Omicidio di Mary Phagan: differenze tra le versioni
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Il passo successivo, un'audizione davanti alla "Corte Suprema della Georgia", si tenne il 15 dicembre. Oltre a presentare la documentazione scritta esistente, ad ognuna delle due parti vennero concesse due ore per gli interventi orali; oltre ai vecchi argomenti, la difesa si concentrò sulle riserve espresse dal giudice Roan all'udienza di riesame, citando sei casi in cui erano stati concessi nuovi processi dopo che il giudice aveva espresso dubbi sul verdetto della giuria. L'accusa si oppose agli argomenti secondo cui l'inserimento dei dubbi del giudice Roan - nella fattispecie delle eccezioni della difesa - non fosse il mezzo più adeguato per "estendere le opinioni del giudice"<ref>Dinnerstein 1987, pp. 81, 163–165.</ref><ref name="Oney 369-370">Oney pp. 369–370.</ref>.
Il 17 febbraio del 1914, in una relazione di 142 pagine, la corte negò a Frank un nuovo processo con un voto di 4-2. La maggioranza respinse le accuse di pregiudizi da parte dei giurati; stabilì però che l'influenza negativa da parte degli spettatori avrebbe potuto costituire la base di un nuovo processo, sempre se il giudice lo avesse concesso. La testimonianza di Conley sul presunto comportamento sessuale di Frank venne ritenuta ricevibile perché, anche se suggeriva che Frank avesse commesso altri crimini, ciò rendeva le dichiarazioni di Conley maggiormente credibili e contribuirono a spiegare il [[movente (diritto)|movente]]. Sulle riserve dichiarate dal giudice Roan la corte decise che queste non surclassavano la sua decisione di negare una mozione per un nuovo processo<ref name="Oney 369-370"/><ref name="Dinnerstein 81-82">Dinnerstein 1987, pp. 81–82.</ref>.
I giudici dissenzienti limitarono il loro parere alla testimonianza di Conley che, dichiararono, non avrebbe dovuto essere stata permessa: "''è perfettamente chiaro che la prova di precedenti atti di lascivia commessi dall'imputato... non tende a dimostrare una preesistente progettazione, sistema, piano o schema, diretto a un'aggressione della vittima o ad ucciderla per impedirne la scoperata''". Conclusero pertanto che le prove pregiudicarono Frank nei confronti dei giurati negandogli in tal modo un processo equo<ref name="Dinnerstein 81-82"/><ref>Oney p. 370.</ref>.
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