Zecca di Lucca: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Bot: sintassi dei link e modifiche minori |
m WPCleaner v1.43 - Disambigua corretti 4 collegamenti - Carlo IV, Regno Italico, Rovescio, Santacroce, rimanenti 2 - Aquila imperiale, Chiesa di Santa Croce |
||
Riga 6:
Fin dall’inizio [[Lucca]] si collocò come la [[Zecca (moneta)|zecca]] più importante del [[Regno Longobardo]] dopo quella di [[Pavia]]. Inizialmente si dedicò alla produzione di [[Tremisse|''Tremissi d’oro'']] anonimi su cui era riportato il nome della città, dal [[749]] batté invece un ''[[tremisse]]'' dedicato ad [[Astolfo (re)|Astolfo]] Re dei [[Longobardi]], seguito poi un ''[[Tremisse]]'' per [[Desiderio (re)|Desiderio]], [[Re d’Italia]] dal [[756]] al [[774]].
Dopo la caduta del dominio longobardo s’instaurò il [[Regno Franco]] di [[Carlo Magno]] durante il quale l’attività della [[Zecca (moneta)|zecca]] continuò inizialmente la produzione dei [[Tremisse|''Tremissi d’oro'']] tipici del [[Regno Longobardo]], restando l’unica [[Zecca (moneta)|zecca]] toscana a battere [[moneta]] dopo l’ascesa al potere [[Carolingi|carolingia]]. Dal [[781]]<ref>{{cita|Cecchinato, Sissia e Vagni, ''I denari “enriciani” di Lucca''|p. 1.}}</ref> decise di applicare anche al [[Regno d'Italia (781-1014)|Regno Italico]] le riforme carolinge imponendo il ritiro dell’oro e la sua sostituzione con monete d’argento.
Essendo situata nei pressi di uno dei principali valichi degli [[Appennini]], [[Lucca]] poteva godere di una posizione strategica, e probabilmente fu anche questo il motivo per cui fu una delle poche officine longobarde che [[Carlo Magno]] decise di lasciare aperte dopo la riforma monetaria.
Riga 13:
Nel [[1342]] la città di [[Pisa]] riuscì a imporre il proprio potere su [[Lucca]] e lasciò le proprie tracce anche a livello monetario: su molte delle monete prodotte dalla [[Zecca (moneta)|zecca]] cittadina comparve l’[[aquila imperiale]], caratteristica del denaro pisano.
Nel [[1369]], per concessione dell’imperatore [[Carlo IV di Lussemburgo|Carlo IV]], [[Lucca]] riacquistò la propria indipendenza. Da questo momento in avanti la [[Zecca (moneta)|zecca]] lucchese coniò [[Grosso (moneta)|Grossi]] e altre monete d’argento riportanti il nome di
Intorno alla seconda metà del [[XV secolo]] viene coniato per la prima volta il [[Ducato (moneta)|''Ducato Largo'']], [[moneta]] che riportava al [[dritto]] il [[Volto Santo di Lucca|Volto Santo]] a mezzo busto e al [[Rovescio (moneta)|rovescio]] [[Martino di Tours|San Martino]] a cavallo nell’atto di porgere il mantello al povero.
Riga 26:
Nel [[1543]], per la prima volta tra le monete lucchesi, fu impressa la data su un ''[[Quattrino]]'' ''di rame''.
Nel [[1564]] fu coniato per la prima volta il ''[[Santacroce (moneta)|Santacroce]]'' ''da 15'', un denaro d’argento più pesante dei precedenti caratterizzato sul [[dritto]] dalla leggenda<ref>{{cita|Mossé Claude (a cura di), ''La Grecia Antica'', edizioni Dedalo, 1992, p.208: ''La serie di parole disposte circolarmente lungo l'orlo del disco della moneta, al dritto o al rovescio.''}}</ref> “SALVATOR MVNDI” e dal [[Volto Santo di Lucca|Volto Santo]], per la prima volta crocefisso e a figura intera, e sul [[Rovescio (moneta)|rovescio]] dalla leggenda “CAROLVS IMPERATOR e LVCA” riportante le lettere disposte a croce.
Nel [[1572]] inizia la battitura dello ''[[Zecchino]]'', nuova [[moneta]] d’oro che, come nel [[Ducato (moneta)|''Ducato Largo'']], riporta al [[dritto]] il [[Volto Santo di Lucca|Volto Santo]] a mezzo busto e sul [[Rovescio (moneta)|rovescio]] [[Martino di Tours|San Martino]] a cavallo che porge il mantello al povero.
Riga 33:
Come le altre zecche d’[[Italia]], anche la [[Zecca (moneta)|Zecca]] di [[Lucca]] nel [[1596]] coniò il ''ducatone da 75 bolognini'', detto anche [[Scudo (moneta)|''scudo'']], una pesante [[moneta]] d’argento di circa 31 grammi. Questa [[moneta]] riporta sul [[dritto]] lo scudo della città di [[Lucca]] con la solita banda che riporta la scritta “LIBERTAS” e sul [[Rovescio (moneta)|rovescio]] nuovamente [[Martino di Tours|San Martino]] a cavallo che porge il proprio mantello al povero.
Nel [[1615]] venne poi ordinata la battitura di una nuova [[moneta]] d’argento il cui valore era un terzo dello [[Scudo (moneta)|''scudo'']], il ''[[Santacroce (moneta)|Santacroce]]'' ''da 25'', il quale riportava sul [[dritto]] lo scudo ovale con l’iscrizione “LIBERTAS” e al [[Rovescio (moneta)|rovescio]] il [[Volto Santo di Lucca|Volto Santo]] a figura intera.
Nel [[1661]] fu coniato il [[Grosso (moneta)|''Grosso'']] ''della ghirlanda'' il quale aveva sul [[dritto]] le lettere “LVCA” disposte a croce intorno a una rosa, il tutto incorniciato da una ghirlanda, e sul [[Rovescio (moneta)|rovescio]] nuovamente il [[Volto Santo di Lucca|Volto Santo]].
Riga 130:
La [[Zecca (moneta)|Zecca]] di [[Lucca]] coniò una serie di monete dedicate agli imperatori [[Enrico II il Santo|Enrico II]], [[Enrico III il Nero|III]], [[Enrico IV di Franconia|IV]] e [[Enrico V di Franconia|V]] note sotto il nome di “enriciani”.
Il grande successo ottenuto dalle monete ottoniane suggerì di continuare con quel tipo anche durante il periodo enriciano, per questo riportano una serie di analogie.
La principale caratteristica dei denari enriciani è infatti quella di aver impresso sul [[dritto]] il [[monogramma]] H, chiara derivazione dei denari ottoniani precedenti i quali riportavano quello a doppia T, e sul [[rovescio (moneta)|rovescio]] le lettere L V C A disposte a croce.
Dal [[1125]] al [[1200]] il denaro enriciano è rimasto pressoché invariato, questo perché in quest’arco temporale si sono susseguiti sovrani che non hanno mai ordinato la coniatura di monete lucchesi a loro nome.
| |||