Forma (filosofia): differenze tra le versioni
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Atto puro è l'atto completamente realizzato, senza più potenza (nel senso che non ha bisogno di realizzarsi ulteriormente) né materia. In Aristotele esso è Dio, il [[motore immobile]]. Tuttavia, secondo la recente traduzione della ''Metafisica'' di [[Enrico Berti]]<ref>{{Cita libro|autore=Aristotele|titolo=Metafisica|altri=traduzione, introduzione e note di E. Berti|edizione=Collana Biblioteca Filosofica|editore=Laterza|città=Roma-Bari|anno=2017}}</ref>, Aristotele non avrebbe mai affermato essere il motore immobile atto puro ma "in atto" secondo la traduzione del termine, fondata sui manoscritti del ceppo alfa della ''Metafisica'', poiché non si tratterebbe di un nominativo ma di un dativo: in atto. Il motore immobile è dunque in atto poiché è sostanza, ed atto è la condizione che inerisce la sostanza. L'errata traduzione è dovuta ad una manipolazione della versione originale, attuata da [[Alessandro di Afrodisia]].
Il concetto è stato ripreso dall'[[idealismo]], in cui l'atto puro è l'Assoluto. Anche qui tuttavia si è assistito ad un mutamento di significato ad opera del [[neoplatonismo]], per il quale l'atto non è più qualcosa di statico ma di dinamico, in quanto dotato di infinita potenza: esso diventa [[Azione (filosofia)|azione]].<ref>AA.VV., ''Sophia: rivista internazionale di fonti e studi di storia della filosofia'', volume 5, pag. 148, J. Benjamin, 1937.</ref>
{{vedi anche|Azione (filosofia)|Attualismo (filosofia)|Attualismo}}
Nel [[neoidealismo]] passa a permeare il pensiero: per [[Giovanni Gentile]] atto puro è il "pensiero nel momento stesso che pensa" ([[attualismo (filosofia)|attualismo]]).
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