Leonardo Sciascia: differenze tra le versioni

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La polemica sull'antimafia: Il riferimento a Falcone non è contenuto nell'articolo originale del Corriere
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[[File:Paolo Borsellino e Leonardo Sciascia.jpg|thumb|Sciascia e [[Paolo Borsellino]] (25 gennaio 1988)]]
 
Sul [[Corriere della Sera]] il 10 gennaio [[1987]], Sciascia pubblicò l'articolo "''I professionisti dell'antimafia''" (titolo non scelto da lui, che avrebbe voluto ''I rischi dell'antimafia'')<ref>[http://www.accadeinitalia.it/index.php?option=com_content&task=view&id=23&Itemid=2 da www.accadeinitalia.it], Trascrizione dell'articolo ''I professionisti dell'antimafia'', dal ''Corriere della sera'', 10 gennaio 1987</ref>, nel quale stigmatizzava fortemente il comportamento di alcuni magistrati palermitani del [[Pool (magistratura)|pool]] antimafia, definendoli "[[Eroi della sesta giornata|eroi della sesta]]", i quali a suo parere si erano macchiati di carrierismo, usando la battaglia per la rinascita morale della [[Sicilia]] come titolo di merito all'interno del sistema delle promozioni in [[magistratura (diritto)|magistratura]]. In particolare, nel bersaglio dello scrittore finì il giudice [[Paolo Borsellino|Paolo Emanuele Borsellino]] perché vincitore del concorso per l'assegnazione del posto di Procuratore della Repubblica di [[Marsala]], non per ragioni di anzianità di servizio, ma per specifiche e particolarissime competenze professionali nel settore della malavita organizzata, maturate sul campo, che gli venivano riconosciute dal [[Consiglio superiore della magistratura|CSM]] e gli valsero il superamento in graduatoria di altri magistrati (secondo lo scrittore "nulla vale più, in Sicilia, per far carriera nella magistratura, del prender parte a processi di stampo mafioso"); comunque, in seguito, Borsellino e Sciascia si chiarirono, anche se Borsellino non accettò mai quella critica e commentò, dopo la morte di [[Giovanni Falcone]] (tre anni dopo la scomparsa di Sciascia): {{quote|Però quello che ha detto [[Antonino Caponnetto]] è vero, perché oggi che tutti ci rendiamo conto di quale è stata la statura di quest’uomo, ripercorrendo queste vicende della sua vita professionale, ci accorgiamo come in effetti il paese, lo Stato, la magistratura che forse ha più colpe di ogni altro, cominciò proprio a farlo morire il 1° gennaio del 1988, se non forse l’anno prima, in quella data che ha or ora ricordato [[Leoluca Orlando]]: cioè quell'articolo di Leonardo Sciascia sul "Corriere della Sera" che bollava me come un professionista dell'antimafia, l'amico Orlando come professionista della politica, dell'antimafia nella politica.|Borsellino il 25 giugno 1992}} Nell'articoloSuccessivamente Sciascia cercherà di Sciasciaattenuare èla citatosua peròcritica anchecitando Falcone, in toni elogiativi, deprecando la sua mancata promozione: ''«Soprattutto mi inquietava il comportamento del Consiglio Superiore della Magistratura che deroga al principio dell’anzianità per promuovere Paolo Borsellino, ma ristabilisce il vecchio criterio per non promuovere Giovanni Falcone»''.<ref>[http://www.italialibri.net/opere/afuturamemoria.html A futura memoria (se la memoria ha un futuro) (1989)]</ref>
 
Critica è anche la visione generale verso una giustizia di tipo inquisitorio che emerge da ''I professionisti dell'antimafia'', deriva che egli vede come "fanatismo": {{citazione|Il ''[[1984 (romanzo)|1984]]'' di [[George Orwell|Orwell]] può anche, da noi, assumere specie giudiziaria. Ce ne sono i presentimenti, gli avvisi... La democrazia non è impotente a combattere la mafia. Ha anzi tra le mani lo strumento che la tirannia non ha: il diritto, la legge uguale per tutti, la bilancia della giustizia. Se al simbolo della bilancia si sostituisse quello delle manette, come alcuni fanatici dell'antimafia in cuor loro desiderano, saremmo perduti irrimediabilmente. Come nemmeno il fascismo c'è riuscito.}}