Massimo Fagioli: differenze tra le versioni

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=== La nascita dell'Analisi Collettiva ===
Nel 1975, l'Istituto di Psichiatria dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"]] gli affida una supervisione a colleghi psichiatri; a tali sedute, però, inizia in breve a partecipare un consistente numero di persone, non necessariamente operanti nel settore psichiatrico, ed in massima parte provenienti dal mondo della sinistra extraparlamentare, da ambienti operai e dalla scena artistica. Dall'originario seminario singolo, così, Fagioli passa a quattro incontri, su altrettanti giorni della settimana; è l'inizio della cosiddetta [[analisi collettiva]].<ref>Left del 18 febbraio 2017.</ref> Unitamente alle critiche radicali che Fagioli muove a [[Sigmund Freud]], tanto in interventi pubblici<ref>si{{Cita vedano ad esempio Martella S, “Freud è servito”, in WWN 12/1986;news|autore=Luca Villoresi L, “Freud? È un imbecille”, in Il Venerdì di Repubblica del 15/4/1992 |url=http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=5248.|titolo=Freud? E' un imbecille|pubblicazione=Venerdì di Repubblica|data=15 marzo 1991}}</ref> quanto, più in dettaglio, nei suoi scritti<ref>principalmente in Fagioli M, "Istinto di morte e conoscenza", L'Asino D'Oro, Roma, 2017.</ref>, l'[[analisi collettiva]] richiama l'attenzione dei giornali.<ref>{{Cita news|autore=Giuliano Zincone|url=http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=234|titolo=A Roma è scoppiato l'Anti-Freud|pubblicazione=Corriere della Sera|data=12 marzo 1978|p=1}}</ref> Essa si caratterizza per un principio di gratuità, nonché di anonimato di quanti vi partecipano; per Fagioli, non conta l'identità sociale del paziente, ma la dinamica umana, e pertanto universale, che nell'ambito del setting analitico di gruppo può manifestarsi. Dopo i primissimi anni, tuttavia, Giancarlo Reda, direttore dell’Istituto di Psichiatria della [[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"|"La Sapienza”]], impone a Fagioli di concludere l'esperienza; nel novembre del 1980, Fagioli lascia in risposta l’Università, e continua l'[[analisi collettiva]] in uno studio privato nel quartiere romano di [[Trastevere]], precisamente in Via di Roma Libera 23.<ref>Fagioli M, "Una vita irrazionale (Lezioni 2006)", Nuove Edizioni Romane, Roma, 2008.</ref> Del 1980 è anche il volume-intervista "Bambino, donna e trasformazione dell'uomo".<ref>Fagioli M, "Bambino, donna e trasformazione dell'uomo", L'Asino D'Oro, Roma, 2013.</ref>
 
=== Il rapporto con il cinema, l'architettura e la scultura ===
Ai primi anni dell'[[analisi collettiva]], risale la collaborazione con il regista italiano [[Marco Bellocchio]]. Fagioli e Bellocchio, in particolare, lavorano insieme ai film ''[[Diavolo in corpo]]'' (1986), ''[[La condanna (film 1991)|La condanna]]'' (1991) e ''[[Il sogno della farfalla (film)|Il sogno della farfalla]]'' (1994). ''Diavolo in corpo'', spregiudicato e fortemente critico nei confronti di certi ambienti della sinistra dell'epoca, suscita scalpore; in particolare, Fagioli viene accusato di aver plagiato il regista.<ref>si veda, ad esempio, Mori A M, "Bellocchio è stato plagiato", in La Repubblica del 31/1/1986 http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1986/01/31/bellocchio-stato-plagiato.html.