Microscopia crioelettronica: differenze tra le versioni
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[[Richard Henderson]] ha tracciato il cammino verso la cryo-EM nel 1975, quando utilizzò la microscopia elettronica per determinare un modello tridimensionale di [[batteriorodopsina]] sovrapponendo più immagini ottenute con deboli raggi di elettroni. Questo studio mostrò che la microscopia elettronica avrebbe potuto fornire immagini dettagliate quanto quelle della cristallografia a raggi-X, che era la tecnica a massima risoluzione, al tempo. In quel decennio, [[Joachim Frank]], allora al New York State Dept. of Health, sviluppò la tecnologia di image-processing per convertire la convenzionale microscopia elettronica 2D in una tecnica utile ad ottenere strutture 3D. Henderson ha anche contribuito al progresso delle tecniche di image processing. Nei primi anni Ottanta, [[Jacques Dubochet]] concepì delle metodiche per congelare rapidamente dei campioni biomolecolari così da proteggerli dai danni elettronici e comunque lasciarli idratati, anche nel vuoto, mantenendo la loro forma nativa. Dal 1990, la tecnologia migliorò a tal punto che Henderson riuscì ad ottenere la prima struttura cryo-EM ad alta risoluzione. Il suo target, la [[batteriorodopsina]], ha una struttura molto ordinata e questo ha facilitato l’ottenimento di un risultato ad alta risoluzione; sarebbe stato chiaramente più complesso con altre biomolecole.<ref>{{Cita web|url=https://cen.acs.org/articles/95/web/2017/10/Cryo-electron-microscopy-innovators-win-2017-Nobel-Prize-in-Chemistry.html|titolo=Cryo-electron microscopy innovators win 2017 Nobel Prize in Chemistry {{!}} Chemical & Engineering News|autore=Stu Borman|sito=cen.acs.org|accesso=2017-10-04}}</ref>
Jacques Dubochet, Joachim Frank e Richard Henderson
== Note ==
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