Benito Mussolini: differenze tra le versioni
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A partire dalla marcia su Roma il governo italiano stabilì rapporti diplomatici con l'[[Unione Sovietica]], che vennero migliorati nel corso del febbraio 1923, giungendo al riconoscimento dell'URSS e alla stipulazione di un trattato di commercio e navigazione il 7 febbraio 1924.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 564, n. 3. Cfr. anche ''Prassi italiana di diritto internazionale'' - [http://www.prassi.cnr.it/prassi/content.html?id=1291 I casi della prassi - Parte V - Cap. I - C. - a - 411/3].</ref> Un accordo con il [[Regno Unito]] permise all'Italia di acquisire l'[[Oltregiuba]], regione keniota che venne annessa alla [[Somalia]] italiana. Il 24 marzo si ebbe il primo tentativo di radiotrasmissione di un discorso politico.
=== Le elezioni politiche del 1924 ===
Alle [[Elezioni politiche italiane del 1924|elezioni del 6 aprile 1924]], la "[[Lista Nazionale]]" (nota con il nome di "Listone") ottenne il 60,1% dei voti e 356 deputati (poi ridotti a 355 per la morte di [[Giuseppe De Nava]], non sostituito); ad essi si aggiunsero il 4,8% di voti e i 19 seggi conseguiti dalla "lista bis". Nel complesso le due liste governative raccolsero il 64,9% dei voti validi, eleggendo 375 parlamentari, di cui 275 iscritti al [[Partito Nazionale Fascista]]. Oltre al PNF erano entrati nel "Listone" la maggioranza degli esponenti liberali e democratici (tra cui [[Vittorio Emanuele Orlando]], [[Antonio Salandra]], ed [[Enrico De Nicola]], che però ritirò la sua candidatura prima delle elezioni), ex popolari espulsi dal [[partito Popolare Italiano (1919)|partito]], demosociali e [[Partito Sardo d'Azione|sardisti]] filofascisti, e numerose personalità della destra italiana.▼
{{vedi anche|Elezioni politiche italiane del 1924}}
▲Alle
Le consultazioni si svolsero in un clima generale di violenza e intimidazioni,<ref>Alessandro Visani, ''La conquista della maggioranza, Mussolini, il PNF e le elezioni del 1924'', Fratelli Frilli Editori, 2004, in particolare nel cap. 4 l'elenco dei fatti di cronaca riguardanti risse, aggressioni, provocazioni raccolte dall'A. nelle carte dell'ACS provenienti da prefetture, questure, stazioni di RRCC e dalla stampa coeva, da p. 134 a p. 143.</ref><ref>Nella fattispecie i fascisti uccisi durante la campagna elettorale furono 18 e i feriti 147: cfr. Fabio Andriola, ''Mussolini prassi politica e rivoluzione sociale'', e.f.c. Le vittime della violenza fascista, invece, secondo Renzo De Felice, furono "centinaia di feriti e non pochi morti" (fra questi anche il deputato Antonio Piccinini), quasi tutti appartenenti a partiti d'opposizione, ma anche alle frange dissidenti del fascismo (come nel caso di Cesare Forni e Raimondo Sala) cfr. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 583.</ref> nonostante Mussolini avesse inviato reiterati appelli all'ordine ai fascisti e telegrammi ai prefetti affinché impedissero a chiunque intimidazioni, provocazioni e aggressioni,<ref>Fin dalla presa del potere nell'ottobre 1922 Mussolini e il Governo tentarono di arginare la violenza squadristica non più necessaria, vd. Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 406-07, 440-44, 481, 584.</ref> che avrebbero potuto portare le forze di minoranza a chiedere l'annullamento delle elezioni (che vedevano comunque favorito il "Listone").<ref>Cfr. soprattutto Alessandro Visani, ''La conquista della maggioranza, Mussolini, il PNF e le elezioni del 1924'', Fratelli Frilli Editori, 2004, in particolare il capitolo 4 e 5 e la prefazione di Giovanni Sabatucci.</ref> Allo stesso tempo, Mussolini aveva impegnato telegraficamente i prefetti<ref>{{chiarire|Renzo De Felice, op. cit. nonché Alessandro Visani, op. cit.