Pierre Assouline]] di ''[[Le Monde]]'', che ha accusato l'autore di voler abbassare il livello del romanzo e semplificarne la lingua per andare incontro alle generazioni digitalizzate<ref>{{Cita web|url=http://www.corriere.it/cultura/11_settembre_02/di-stefano-arte-rifare_bef03b7e-d219-11e0-a205-8c1e98b416f7.shtml|titolo=L'arte di rifare|nome=Paolo|cognome=Di Stefano|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=29 agosto 2011-5 settembre 2011|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Eco ha respinto le accuse affermando che il suo è stato solo un piccolo lavoro di "cosmesi"<ref name="libertaegiustizia" />, volto soprattutto a sveltire certi passaggi per preservare il ritmo della narrazione; eliminare certe ripetizioni; togliere degli errori che da anni gli pesavano e modificare leggermente l'aspetto fisico dei personaggi, che erano a suo dire "troppo grotteschi"<ref name="libertaegiustizia" /><ref name="errori" />.
 
Anche a causa della sua peculiare struttura, fatta di citazioni di altri testi, il romanzo è stato accusato più o meno apertamente di [[Plagio (diritto d'autore)|plagio]] nei confronti di vari libri. Nel [[1989]] venne avanzata nei confronti di Umberto Eco un'accusa formale da parte di uno scrittore [[Cipro|cipriota]], il quale sosteneva che alcuni contenuti del libro erano ripresi da un proprio romanzo, dove due personaggi entravano in un monastero e discutevano con l'abate dell'[[Apocalisse]]. Tuttavia le numerose differenze tra la storia cipriota, che si svolgeva ai giorni nostri, e la scarsa rilevanza del colloquio, che occupava solo poche pagine, condusse alla sentenza di un tribunale cipriota, che scagionò lo scrittore italiano assolvendolo nel [[1992]]<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/29/plagio_assolto_Eco_co_0_92092915407.shtml|titolo=Plagio? Assolto Eco|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=29 settembre 1992|p=19|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Riguardo alla traduzione in [[lingua araba]] del romanzo, nel [[1998]] Ahmed Somai, primo traduttore [[Tunisia|tunisino]], accusò di plagio il firmatario della edizione [[Egitto|egiziana]], Kamel Oueid El - Amiri<ref>{{Cita news|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/31/nome_della_rosa_lite_fra_co_0_9810317765.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/*/http://archiviostorico.corriere.it/1992/settembre/29/plagio_assolto_Eco_co_0_92092915407.shtml|titolo=Plagio? Assolto Eco|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=29 settembre 1992|p=19|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>.
 
=== Postille ===
Nel [[1983]] Umberto Eco ha pubblicato, attraverso la rivista ''[[Alfabeta]]'', le ''Postille al Nome della rosa'', un saggio con il quale l'autore spiega il percorso letterario che lo ha portato alla stesura del romanzo, fornendo chiarimenti su alcuni aspetti concettuali dell'opera. Le ''Postille al Nome della rosa'' sono state poi allegate a tutte le ristampe italiane del romanzo successive al 1983<ref name="realizzazione" />.
 
Nel paragrafo intitolato "Il [[Postmodernismo|Postmoderno]], l'ironia, il piacevole", Eco afferma che il "post-moderno è un termine buono ''à tout faire''". Inoltre, secondo l'autore, il postmoderno è sempre più retrodatato: mentre prima questo termine si riferiva solamente al contesto culturale degli ultimi vent'anni, oggi viene impiegato anche per periodi precedenti. Tuttavia per Eco il post-moderno non è "una tendenza circoscrivibile cronologicamente, ma una categoria spirituale, un ''Kunstwollen'', un modo di operare". "Potremmo dire che ogni epoca ha il proprio post-moderno, così come ogni epoca avrebbe il proprio [[manierismo]]". In ogni epoca si giunge a momenti in cui ci si accorge che "il passato ci condiziona, ci sta addosso, ci ricatta". All'inizio del Novecento, per questi motivi, l'[[avanguardia]] storica cerca di opporsi al condizionamento del passato, distruggendolo e sfigurandolo. Ma l'avanguardia non si ferma qui, procede fino all'annullamento dell'opera stessa (il silenzio nella musica, la cornice vuota in pittura, le pagine bianche in letteratura etc). Dopo ciò "l'avanguardia (il moderno) non può più andare oltre". Dunque siamo costretti a riconoscere il passato e a prenderlo con ironia, ma senza ingenuità. "La risposta post-moderna al moderno consiste nel riconoscere che il passato, visto che non può essere distrutto, perché la sua distruzione porta al silenzio, deve essere rivisitato: con ironia, in modo non innocente"<ref>{{Cita libro|autore=Umberto Eco|titolo=Postille al Nome della rosa|editore=[[Bompiani]]|anno=1983}}</ref>.
 
