Naldo Naldi: differenze tra le versioni
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Naldo Naldi nacque a [[Firenze]], figlio di Jacopo di Giovanni Naldi, e di Fiammetta sua moglie, il 31 agosto 1439.<ref>M. Martelli, nel suo ''Le «Elegie» di Naldo Naldi'' riporta la data di nascita al 1439, mentre W.L. Grant nel suo ''The minor Latin poems of Naldo Naldi'' riporta invece la data del 1436</ref> Terzogenito di quattro fratelli, rimase orfano presto di entrambi i genitori e venne allevato grazie alle cure della fedele nutrice Sandra.
Ebbe modo di studiare e ricevere un'importante formazione umanistica, soprattutto sul versante della lingua latina, grazie alla guida di insegnanti del calibro di [[Rinuccini|Alamanno Rinuccini]] che sul versante politico fu uno dei più fervidi sostenitori della repubblica fiorentina a scapito della criptosignoria medicea. Al [[1451]] risalgono i suoi primi componimenti poetici a tema amoroso e quindi l'inizio della composizione dell’''Elegiae'' (completate in maniera definitiva solo nel 1474). A vent'anni, trovandosi in ristrettezze economiche, continuò a dedicarsi alla poesia componendo delle ecloghe di stampo virgiliano di cui dieci le dedicò alla figura di [[Lorenzo il Magnifico]] con cui dal [[1463]] era entrato in rapporti di collaborazione. Nel [[1465]] ebbe dei contatti con Niccolò Michelozzi e nel [[1469]] tornò a celebrare i Medici con una poesia d'encomio per la giostra vinta da Lorenzo a Firenze. Col Magnifico il Naldi ebbe un rapporto quasi quotidiano e particolarmente attento ai particolari, motivo per cui ne divenne quasi un biografo in tempo reale al punto da essere ricordato dallo stesso [[Angelo Poliziano]], pure vicinissimo ai Medici, nel suo epigramma ''Dume celebrat Medicen Naldus, dum laudat amicam'' del [[1474]]. Alla corte dei Medici incontrò [[Marsilio Ficino]] (come egli stesso riporta nelle sue ''Epistulae'' e nella sua ''Theologia Platonica'') di cui divenne grande amico al punto che fu proprio il Naldi a comporre l'epigramma ''Cum deus etheris nunc mittere vellet ab oris'' per il frontespizio delle opere di [[Platone]] tradotte da Ficino nella prima edizione edita a Venezia. Tra le altre personalità che conobbe legandosi ai medici e per le quali collaborò vi furono [[Giovanni Nesi]], [[Alessandro Braccesi (umanista)|Alessandro Braccesi]], [[Braccio Martelli]], [[Ugolino Verino]], [[Bartolomeo Scala]], [[Andrea Dazzi]], Mabilio da Novate, Marullo Tracaniota e Bartolomeo Fonzio.
Nel [[1474]] Naldi compone anche la ''Volaterrais'', un poema in quattro libri sulla conquista di [[Volterra]] nel [[1472]] ad opera di [[Federico da Montefeltro]], all'epoca capitano militare per i fiorentini, al quale fece pervenire anche una copia dell'opera con una lettera accompagnatoria.
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Nel [[1475]] tornò ad occuparsi dei Medici per celebrare la vittoria di [[Giuliano de' Medici]] nella Giostra di Piazza Santa Croce a Firenze (cantata anche dal [[Poliziano]] nelle sue ''Stanze'') col componimento ''De ludicro hastatorum equitum certamine''.
Purtroppo nemmeno il Magnifico riuscì a garantire al Naldi un impiego stabile alla propria corte ed è probabilmente dopo questa data che il poeta si trasferì in Francia, il 1 agosto [[1476]] lo ritroviamo a [[Forlì]] alla corte di [[Pino III Ordelaffi]] dove pure sperava di ottenere degli incarichi, ma il fallimento anche di questo progetto lo fece tornare a Firenze dal [[1477]] dove, grazie ad una lettera del Magnifico, ottenne l'incarico di esattore delle tasse a [[Forlì|Figline]], comunque poco remunerativo, al punto che già dall'anno successivo è lo stesso Naldi a scrivere nuovamente al Magnifico perché abbia la compiacenza di concedergli l'incarico di custode della rocca di [[Corzerana]], proposta che però non andò in porto.
Nel [[1478]] partì dunque alla volta di Venezia dove aveva inoltrato diverse richieste a molte famiglie patrizie nella speranza di ottenere un incarico come tutore privato e venne pure ricevuto da [[Luigi Zeno]], [[Francesco Tron]], [[Pietro Priuli]], [[Domenico Zorzi]] ed {{Chiarire|[[Ermolao Barbaro]]}}, ma senza successo. Nel [[1480]] fece ritorno a [[Firenze]] dove nel [[1483]] ottenne una cattedra come insegnante pubblico in città per le materie di grammatica e retorica, venendo nominato dall'anno successivo all'incarico di professore di poetica ed oratoria. Con questa sua posizione (che ricoprì per quasi un decennio), trascrisse e corresse alcuni codici destinati alla biblioteca del re [[Mattia Corvino]] d'Ungheria, il cui bibliotecario Taddeo Ugoleto era suo amico. Su pressione di quest'ultimo, tra il [[1488]] ed il [[1490]] diede alle stampe l’''Epistola de laudibus Auustae Bibliothecae atque libri quattuor versibus scripti'' dedicata proprio a celebrare la biblioteca del re ungherese, ispirandosi al ''De politia litteraria'' di [[Angelo Camillo Decembrio]].<ref>AA.VV. ''Nel segno del corvo. Libri e miniature della biblioteca di Mattia Corvino re d’Ungheria (1443-1490)'', Modena 2002, pp. 299-301</ref>
Nel [[1489]] si trasferì nuovamente a [[Venezia]] ove rimase sino al [[1497]] quando fece nuovamente ritorno a [[Firenze]], forse nella speranza di ottenere definitivamente una cattedra allo [[Studio Fiorentino]]. L'ultima sua composizione risale al [[1513]] e si trattò di una celebrazione in versi dell'elezione di Giovanni de' Medici al soglio pontificio col nome di [[Leone X]]. Morì probabilmente in quell'anno nella capitale toscana.
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