Fritigerno: differenze tra le versioni
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Gli [[Unni]], giunti nel frattempo in Europa, avevano sconfitto gli Alani e sottomesso i Goti dell'est o [[Ostrogoti]], cominciarono a esercitare pressione sui confini delle terre abitate dai Visigoti; a questo punto il gruppo di Visigoti guidato da Atanarico, incalzato dagli Unni, si ritirò in [[Transilvania]], dopo aver perso gran parte delle sue ricchezze; questo fatto causò il passaggio di molti Visigoti dal gruppo di Atanarico a quello di Fritigerno, che implorò l'ammissione in territorio romano e riuscì a persuadere Valente a consentire a lui e alle sue genti di attraversare il [[Danubio]] e trovare salvezza nella provincia romana della [[Mesia]]. Secondo gli accordi, i goti sarebbero stati coscritti nell'esercito romano e a loro sarebbe stata concessa piena cittadinanza, ma in realtà non accadde niente di tutto questo.
Durante l'autunno del [[376]], mentre i romani controllavano le genti di Fritigerno e [[Alavivo]] a stabilirsi nella [[Mesia]], gli Ostrogoti, guidati da [[Alateo]] e [[Safrax]], entrarono nelle terre dell'impero dai valichi non presidiati dalle guarnigioni impegnate coi Visigoti; la presenza di troppe persone in un'area ristretta, come la provincia della [[Mesia]], che era stata loro assegnata portò ad una penuria di cibo, che, nel [[377]], causò una carestia, e dette inizio delle ostilità tra Romani e Goti. Fritigerno chiese aiuto ai governanti della provincia, [[Lupicino|Flavio Lupicino]] e Massimo, i quali, anziché rispondere all'appello, decisero di approfittare della situazione e vendere provvigioni al mercato nero a prezzi esorbitanti. I Goti furono costretti a vendere i propri bambini come schiavi per sopravvivere e, come era pratica romana per liberarsi di personaggi scomodi, alcuni dei leader goti invitati ad un banchetto organizzato dai romani, furono uccisi mentre altri vennero presi in ostaggio. Probabilmente tra questi ultimi era Alavivo (da quel momento non si sa più nulla di lui), mentre Fritigerno riuscì a rientrare al suo accampamento, riunendosi alle sue genti per diventarne leader supremo, che diede inizio alle ostilità contro l'impero romano.
Fritigerno guidò i suoi uomini in quella che poi divenne la guerra gotica (376-382). Le truppe di [[Lupicino]] vennero completamente sconfitte dopo una battaglia nel 377; questo lasciò un vuoto nella difesa nella regione che permise ai goti di prendere il controllo effettivo della più ricca Tracia. La crisi continuò nel 378 e, il 9 agosto di quell'anno, Fritigerno vendicò la sconfitta subita dalle sue genti alla [[battaglia di Naisso]] di 109 anni prima, causando [[Battaglia di Adrianopoli (378)|una delle peggiori sconfitte]] perpetrate ai danni dei romani, ad [[Edirne|Adrianopoli]], dove l'imperatore Valente venne ucciso. Dopo la clamorosa vittoria<ref>Questa vittoria diede ai Goti praticamente libero accesso a tutta la regione balcanica, che fu saccheggiata, e permise loro di arrivare fino in [[Grecia]].</ref> sul campo i Goti, sconsigliati da Frigiterno, tentarono inutilmente di conquistare Adrianopoli e poi si voltarono verso [[Costantinopoli]], che non poté essere conquistata per la mancanza di macchine da assedio appropriate.
{{vedi anche|guerra gotica (376-382)|Battaglia di Adrianopoli (378)}}
Fritigerno continuò a combattere i romani con alterne fortune per i due anni successivi, venendo riconosciuto dalla maggior parte dei visigoti come re. Quando morì, Atanarico fu riconosciuto come capo da tutti i Visigoti e divenne di fatto il primo re universalmente riconosciuto dalla totalità delle genti visigote, il quale riuscì infine a firmare una pace con l'imperatore [[Teodosio I]].
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