== Piani di lettura ==
{{Citazione|[...] Mi avvedevo ora che si possono sognare anche dei libri, e dunque si possono sognare dei sogni.|[[Umberto Eco]], op. cit., p. 440}}
[[File:Il nome della rosa (dall'omonimo romanzo di Umberto Eco).JPG|thumb|upright=1.0|''Il nome della rosa'' (omaggio del pittore [[William Girometti]] ad Umberto Eco)]]
Attribuire un genere letterario al romanzo di Eco è assai difficile: esso infatti è stato particolarmente apprezzato per la presenza di molteplici piani di lettura, che possono essere colti dal lettore a seconda della sua preparazione culturale. Pur presentandosi come un [[Letteratura gialla|giallo]], o come un [[romanzo storico]] ad una lettura superficiale, il libro è in realtà costruito attraverso una fitta rete di citazioni tratte da numerose altre opere letterarie, dunque è, in un certo senso, un libro fatto di altri libri<ref name="libri" />. È costante il riferimento [[Linguistica|linguistico]] e [[Semiologia|semiologico]]. È anche presente, appena sotto la superficie, una forte componente [[esoterismo|esoterica]], e di fondo la storia può essere vista come una riflessione [[Filosofia|filosofica]] sul senso e sul valore della [[verità]] e della sua ricerca, da un punto di vista strettamente [[Laicismo|laico]], tema del resto comune alle opere successive di Eco.
 
Nel piano di lettura storico presente nel romanzo, i personaggi e le forze che nella vicenda narrata si contrappongono rappresentano in realtà due epoche e due mentalità che in quel periodo storico si sono trovate a fronteggiarsi: da un lato il [[medioevo]] più antico, col suo fardello di dogmi, preconcetti e superstizioni, ma anche intriso di una profonda e mistica spiritualità, dall'altro lato il nuovo mondo che avanza, rappresentato da Guglielmo, con la sua sete di conoscenza, con la predisposizione a cercare una verità più certa e intelligibile attraverso la ricerca e l'indagine, anticipazione di un [[metodo scientifico]] che in Europa di lì a poco non tarderà ad affermarsi.
 
L'autore usa un espediente narrativo e così il romanzo scritto da Umberto Eco è in realtà una narrazione al quarto livello di incassamento, dentro ad altre tre narrazioni: Eco dice di raccontare ciò che ha trovato nel testo di Vallet, che a sua volta diceva che Mabillon ha detto che Adso disse... In questo senso Eco non fa che riproporre un artificio letterario tipico dei romanzi inglesi [[Romanzo gotico|neogotici]], e utilizzato anche da [[Alessandro Manzoni]] per ''[[I promessi sposi]]''.
 
Un ulteriore piano di lettura vede il romanzo come un'[[allegoria]] delle vicende italiane contemporanee o di poco precedenti all'uscita de ''Il nome della rosa'', ovvero la situazione politica degli [[Anni 1970|anni settanta]], con le diverse parti in causa a rappresentare sì l'evolversi politico e spirituale legato al [[Disputa sulla povertà apostolica|dibattito sulla povertà nel Trecento]], ma anche le diverse correnti di pensiero o situazioni proprie degli [[anni di piombo]]: [[Papa Giovanni XXII]] e la corte avignonese a rappresentare i conservatori, [[Ubertino da Casale]] e i [[Ordine francescano|francescani]] nel ruolo dei riformisti, [[Fra Dolcino]] e i [[movimenti ereticali medievali]] in quello dei gruppi, armati e non, legati all'[[Extraparlamentare|area extraparlamentare]]<ref>{{Cita pubblicazione|url=http://www.letterainternazionale.it/testi_htm/eco_75.htm|titolo=Il romanziere e lo storico|nome=Alessandra|cognome=Fagioli|rivista=[[Lettera Internazionale]]|anno=2003|numero=75|accesso=25 gennaio 2014|citazione=Per fare un esempio, scrivevo "Il nome della rosa", dove il mio unico interesse era mettere in scena una complessa trama poliziesca all'interno di un'abbazia, che poi ho deciso di situare nel Trecento perché mi erano capitati alcuni documenti estremamente affascinanti sulle [[Pauperismo medievale|lotte pauperistiche]] dell'epoca. Nel corso della narrazione mi accorsi che emergevano – attraverso questi fenomeni medievali di rivolta non organizzata – aspetti affini a quel [[Terrorismo in Italia|terrorismo che stavamo vivendo]] proprio nel periodo in cui scrivevo, più o meno verso la fine degli anni settanta. Certamente, anche se non avevo un'intenzione precisa, tutto ciò mi ha portato a sottolineare queste somiglianze, tanto che quando ho scoperto che la moglie di Fra' Dolcino si chiamava Margherita, come la [[Margherita Cagol]] moglie di [[Renato Curcio|Curcio]], morta più o meno in condizioni analoghe, l'ho espressamente citata nel racconto. Forse se si fosse chiamata diversamente non mi sarebbe venuto in mente di menzionarne il nome, ma non ho potuto resistere a questa sorta di strizzata d'occhio con il lettore.}}</ref>.
 
