Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena: differenze tra le versioni

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La frivolezza del suo carattere, i favoritismi e le ingerenze negli intrighi di corte le inimicarono molte delle grandi famiglie dell'antica nobiltà, che contribuirono a diffondere maldicenze e dicerie contro di lei, soprannominata con sprezzo l'Austriaca.<ref name="Fraser 58">In francese Austriaca, cioè ''Autrichienne'', venne facilmente diviso, durante gli anni della rivoluzione, in ''autruche'' (struzzo) e ''chienne'' (cagna), dando molte opportunità ai caricaturisti ({{Cita|Fraser 2003|p. 58}}).</ref> Anche negli anni della maturità, nei quali avrebbe mostrato più senso di responsabilità e di riflessione, non sarebbe riuscita a cancellare, di fronte all'opinione pubblica, l'immagine di «donna frivola, irresponsabile, assetata di lusso e dissipatrice».<ref name="Craveri 24"/>
 
Ma non tutte le corone d'Europa e non tutti i discendenti di Maria Teresa, l'imperatrice dei Lumi, seguirono questa strada. In particolare non la seguì Parigi, che restò un'ostinata roccaforte dell'''[[ancien Régime|ancien régime]]''. Maria Antonietta fu il simbolo del dispotismo in Francia fino alla morte.<ref>Focus Storia, Collection, "Dai Romani al Regno Unito, l'evoluzione della forma di governo più antica", ''Monarchie - I sovrani che hanno governato il mondo'', Paragrafo "SOVRANI ILLUMINATI - L'imperatrice dei LUMI", Primavera 2016, p. 134-139.</ref>
 
Durante la [[rivoluzione francese]], ostile a ogni compromesso con le idee liberali e accesa sostenitrice del [[diritto divino dei re]], cercò di salvare la [[Assolutismo monarchico|monarchia assoluta]], anche attraverso i continui contatti con gli aristocratici emigrati, e sfruttando alcuni moderati come [[Honoré Gabriel Riqueti de Mirabeau|Mirabeau]] e [[Antoine Barnave|Barnave]]. In seguito alla crescente ostilità popolare, dovuta anche al fallito tentativo di fuga, fu messa in stato di arresto insieme alla famiglia reale. Durante il periodo di prigionia, dopo la caduta della monarchia, dimostrò di essere una madre e una moglie esemplare.<ref>{{Cita|Craveri 2008||pp. 372-373}}.</ref> Processata sommariamente e giudicata colpevole di [[alto tradimento]] dal [[tribunale rivoluzionario]], seppur senza prove tangibili, morì con dignità sulla [[ghigliottina]]. La sua morte segnò la reale fine dell'''[[ancien Régime|ancien régime]]''.<ref>Lo storico [[Adriano Prosperi]], parlando del famoso schizzo ''Maria Antonietta condotta al patibolo'' di [[Jacques-Louis David]], dice: «La regina Maria Antonietta, ritratta da David mentre, con le mani legate ma col busto orgogliosamente eretto, si avviava al patibolo, fu l'immagine reale della fine dell'Antico regime e l'antesignana delle figure simboliche che incarnarono la nuova idea di giustizia posta sotto il segno della Nazione e amministrata in nome della [[Prima Repubblica francese|Repubblica]]». (Prosperi, ''Giustizia bendata - Percorsi storici di un'immagine'', p. 221)</ref>
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Arrivata in [[Place de la Concorde|Place de la Révolution]], salì rapidamente i gradini del patibolo.<ref>{{Cita|Fraser 2003|p. 481}}.</ref> Si racconta che involontariamente pestò un piede del boia, al quale disse: «Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta.» e il boia la perdonò.<ref>Erickson, p. 442.</ref><ref>Stefan Zweig ha trascurato questo particolare nella sua biografia, ritenendolo una fonte non attendibile con il carattere di Maria Antonietta.</ref> Alle 12.15 la lama cadeva sul suo collo.<ref>{{Cita|Castelot 2000|p. 431}}.</ref> Il boia prese la testa sanguinante e la mostrò al popolo parigino, che gridò «Viva la Repubblica!».<ref>{{Cita|Lever 2007|p. 405}}.</ref>
 
Quel giorno sulla ghigliottina moriva anche l'idea che si potesse davvero fare "''tutto per il popolo ma nulla con il popolo''", poiché Maria Antonietta aveva "tradito" le idee riformiste della madre e dei fratelli diventando un simbolo del dispotismo.<ref>Focus Storia, Collection, "Dai Romani al Regno Unito, l'evoluzione della forma di governo più antica", ''Monarchie - I sovrani che hanno governato il mondo'', Paragrafo "SOVRANI ILLUMINATI - L'imperatrice dei LUMI", Primavera 2016, p. 139.</ref>
 
== La “regina martire” ==