</ref> Bellocchio, ad ogni modo, rifiuterà sempre le accuse, sostenendo ad esempio: “evidentemente ero tentato da questo azzardo e avrei potuto cavarmela benissimo, ma le mie esigenze più profonde, come le mie pretese più coscienti, mi fecero capire, già in corso d’opera, che non ero in grado di realizzare da solo certe immagini, semplicemente perché non le avevo, non ne avevo l’esperienza, ne avevo alcune, ma me ne mancavano altre e fondamentali, perciò chiesi aiuto a Fagioli, alla sua esperienza e alla sua immaginazione. […] “Diavolo in corpo” si concluse magnificamente, girò il mondo ottenendo dappertutto un grande successo. È un film che ha saputo resistere al tempo e alle calunnie che ci furono solo in Italia”.<ref>Pagani M, “Il cinema come rivolta”, in MicroMega 6/2010.</ref> Anche ''La condanna'' è al centro di aspre polemiche, che arrivano fino alla condanna mediatica di apologia di stupro<ref>si veda, ad esempio, Tarantelli C B, “Ma che fantasia. Così si giustifica lo stupro”, in L’Unità del 12/3/1991 http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=2324.</ref>; in difesa intervengono tanto il regista<ref>si veda, ad esempio, D’Onofrio E, “Assolta “La condanna”. “È un film sulla “seduzione””, in Gazzetta di Firenze del 1/3/1991 http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=2114.</ref> quanto lo stesso Fagioli<ref>Fagioli M, “Ma il potere sull’inconscio non è stupro”, in L’Unità del 14/3/1991 http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=5106.</ref>, mentre il film si aggiudica l’Orso d’Argento al [[Festival internazionale del cinema di Berlino]]. C’è da dire che la partecipazione di Bellocchio all’[[analisi collettiva]] è continuata ben oltre il periodo della triade di film appena menzionati, coincidendo con la realizzazione di molti dei suoi film successivi; in occasione della morte dello psichiatra, il regista piacentino ha inoltre dichiarato "Massimo Fagioli mi ha salvato la vita".<ref>http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/marco-bellocchio-massimo-fagioli-mi-ha-salvato-la-vita/267728/268121.</ref> Il rapporto di Fagioli col cinema, comunque, non si limita alle collaborazioni con [[Marco Bellocchio]]; lo psichiatra firma infatti in prima persona, tra gli altri, [[Il cielo della luna]] (1997 - con musiche dello stesso Fagioli ed [[Enrico Pieranunzi]]<ref>””Il cielo della luna”, il film di uno psichiatra alla scuola di Antonioni”, in Il Giornale del 14/5/1999 http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=3792; http://www.imdb.com/title/tt0204204/?ref_=nm_knf_t3.</ref>), presentato al [[Locarno Festival]]<ref>“Il cielo della luna”, in Catalogo del Festival Internazionale del Cinema di Locarno (agosto 1998) http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/?p=4220.</ref>, ed il docufilm [[La psichiatria esiste?]] (2002), presentato nel 2003 al cinema Farnese di [[Roma]]. In campo artistico, Fagioli si è espresso inoltre anche come scultore - si veda, tra le varie, la “Scultura Blu”, esposta nel 2005 alla Facoltà di Studi Orientali dell'[[Università degli Studi di Roma "La Sapienza"]]<ref>http://video.associazioneamorepsiche.org/2005/11/conferenza-stampa-scultura-blu-universita-la-sapienza-di-roma-22-novembre-2005/.</ref> - e come architetto - Massimo Fagioli e l'architetto Paola Rossi hanno realizzato, con Françoise Bliek, il cosiddetto “Palazzetto Bianco”, sempre a Roma.<ref>https://docs.google.com/viewerng/viewer?url=http://www.associazioneamorepsiche.org/archiviostampa/wp-content/uploads/2013/02/il-palazzetto-bianco.pdf&hl=it, http://www.openhouseroma.org/2017/sito/palazzetto-bianco.html. Altri progetti in ambito architettonico, ispirati da disegni idee di Fagioli, si trovano in AA.VV., “Il coraggio delle immagini. Progetti realizzati da un gruppo di architetti italiani su idee e disegni di Massimo Fagioli 1986 - 1995”, Nuove Edizioni Romane, Roma, 1995.</ref>