== Critica ==
Nonostante gli apprezzamenti e il suo successo editoriale, Eco lo considera un libro sopravvalutato e si dispiace che i lettori vi siano così affezionati, quando gli altri suoi romanzi sono, a suo dire, migliori:
{{Citazione|Io odio questo libro e spero che anche voi lo odiate. Di romanzi ne ho scritti sei, gli ultimi cinque sono naturalmente i migliori, ma per la [[legge di Gresham]], quello che rimane più famoso è sempre il primo<ref name="genesi" />.}}
 
La stampa italiana e internazionale, invece, accolse con grande entusiasmo ''Il nome della rosa'' e molti critici scrissero parole d'elogio per l'opera di Eco.
{{Citazione|Il libro più intelligente — ma anche il più divertente — di questi ultimi anni.|''[[Lars Gustafsson]]'', ''[[Der Spiegel]]''}}
 
{{Citazione|Il libro è così ricco che permette tutti i livelli di lettura... Eco, ancora bravo!|''[[Robert Maggiori]]'', ''[[Libération]]''}}
 
{{Citazione|Brio ed ironia. Eco è andato a scuola dai migliori modelli.|''[[Richard Ellmann]]'', ''[[The New York Review of Books]]''}}
 
{{Citazione|Quando Baskerville e Adso entrarono nella stanza murata allo scoccare della mezzanotte e all'ultima parola del capitolo, ho sentito, anche se è fuori moda, un caratteristico sobbalzo al cuore.|[[Nicholas Shrimpton]], ''[[The Sunday Times]]''}}
 
{{Citazione|Nel filone dei [[Opere di Voltaire|racconti filosofici]] di [[Voltaire]].|''[[L'Express]]''}}
 
{{Citazione|È riuscito a scrivere un libro che si legge tutto d'un fiato, accattivante, comico, inatteso...|''[[Mario Fusco]]'', ''[[Le Monde]]''}}
 
{{Citazione|Mi rallegro e tutto il mondo delle lettere si rallegrerà con me, che si possa diventare bestseller contro i pronostici cibernetici, e che un'opera di letteratura genuina possa soppiantare il ciarpame... L'alta qualità e il successo non si escludono a vicenda.|''[[Anthony Burgess]]'', ''[[The Observer]]''}} {{Citazione|L'impulso narrativo che guida il racconto è irresistibile.|''[[Franco Ferrucci]]'', ''[[The New York Times|The New York Times Book Review]]''}}
 
{{Citazione|Benché non corrisponda ad alcun genere (logicamente non può, deve essere a-generico) è meravigliosamente interessante.|''[[Frank Kermode]]'', ''[[The London Review of Books]]''}}
 
Non sono mancate tuttavia voci assai più critiche, in particolare riguardo l'attendibilità storica del romanzo e la relativa rappresentazione del [[Chiesa cattolica|cattolicesimo]] medievale:
 
{{Citazione|[...] presentazione prima letteraria e poi cinematografica di un Medioevo falsificato ed elevato a "simbolo ideologico"; i temi della più trita polemica anticattolica di sempre, il cui scopo "positivo" si compendia nell'apologia della modernità come carattere specifico del mondo contemporaneo.|''[[Massimo Introvigne]]'', ''Cristianità'' n. 15, febbraio 1987<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Massimo|cognome=Introvigne|url=http://www.storialibera.it/epoca_medioevale/articolo.php?id=134&titolo=Contro%20%C2%ABIl%20nome%20della%20rosa%C2%BB|titolo=Contro «Il nome della rosa»|rivista=Cristianità|numero=142|volume=15|anno=1987|mese=febbraio|pp=7-11}}</ref>}}
 
