Risanamento (azienda): differenze tra le versioni
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|nome = Risanamento
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|nazione = ITA
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|sede = [[Milano]]
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|persone chiave = [[Claudio Calabi]] presidente esecutivo
|industria =Immobiliare
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}}
La '''Risanamento S.p.A.''' è una società immobiliare
==Storia==▼
===Gli inizi===
La storia della Risanamento coincide con quella di due società immobiliari: la ''Bonaparte'' e la ''Risanamento Napoli''. La Bonaparte fu acquisita da Luigi Zunino nel [[1998]]. La Risanamento Napoli nacque dalla fusione per incorporazione della Domus Italica nella Società pel Risanamento di Napoli, quest'ultima nata il 15 dicembre [[1888]] per eseguire importanti opere di risanamento a [[Napoli]] ([[Corso Umberto I|Corso]] e [[Galleria Umberto I]] su tutte) e che dal secondo dopoguerra ha esteso la sua attività immobiliare a tutta Italia. La Domus Italica, partecipata dalla Bonaparte, nel [[1999]] acquistò il 58,59% di azioni della Società pel Risanamento di Napoli dalla [[Banca d'Italia]], allora azionista di maggioranza della società quotata in Borsa. [[2000|L'anno successivo]] ci fu la fusione per incorporazione della Domus Italica e questa cambiò la ragione sociale in Risanamento Napoli.
===La guida Zunino===
È quotata presso la Borsa di Milano; ha partecipazioni di minoranza nella [[Ipi (azienda)|Ipi]], nella [[Impresol]] e nella [[Mariner]] e controlla diverse società in [[Italia]] e in [[Francia]] attive nella gestione di immobili di tipo residenziale, quasi tutte controllate in modo totale. Possiede, in particolare, due grandi aree dismesse alla periferia e nell'hinterland milanese: l'ex Montecity a Milano-Rogoredo (periferia sudest), ribattezzata [[Milano Santa Giulia]], e l'area Falck di [[Sesto San Giovanni]], nell'hinterland nordest, la più grande area dismessa d'Italia. Entrambi i progetti urbanistici, firmati il primo da [[Norman Foster (architetto)|Norman Foster]] e il secondo da [[Renzo Piano]], sono rimasti in gran parte sulla carta per via delle difficoltà finanziarie del gruppo. Zunino ha tentato invano di vendere l'area Falck al fondo Limitless degli Emirati Arabi Uniti, per ridare ossigeno alle casse della società. Fallito quel tentativo, ha dovuto passare la mano e sono entrate in campo le banche creditrici (Intesa SanPaolo, Unicredit, Bpm, Mps, Banco Popolare) che hanno predisposto un piano di salvataggio<ref>{{cita news |autore=Alberto Annicchiarico |url=http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/11/Risanamento_tribunale_Milano-Lamanna-Pellicano-Pedio.shtml?uuid=afe8e6b4-cdf0-11de-b9f0-3e218276b82d&DocRulesView=Libero |titolo=Il tribunale di Milano offre la seconda chance a Risanamento |pubblicazione=[[Il Sole 24 Ore]] |data=10 novembre 2009 |accesso=1º luglio 2011}}</ref> oggetto di un lungo braccio di ferro con la Procura di Milano che chiedeva il fallimento. La Procura di Milano sta conducendo un'inchiesta sulla bonifica condotta nell'area di Milano Santa Giulia, che ha già visto l'arresto dell'imprenditore [[Giuseppe Grossi]], il re delle bonifiche, e di Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare del PdL [[Giancarlo Abelli]].▼
Nel dicembre del [[2000]] la Nuova Immobiliare, società del gruppo Zunino, rilevò il 48% della Risanamento Napoli e [[Luigi Zunino]] ne divenne presidente. Il progetto di fusione tra la Bonaparte e la Risanamento Napoli fu approvato nel [[2002]], dando vita all'attuale società.
Classe 1959, originario di [[Nizza Monferrato]], in provincia di Asti, Zunino avviò, ricoprendo i ruoli di presidente e amministratore delegato, una serie di ambiziosi progetti di sviluppo immobiliare. Grazie ai generosi finanziamenti bancari, comprò palazzi nel centro di Parigi e a Manhattan, investì in aree intorno a Milano (l'ex area Falck a Sesto San Giovanni e l'area Montecity-Rogoredo destinata a Santa Giulia). Già alla fine del [[2007]] l'esposizione finanziaria toccò i 2 miliardi e mezzo di euro.<ref>Gianni Dragoni, Giorgio Meletti, ''La paga dei padroni'', Milano, Chiarelettere, 2008, p. 178-181.</ref> Arrivando ben presto ai 3 miliardi, un livello grosso modo uguale al valore degli immobili. Ad un passo dal dissesto in seguito allo scoppio della bolla immobiliare sostenuta dal credito bancario, Zunino si dimise e nel [[2009]] le banche (la più esposta era con almeno 550 milioni di euro [[Intesa Sanpaolo]] diretta da [[Corrado Passera]])<ref>Gianni Dragoni, ''Capitani coraggiosi'', Milano, Chiarelettere, 2011, p. 86.</ref> vararono un piano di salvataggio convertendo i loro crediti in azioni. La Procura di Milano chiese il fallimento della società ma la richiesta fu poi rigettata dal Tribunale che avallò il piano di salvataggio predisposto dalle banche creditrici.
▲==Storia==
▲La storia della Risanamento coincide con quella di due società immobiliari: la ''Bonaparte'' e la ''Risanamento Napoli''. La Bonaparte fu acquisita da Luigi Zunino nel [[1998]]. La Risanamento Napoli nacque dalla fusione per incorporazione della Domus Italica nella Società pel Risanamento di Napoli, quest'ultima nata il 15 dicembre [[1888]] per eseguire importanti opere di risanamento a [[Napoli]] ([[Corso Umberto I|Corso]] e [[Galleria Umberto I]] su tutte) e che dal secondo dopoguerra ha esteso la sua attività immobiliare a tutta Italia. La Domus Italica, partecipata dalla Bonaparte, nel [[1999]] acquistò il 58,59% di azioni della Società pel Risanamento di Napoli dalla [[Banca d'Italia]], allora azionista di maggioranza della società quotata in Borsa. [[2000|L'anno successivo]] ci fu la fusione per incorporazione della Domus Italica e questa cambiò la ragione sociale in Risanamento Napoli. Nel dicembre dello stesso anno la Nuova Immobiliare, società del gruppo Zunino, acquistò il 48 % della Risanamento Napoli e Luigi Zunino ne divenne presidente. Il progetto di fusione tra la Bonaparte e la Risanamento Napoli fu approvato nel [[2002]], dando vita all'attuale società.
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===In mano alle banche===
Nell'ottobre [[2017]] gli azionisti del gruppo sono:
* Intesa Sanpaolo con il 48,8%
* Unicredit con il 22,2%
* Il 28,7% è in mano al mercato.<ref>''Affari&Finanza'' di ''la Repubblica'', 16 ottobre 2017.</ref>
== Note ==
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== Bibliografia ==
* Gianni Dragoni, Giorgio Meletti, ''La paga dei padroni'', Milano, Chiarelettere, 2008. ISBN 88-6190-057-8
* Gianni Dragoni, ''Capitani coraggiosi'', Milano, Chiarelletere, 2011. ISBN 88-6190-084-4
==Voci correlate==
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