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Per eliminare dai segnali ricevuti dal radar il [[rumore (elettronica)|rumore]] indesiderato ad esso sovrapposto, ed individuare la posizione futura del bersaglio mobile, sulla base delle informazioni deducibili dalla sua storia passata, Wiener sviluppò una [[filtro di Wiener|teoria unificata]] di [[filtro (elettronica)|filtraggio]] e di [[predizione]]<ref>D. A. Mindell, già citato, cap. 11</ref>, poi pubblicata nel [[1949]]<ref>N. Wiener, ''The Extrapolation, Interpolation, and Smoothing of Stationary Time Series'', Report of the Services 19, Research Project DIC-6037 MIT, February 1942; poi New York: Wiley, 1949. ISBN 0-262-73005-7. Risultati analoghi erano stati raggiunti indipendentemente, negli stessi anni, da [[Kolmogorov]]; v. {{cita|Wiener 1948/1961}}, Introduzione</ref>.
Questi risultati di Wiener
La nascita delle '''[[storia del computer|macchine calcolatrici]]''' è un processo che ha avuto le sue radici concettuali nei secoli precedenti al [[novecento]], ma che di fatto ha iniziato a produrre risultati significativi con la disponibilità dei primi dispositivi [[relais|elettromeccanici]] e, soprattutto, [[Valvola termoionica|elettronici a vuoto]]. Nei decenni tra le due guerre assistiamo ad uno sviluppo tecnologico impetuoso che portò alla costruzione, durante la II guerra mondiale, di macchine calcolatrici pienamente funzionanti, fondamentali per la soluzione di importanti problemi militari. Tuttavia, in questo processo un ruolo fondamentale fu svolto da una intuizione che proveniva da un ambito apparentemente lontano, quello delle ricerche sulla [[logica]] ed i [[fondamenti della matematica]]. Nel [[1936]], infatti, [[Alan Turing]] pubblicò il suo lavoro ''On Computable Numbers, with an Application to the Entscheidungsproblem'',<ref>{{Cita news|cognome= Turing |nome= A. M. |anno= 1937 |titolo= On Computable Numbers, with an Application to the Entscheidungsproblem |annooriginale= Delivered to the Society November 1936 |periodico= Proceedings of the London Mathematical Society |serie= 2 |volume= 42 |pp= 230–65 | doi= 10.1112/plms/s2-42.1.230 |url= http://www.comlab.ox.ac.uk/activities/ieg/e-library/sources/tp2-ie.pdf |cid= harv }} e {{Cita news|cognome= Turing |nome= A.M. |datapubblicazione= 1937 |titolo= On Computable Numbers, with an Application to the Entscheidungsproblem: A correction |periodico= Proceedings of the London Mathematical Society |serie= 2 |volume= 43 |pp= 544–6 | doi = 10.1112/plms/s2-43.6.544 |anno= 1938 }}</ref> nel quale definiva un modello di macchina calcolatrice, oggi nota come [[macchina di Turing]], per analizzare il concetto logico-matematico di “[[Teoria della calcolabilità|computabilità]]”. Questa macchina, anche se di livello astratto, e pensata per scopi esclusivamente teorici, rappresenta tuttavia il modello del moderno calcolatore elettronico digitale. Questo può essere considerato definitivamente nato negli USA con le macchine [[ENIAC]] ed [[EDVAC]]; un report del [[1945]], redatto da [[John von Neumann]]<ref>{{Cita pubblicazione|cognome= von Neumann |nome= John |wkautore= John von Neumann |titolo= ''First Draft of a Report on the EDVAC'' |anno= 1945 |url= https://sites.google.com/site/michaeldgodfrey/vonneumann/vnedvac.pdf?attredirects=0&d=1 |accesso= 24 agosto 2016}} </ref>, che descrive il funzionamento del secondo, definisce un [[architettura di von Neumann|modello di architettura]], detto appunto di von Neumann<ref>la paternità dell'architettura delle macchine citate va tuttavia attribuita all'intero gruppo di progetto, guidato da [[John Mauchly]] e [[J. Presper Eckert]].</ref>, seguito da praticamente tutti gli elaboratori prodotti da allora<ref>la principale alternativa è rappresentata dalla cosiddetta [[architettura Harvard]], la cui paternità è riconducibile ad [[Howard Aiken]], anch'egli interessato ai primi sviluppi della cibernetica</ref>. È interessante notare come von Neumann fosse ben conscio dell'influenza del lavoro di Turing sullo sviluppo successivo delle macchine calcolatrici automatiche<ref>B. Randell, ‘''On Alan Turing and the Origins of Digital Computers''', in Meltzer, B., Michie, D. (a cura di), Machine Intelligence 7, Edinburgh, Edinburgh University Press, 1972, pag. 10</ref>.
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