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Fece parte quindi del gruppo di esperti giuliani aggregato alla delegazione italiana nella [[Trattati di Parigi (1947)|conferenza di Parigi]] per le discussioni sul futuro confine italo-jugoslavo. Dopodiché si impegnò nella politica locale triestina come membro del «Partito Socialista della Venezia Giulia». Come molti fu favorevole al ritorno sotto piena sovranità italiana di tutto il mai nato [[Territorio Libero di Trieste]]<ref>Compresa la Zona B, allora sotto occupazione militare jugoslava e quindi - dopo gli accordi del [[Memorandum di Londra|1954]] e del [[Trattato di Osimo|1975]] - annessa alla Jugoslavia.</ref>, un indirizzo che viene ribadito dai socialisti triestini al congresso di Copenaghen del 1951. Malgrado ciò, Schiffrer si segnalò però anche per la netta opposizione verso le influenze nella politica triestina del governo italiano, che a suo dire privilegiava i partiti di centro e di destra a scapito delle sinistre.
Dopo alcuni mesi di insegnamento universitario, e nominato nel frattempo anche "vice-commissario" della
Trascorse gli anni a venire anche scrivendo articoli e tenendo conferenze sulla recente storia di Trieste e della Venezia Giulia, pure presso i circoli dei pochi italiani rimasti nei territori passati alla Jugoslavia dopo l'[[Esodo giuliano dalmata|esodo]].
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