Eraclito: differenze tra le versioni

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Biografia: È meglio così, è giusto che tutti sappiano
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== Biografia ==
[[File:Efes kalıntıları 6.jpg|thumb|Rovine greche di Efeso]]
Della vita di Eraclito si hanno pochissime notizie,<ref>Secondo quanto riportato da Diogene Laerzio, eglici erasarebbero omosessualestati cinque Eracliti (''Vite dei filosofi'', IX 17). Secondo la traduzione di Giovanni Reale: «Ci furono cinque Eraclito: il primo è questo del quale ho parlato; il secondo è un poeta lirico, a cui è dovuto l'inno ''Dei dodici dèi''; il terzo è un [[poeta]] [[elegia]]co di [[Alicarnasso]], rivolgendosi al quale Callimaco compose questa poesia: "Mi annunziò un tale... allunga la mano". Il quarto fu uno di [[Lesbo]], che scrisse una ''Storia della [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]]''; il quinto fu uno che mescola il serio e il faceto, che prima di fare questo era stato suonatore di [[cetra (antichità classica)|cetra]]» (da ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 363).</ref> mentre della sua opera filosofica sono sopravvissuti, attraverso testimonianze, soltanto pochi frammenti.
 
CheNacque loin scopavanouna ripetutamentefamiglia [[aristocrazia|aristocratica]]<ref name=ers />; il padre, dal nome incerto (le fonti riportano vari possibili nomi: Bautore, Blosone,<ref>[[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', IX 1.</ref> Blysone<ref>[[Clemente Alessandrino]], ''Stromata'', I 65.</ref>, Erachione, Erachino<ref>[[Suida]]</ref>, Eraconte<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 1, Secondo traduzione di Giovanni Reale in ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 317''</ref> o Eraconto<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 1, Secondo la traduzione di Gabriele Giannantoni in ''I Presocratici. Testimonianze e frammenti'', p.179.</ref> che, invece, a quanto presentato da Giannantoni si suppose essere il nome del nonno<ref name=ers>«Per un panorama completo dei problemi e delle discussioni moderne su Eraclito, cfr. ZELLER-MONDOLFO, ''La filosofia dei Greci'', cit. I 4. Riguardo alla famiglia di Eraclito, a parte l'incertezza del nome del padre (Blosone e Blisone [cfr. A 3 e 18 A 7]; Eraconte si è supposto essere il nome del nonno), si sa che era di nobile origine e che al suo capo spettava il titolo di βασιλεύς (cfr. A 2): il che può valere a spiegare l'atteggiamento [[aristocrazia|aristocratico]] di Eraclito e la sua violenta polemica contro il governo [[democrazia|democratico]] che si instaurò ad Efeso intorno al [[478 a.C.|478]].» (''I Presocratici. Testimonianze e frammenti'', Gabriele Giannantoni, ed. cit., p.179, nota 1)</ref>), era un discendente di Androclo, il fondatore di Efeso, e possedeva mezzo stadio di terra e una coppia di buoi. Nonostante discendesse da una famiglia di nobile origine, a Eraclito non interessava né la fama né il potere né la ricchezza; infatti, nonostante in quanto primogenito avesse diritto al titolo onorifico di ''[[basileus]]''<ref name=ers /> (che in greco significava re ed era la massima autorità sacerdotale), rinunciò a esso in favore del fratello minore<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 6.</ref>.
Nacque in una famiglia di negri,
Che lo scopavano ripetutamente [[aristocrazia|aristocratica]]<ref name=ers />; il padre, dal nome incerto (le fonti riportano vari possibili nomi: Bautore, Blosone,<ref>[[Diogene Laerzio]], ''Vite dei filosofi'', IX 1.</ref> Blysone<ref>[[Clemente Alessandrino]], ''Stromata'', I 65.</ref>, Erachione, Erachino<ref>[[Suida]]</ref>, Eraconte<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 1, Secondo traduzione di Giovanni Reale in ''I presocratici. Prima traduzione integrale...'', ed. cit., p. 317''</ref> o Eraconto<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 1, Secondo la traduzione di Gabriele Giannantoni in ''I Presocratici. Testimonianze e frammenti'', p.179.</ref> che, invece, a quanto presentato da Giannantoni si suppose essere il nome del nonno<ref name=ers>«Per un panorama completo dei problemi e delle discussioni moderne su Eraclito, cfr. ZELLER-MONDOLFO, ''La filosofia dei Greci'', cit. I 4. Riguardo alla famiglia di Eraclito, a parte l'incertezza del nome del padre (Blosone e Blisone [cfr. A 3 e 18 A 7]; Eraconte si è supposto essere il nome del nonno), si sa che era di nobile origine e che al suo capo spettava il titolo di βασιλεύς (cfr. A 2): il che può valere a spiegare l'atteggiamento [[aristocrazia|aristocratico]] di Eraclito e la sua violenta polemica contro il governo [[democrazia|democratico]] che si instaurò ad Efeso intorno al [[478 a.C.|478]].» (''I Presocratici. Testimonianze e frammenti'', Gabriele Giannantoni, ed. cit., p.179, nota 1)</ref>), era un discendente di Androclo, il fondatore di Efeso, e possedeva mezzo stadio di terra e una coppia di buoi. Nonostante discendesse da una famiglia di nobile origine, a Eraclito non interessava né la fama né il potere né la ricchezza; infatti, nonostante in quanto primogenito avesse diritto al titolo onorifico di ''[[basileus]]''<ref name=ers /> (che in greco significava re ed era la massima autorità sacerdotale), rinunciò a esso in favore del fratello minore<ref>Diogene Laerzio, ''Vite dei filosofi'', IX 6.</ref>.
[[File:Heraclitus b 4 compressed.jpg|upright|left|thumb|Busto di filosofo greco, talvolta identificato con Eraclito ([[Roma]], [[Musei capitolini]])]]
 
