Divisione italiana partigiana "Garibaldi" (Montenegro): differenze tra le versioni

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I primi giorni furono caratterizzati da una grande incertezza, che andò via via aumentando per un seguito di direttive non solo scarse, ma di difficile interpretazione e in buona parte contraddittorie fra loro. Viceversa i Comandanti tedeschi, che avevano previsto l'eventualità, cercarono subito di attuare il piano predisposto, adattandolo alle situazioni contingenti strategiche e tattiche che si andavano via via sviluppando. Esistevano inoltre due movimenti politico-militari jugoslavi, i [[cetnici]] di [[Draža Mihailović]] e l'[[Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo]] di [[Josep Tito|Tito]], che, irriducibilmente antagonisti fra loro, ambivano entrambi ad impossessarsi delle armi e delle vettovaglie italiane.<ref>{{cita web|https://toscano27.wordpress.com/la-divisione-garibaldi-jugoslavia-1943-1945/|La Divisione Garibaldi - Jugoslavia 1943–1945|26 dicembre 2017}}</ref>
 
I tedeschi furono rapidi nella loro azione, usando oltre che fermezza e determinazione, tantissima ferocia, come nel caso del [[massacro di Trilj]] in cui vennero fucilati 50 ufficiali della [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]] che si erano rifiutati di combattere con loro. Oltre 200 ufficiali, staccati dai loro soldati che nel frattempo vennero inviati ai lavori forzati nei campi di prigionia in Polonia ed in altre regioni dell'[[Europa orientale]], vennero sottoposti ad un sommario interrogatorio con l'alternativa dell'adesione o della deportazione. Tra loro 143 dissero subito NO, e lasciati per alcuni giorni senza cibo affinche si decidessero ribadirono il rifiuto. Tra essi i tedeschi scelsero 50 ufficiali, li trasportarono a [[Treglia|Trilj]], una collina a 12 chilometri da [[Spalato]], e lì, dopo averli legati a gruppi di cinque, li fucilarono. Il massacro avviene il 2 Ottobre.<ref>{{cita libro | nome= Giacomo| cognome= Scotti| titolo= Ventimila caduti - Gli italiani in Jugoslavia dal 1943 al 1945| anno=1970 | editore= [[Mursia]]| città= [[Milano]]|p =78}}</ref> Tra le vittime italiane dei tedeschi il [[generale]] [[Alfonso Cigala Fulgosi]], comandante della piazza di Spalato, che siavendo rifiutòrifiutato di seguire il generale Emilio Becuzzi che stavaaveva abbandonando la propria divisione a Spalato, la [[15ª Divisione fanteria "Bergamo"]], dopo aver ordinato la cessione delle armi ai partigiani slavi, venne catturato dai tedeschi e fucilato il 1° ottobre [[1943]] presso [[Signo]] dalla [[7. SS-Freiwilligen-Gebirgs-Division "Prinz Eugen"|Divisione delle SS Prinz Eugen]] con l'accusa di aver fatto consegnare le armi del proprio reparto ai partigiani,<ref>{{Cita libro|autore=Elena Aga-Rossi & Maria Teresa Giusti|titolo=Una guerra a parte|città=Bologna|editore=Il Mulino|anno=2011|p =155-156|isbn=978-88-15-15070-7|cid=Aga-Rossi}}</ref> insieme al Generale [[Salvatore Pelligra]], comandante dell'artiglieria del [[XVIII Corpo d'armata (Regio Esercito)|XVIII Corpo d'armata]], e al generale Raffaele Policardi, comandante del [[Genio militare|Genio]] del XVIII Corpo d'armata.
 
Nel generale marasma dei giorni seguenti l'armistizio, singoli soldati o piccoli gruppi preferirono darsi alla montagna ed aggregarsi ai partigiani locali in [[Grecia]], in [[Albania]] e nella stessa Jugoslavia. LA Divisione "Garibaldi" fu l'unica grande unità ad operare come formazione organizzata a fianco dell'[[Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo]].