{{Citazione|Mini-museo antireligioso posto dall'altra parte di una cortina di ferro sempre presente.|''[[Régine Pernoud]]'', ''30 Giorni'', gennaio 1987}}
 
{{Citazione| [...] un romanzo bello e falso come Il Nome della Rosa, che in materia di Medioevo esprime un’attendibilità storica inferiore ai fumetti di Asterix e Obelix.|''[[Mario Palmaro]]'', ''La Bussola Quotidiana'', settembre 2011}}
 
=== Premi e riconoscimenti ===
Il 9 luglio [[1981]], otto mesi dopo la pubblicazione del libro, ''Il nome della rosa'' vinse il [[Premio Strega]], il più alto riconoscimento letterario in Italia<ref>{{Cita web|url=http://www.strega.it/premio_strega/22_i_vincitori_del_premio_strega.html|titolo=I Vincitori del Premio Strega|accesso=25 gennaio 2014}}</ref><ref>{{Cita news|nome=Stefano|cognome=Salis|url=http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-09-15/come-diventa-umberto-080423_PRN.shtml|titolo=Come si diventa Umberto Eco|pubblicazione=[[Il Sole 24 ORE]]|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>. Nel mese di novembre [[1982]] ottenne in [[Francia]] il [[Prix Médicis]] nella categoria opere straniere<ref>{{Cita news|url=http://elpais.com/diario/1982/11/23/cultura/406854003_850215.html|titolo=Premio en Francia a la primera novela del semiólogo Umberto Eco|pubblicazione=[[El País]]|data=23 novembre 1982|accesso=25 gennaio 2014|lingua=es}}</ref>. Nel [[1983]] il romanzo entrò nell'"Editors' Choice" del ''[[The New York Times]]''<ref>{{Cita news|url=http://www.nytimes.com/books/98/12/06/specials/editorschoice83.html?_r=1&scp=8&sq=Umberto%20Eco%20The%20name%20of%20the%20Rose&st=cse|titolo=Editors' Choice 1983|pubblicazione=[[The New York Times]]|data=4 dicembre 1983|accesso=25 gennaio 2014|lingua=en}}</ref>, nel [[1999]] fu selezionato tra "[[I 100 libri del secolo di le Monde|I 100 libri del secolo]]" dal quotidiano francese ''[[Le Monde]]'' e nel [[2009]] fu inserito nella lista dei "1000 romanzi che ognuno dovrebbe leggere" dal quotidiano inglese "[[The Guardian]]"<ref>{{Cita news|url=http://www.theguardian.com/books/2009/jan/23/bestbooks-fiction|titolo=1000 novels everyone must read: the definitive list|pubblicazione=[[The Guardian]]|data=23 gennaio 2009|accesso=11 aprile 2016|lingua=en}}</ref>.
 
== Influenza culturale ==
* Un albo del [[fumetto]] [[italia]]no ''[[Zagor]]'' ha omaggiato l'opera di Eco: ''L'abbazia del mistero'' (n. 317-320), realizzato da [[Moreno Burattini]] e [[Gallieno Ferri]].
* Il romanzo è stato anche oggetto di una parodia apparsa su [[Topolino]], dal titolo ''Il nome della mimosa'', per i disegni di [[Giampiero Ubezio]].
* Il romanzo ha ispirato la canzone ''The Sign of the Cross'' del gruppo [[heavy metal]] britannico [[Iron Maiden]], presente nell'album ''[[The X Factor (album)|The X Factor]]'', pubblicato nel [[1995]]<ref>{{Cita web|url=http://digilander.libero.it/ironluca/curiosita.htm|titolo=Iron Maiden - Origine delle Canzoni|editore=digilander.libero.it/ironluca|accesso=25 gennaio 2014}}<!--È preferibile sostituire con una fonte più autorevole--></ref>.
* Il primo album del gruppo [[visual kei]] giapponese [[D (gruppo musicale)|D]] si chiama ''[[The name of the ROSE]]'', in omaggio al libro.
* Il film ha ispirato la canzone ''Abbey Of Synn'', contenuta nell'album [[Actual Fantasy]] (1996) di [[Ayreon]], progetto [[Progressive metal|prog-metal]] del noto compositore e polistrumentista olandese [[Arjen Anthony Lucassen]].
* Dal romanzo hanno tratto ispirazione Bruno Faidutti e Serge Laget nella creazione del [[gioco da tavolo]] ''Il Mistero dell'Abbazia'' ("The Mystery of the Abbey"), edito da [[Days of Wonder]]<ref>{{cita web|lingua=en|url=http://www.daysofwonder.com/mysteryoftheabbey/en/|titolo=Mystery of the Abbey|editore=Days of Wonder|accesso=25 gennaio 2013}}</ref>.
* Il videogioco ''Murder in the abbey'', sviluppato dalla Alcachofa Soft e distribuito nel 2008 dalla DreamCatcher Interactive (in Italia dalla Blue Label Entertainment), è chiaramente ispirato al romanzo di Eco.
* Un albo a fumetti della serie "Le Storie" edito dalla Sergio Bonelli Editore e intitolato "Ex tenebris" ad opera di Giovanni Di Gregorio e Christopher Possenti, si ispira palesemente al romanzo di Eco.
 