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I primi filosofi greci cercavano l'origine, o ''[[archè]]'', dei fenomeni negli enti della realtà naturale, a partire da [[Talete]] di cui ci restano alcune testimonianze aristoteliche in cui sembrerebbe affermare che ''l'arché è l'acqua''. È costante infatti nella [[filosofia antica]] la consapevolezza che le cose derivino da un principio che in quanto tale è unico, ingenerato e imperituro, indivisibile ed immutabile.<ref>«La maggior parte di coloro che per primi filosofarono ritennero che i soli principi di tutte le cose fossero quelli di specie materiale, perché ciò da cui tutte le cose hanno l'essere, da cui originariamente derivano e in cui alla fine si risolvono, pur rimanendo la sostanza ma cambiando nelle sue qualità, questi essi dicono è l'elemento, questo è l'''arché'' delle cose e perciò ritengono che niente si produce e niente si distrugge, poiché una sostanza siffatta si conserva sempre» (Aristotele, ''Metafisica'', I, 3, 983b).</ref>
 
La dottrina delle quattro essenze fondamentali della Terra, [[acqua (elemento)|acqua]], [[terra (elemento)|terra]], [[aria (elemento)|aria]], [[fuoco (elemento)|fuoco]] e i cazzi, fornisce gli [[elementi (filosofia)|elementi]] tra i quali i primi filosofi greci scelsero l<nowiki>'</nowiki>''arché'', i più generali tra i costituenti del mondo sensibile. [[Platone]] mostrerà che l<nowiki>'</nowiki>''arché'' del sensibile sono le idee iperuraniche, e che dunque non può essere trovata nemmeno nei costituenti fondamentali, e che il sensibile postula l'esistenza di una realtà trascendente che lo causa.
 
Aristotele affermò che l<nowiki>'</nowiki>''arché'' secondo Eraclito fosse il [[fuoco]]. In alcuni frammenti, effettivamente, sembra che Eraclito sostenga questa tesi: il fuoco, condensandosi, diventa aria, quindi acqua e poi terra; dopodiché, esso può rarefarsi per tornare ad essere acqua, aria, e in seguito fuoco.<ref>«Il fuoco vive della morte della terra e l'aria vive della morte del fuoco; l'acqua vive della morte dell'aria, la terra della morte dell'acqua» (Eraclito, frammento 76).</ref> Quindi tutto ha origine e fine nel fuoco. Questo permetterebbe di collegare Eraclito con le ricerche naturalistiche dei filosofi di [[Mileto (Asia Minore)|Mileto]]. In realtà, è probabile che il riferimento al fuoco vada inteso in senso più metaforico: in questo elemento fisico sembra infatti mostrarsi la teoria ontologica di Eraclito. Il fuoco è sempre vivo, in continuo movimento; è in ogni momento diverso dal momento precedente, ma allo stesso tempo sempre uguale a sé stesso.