Assisi: differenze tra le versioni
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Nel [[1860]], con plebiscito unanime, aderì al nascente [[Italia|Stato italiano]]. L'unificazione permetterà alla città di aprirsi progressivamente all'esterno, grazie anche alla costruzione dello scalo ferroviario. Con il ritrovamento dei corpi di San Francesco ([[1818]]) e Santa Chiara ([[1850]]), Assisi diventa meta privilegiata di pellegrinaggi; il turismo religioso dette un forte incremento alla rinascita dell'economia locale.
Durante la [[seconda guerra mondiale]], nel periodo seguente all'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre 1943]] e all'occupazione tedesca, Assisi è letteralmente invasa dai profughi, tra i quali oltre 300 ebrei. Il vescovo mons. [[Giuseppe Placido Nicolini]] – coadiuvato dal segretario, don [[Aldo Brunacci]], e dal guardiano del Convento di San Damiano, padre [[Rufino Niccacci]] – trasforma Assisi in uno dei centri principali della resistenza civile italiana all'[[Olocausto]]. Travestiti da frati e suore, nascosti nei sotterranei e nelle cantine, mimetizzati tra gli sfollati, provvisti di documenti falsi, gli ebrei rifugiatisi ad Assisi sono protetti da una vasta rete di solidarietà che si estende anche ad altre zone dell'Umbria ed ha contatti, anche attraverso il ciclista [[Gino Bartali]], con le centrali di resistenza e finanziamento della [[DELASEM]] in Liguria e Toscana. Il compito è arduo.
Tra i rifugiati ci sono donne, bambini, vecchi, ammalati, che necessitano di cure ed assistenza per le necessità quotidiane. Si organizza persino una scuola dove i bambini ebrei possano ricevere istruzione religiosa ebraica. Grazie anche alla complicità del colonnello tedesco [[Valentin Müller]], che dichiarerà Assisi una zona franca ospedaliera, nessun ebreo sarà deportato da Assisi.<ref>Joseph Raischl and André Cirino, ''Three Heroes of Assisi in World War II: Bishop Giuseppe Nicolini, Colonel Valentin Müller, Don Aldo Brunacci'' (Minerva, Assisi).</ref>
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