== Errori ==
Alcuni errori storici presenti sono molto probabilmente parte dell'artifizio letterario, la cui contestualizzazione è documentabile nelle pagine del libro che precedono il prologo, in cui l'autore afferma che il manoscritto su cui è stata successivamente svolta la traduzione in italiano corrente conteneva interpolazioni dovute a diversi autori dal medioevo fino all'epoca moderna<ref>{{Cita|AA. VV|pp. 424, 428}}.</ref>. Eco inoltre ha segnalato di persona alcuni errori ed anacronismi che erano presenti nelle varie edizioni del romanzo fino alla revisione del [[2011]]:
 
* Nel romanzo si menziona una ricetta a base di [[Capsicum|peperoni]] ("carne di pecora con salsa cruda di peperoni"), ovvero un "piatto impossibile". I peperoni furono infatti importati dall'[[America]] oltre un secolo e mezzo dopo l'epoca in cui si ambienta il romanzo. Lo stesso errore si ripropone più avanti quando Adso sogna una sua rielaborazione della [[Coena Cypriani]], nella quale tra le diverse vivande che gli ospiti portano alla tavola compaiono, appunto, anche i peperoni<ref name="errori" />. Un anacronismo simile si ritrova quando nel romanzo viene citata la [[zucca]], che viene confusa con la [[cicerbita]], menzionata in un erbario dell'epoca<ref name="errori" />.
* Durante il settimo giorno-notte, Jorge dice a Guglielmo che [[Francesco d'Assisi]] "imitava con un pezzo di legno i movimenti di chi suona il [[violino]]", strumento che non esisteva prima dell'inizio del [[XVI secolo]]<ref name="errori" />.
* In un punto del romanzo Adso afferma di aver fatto qualcosa in "pochi secondi" quando quella misura temporale non era ancora utilizzata nel medioevo<ref name="errori" />.
 
== Trasposizioni ==
=== Cinema ===
{{vedi anche|Il nome della rosa (film)}}
Dal romanzo di Eco il regista [[Jean-Jacques Annaud]] ha tratto un [[Il nome della rosa (film)|film omonimo]], interpretato da [[Sean Connery]] (Guglielmo da Baskerville), [[F. Murray Abraham]] (Bernardo Gui), [[Christian Slater]] (Adso) e [[Ron Perlman]] (Salvatore).
 
Dal romanzo di Eco i registi [[Francesco Conversano]] e Nene Grignaffini hanno realizzato il documentario ''[[La Rosa dei Nomi]],'' che attraverso le parole di [[Umberto Eco]] racconta il processo della scrittura del libro e con [[Jean-Jacques Annaud]] la trasposizione dal libro al film.<ref>{{Cita web |url=http://web.archive.org/web/20160524113909/http://www.moviemovie.it/rosa.html|titolo=LA ROSA DEI NOMI}}</ref>
 
=== Altre ===
* Nel [[2005]] [[Rai Radio 2]] ha trasmesso un adattamento radiofonico in 35 puntate del romanzo, disponibile in formato [[RealAudio]] sul sito RAI<ref>{{Cita web|url=http://www.radio.rai.it/radio2/sceneggiato/ilnomedellarosa/|titolo=Sceneggiato ''Il nome della Rosa''|editore=[[Rai]]|accesso=25 gennaio 2014}}</ref>.
 