|Manca numero di pagina}}.</ref> affinché ogni sforzo fosse effettuato per assicurare la vittoria alla Lista Nazionale, attraverso l'opera di convincimento degli incerti e la lotta all'astensionismo, l'opera di propaganda sulla corretta compilazione della scheda elettorale,<ref>Riferisce infatti A. Visani (''op. cit.''), p. 146, come particolare cura dovesse essere tenuta nell'esporre bene che sulla scheda elettorale non andasse apposto altro segno che la croce sul partito scelto, e soprattutto si dovessero evitare slogan e frasi d'ogni genere. Ci si riferiva infatti alla possibilità riferita dalle prefetture che agenti in incognito dei partiti di minoranza avessero volontariamente spinto i più ingenui elettori del blocco nazionale a scrivere sulle schede "Viva Mussolini!", una pratica che avrebbe portato all'annullamento della scheda stessa.</ref> e soprattutto attraverso manifestazioni e celebrazioni pubbliche patriottiche e religiose, nelle quali i Fasci locali avrebbero potuto presentarsi come gli unici detentori della legittimità a rappresentare la nazione.
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Le elezioni si conclusero con una schiacciante vittoria della Lista Nazionale, tale da superare le aspettative dello stesso Mussolini, che sulla base delle informative ricevute dai prefetti si aspettava una percentuale di consensi di poco superiore al 50%.<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pag. 563 n. 2.</ref> Il "Listone" ottenne invece il 64,9% su base nazionale, tale da raggiungere da solo il premio di maggioranza del 65% previsto dalla Legge Acerbo per il partito di maggioranza relativa.
La sconfitta delle opposizioni portò la stampa antifascista e anche quella afascista ad un serrato attacco contro le violenze e le illegalità commesse dai fascisti e dagli organi dello Stato allineati al fascismo.<ref>ibidem.</ref> Solo pochi giornali riconobbero la vittoria elettorale del blocco nazionale.
{{vedi Il 30 maggio gli abusi, le violenze === Il delitto Matteotti e le sue ripercussioni sul governo ===
[[File:Gabriele Galantara, Mussolini sulla bara di Matteotti, Becco Giallo, 1925.jpg|thumb|[[Gabriele Galantara]], Mussolini sulla bara di [[Giacomo Matteotti]], ''[[Becco Giallo]]'', [[1925]].]]
Il 10 giugno [[1924]] Matteotti venne sequestrato per mano di squadristi fascisti e di lui, per settimane, non ci fu più traccia. L'evento provocò grande turbamento in tutta la nazione e numerosi furono gli iscritti del partito nazionale fascista che stracciarono la tessera; la reazione più clamorosa fu tuttavia quella passata alla storia come «[[secessione dell'Aventino]]»,<ref>Così chiamata in richiamo alla secessione della [[plebei|plebe]] ai tempi della ''res publica'' romana i quali si riunirono sull'[[Aventino]].</ref> ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione per protesta nei confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati come mandante,<ref>Renzo De Felice, ''Mussolini il fascista - La conquista del potere'' cit., pagg. 620 sgg.</ref> Mussolini non venne però imputato nel processo, che portò alla condanna a sei anni per [[Omicidio preterintenzionale (ordinamento penale italiano)|omicidio preterintenzionale]]<ref>La morte di Matteotti infatti sarebbe stata causata accidentalmente, durante la colluttazione seguita al prelevamento da parte degli squadristi.</ref> di tre militanti fascisti ([[Amerigo Dumini]], Albino Volpi e Amleto Poveromo) che secondo la sentenza avrebbero agito di propria iniziativa nell'assassinare Matteotti (il quale risulterà essere stato accoltellato a morte pochi istanti dopo essere stato rapito).
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