* Nel 2017 una versione teatrale di [[Stefano Massini]], con la regia di Leo Muscato<ref>Renato Palazzi, «[http://www.quotidiano.ilsole24ore.com/vetrina/edicola24web/edicola24web.html?testata=S24&edizione=SOLE&issue=20170611&startpage=1&displaypages=2 Aulentissima Rosa]», Il Sole 24Ore dell'11 giugno 2017</ref>.
 
* Dal romanzo fu tratto, ancora negli [[anni 1980|anni ottanta]], uno dei più famosi videogiochi spagnoli per la [[Standard MSX|piattaforma MSX]], ''[[La abadía del crimen]]''<ref>{{Cita web|url=http://www.abadiadelcrimen.com/paco1989.html|titolo=Intervista a Paco Menéndez|anno=1989|accesso=25 gennaio 2014|lingua=es}}</ref>, presto convertito per altri sistemi operativi come [[Amstrad]] e, negli [[anni 2000|anni duemila]], per [[Personal computer|PC]]/[[Microsoft Windows|Windows]]. Nel videogioco, il nome del personaggio principale è stato cambiato in Guglielmo di Occam.
 
== Edizioni ==
* {{Cita libro|titolo=Il nome della rosa|anno=1980|editore=[[Bompiani]]|edizione=Collana Letteraria|pp=514|isbn=88-452-0705-6}}
* {{Cita libro|titolo=Il nome della rosa|anno=1989|editore=[[Bompiani]]|edizione=Collana I Grandi Tascabili|pp=503|isbn=978-88-452-1066-2}}
* {{Cita libro|altri=prefazione di [[Jurij Michajlovič Lotman]]|titolo=Il nome della rosa|anno=2007|editore=[[UTET]]|edizione=Collezione [[Premio Strega]]|pp=718|isbn=88-02-07492-5}}
* {{Cita libro|altri=prima edizione riveduta e corretta|titolo=Il nome della rosa|anno=2013|editore=[[Bompiani]]|edizione=Collana I Grandi Tascabili|pp=618|isbn=978-88-452-7348-3}}
 
== Note ==
<references/>
 
== Bibliografia ==
* {{Cita libro|autore=Bruno Pischedda|titolo=Come leggere Il nome della rosa di Umberto Eco|editore=[[Ugo Mursia Editore|Mursia]]|anno=1994|isbn=88-425-1274-5}}
* {{Cita libro|autore=AA. VV.|curatore=Renato Giovannoli|titolo=Saggi su Il nome della rosa|editore=[[Bompiani]]|anno=1999|isbn=88-452-4059-2}}
* {{Cita libro|autore=[[Roberto Cotroneo]]|titolo=Umberto Eco, due o tre cose che so di lui|editore=[[Bompiani]]|anno=2001|isbn=88-452-4928-X}}
* Michele Castelnovi, ''La mappa della biblioteca: geografia reale ed immaginaria secondo Umberto Eco'', in ''Miscellanea di Storia delle esplorazioni'' n. LX, Genova, 2015, pp.&nbsp;195–253.
* Giletta Giovanni, "Cento petali e una rosa. Semiosi di un romanzo storico", Benevento, ed. Natan, 2o16, pp.&nbsp;141, isbn 9 788 898 1342 05.
 
== Voci correlate ==
* [[Giallo storico]]
* [[I 100 libri del secolo di le Monde]]
* [[I migliori cento romanzi gialli di tutti i tempi]]
* [[Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus]]
 
== Altri progetti ==
{{Interprogetto|q=Umberto Eco#Il_nome_della_rosa|q_preposizione=da|etichetta=''Il nome della rosa''}}
 
== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|url = http://www.elapsus.it/2014/12/eco-il-nome-della-rosa.html|titolo = ''Audiolettura de'' Il nome della rosa|data = 3 dicembre 2014}}
* [http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/Programmi/Page-9fe19bce-1c27-4b63-b41e-2d7581d21374.html?set=ContentSet-9db95e4d-ff0d-45d5-9784-f40b8fbbab35&type=A, "[[Ad alta voce]]", [[Moni Ovadia]] legge "Il nome della rosa"] (lettura dal 30 gennaio al 10 marzo 2017)
 
{{Umberto Eco}}
{{Controllo di autorità}}
{{Portale|giallo}}
 
[[Categoria:Letteratura postmoderna]]
[[Categoria:Il nome della rosa| ]]