Modulor: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →Descrizione: typo |
|||
Riga 5:
Le Corbusier sviluppò il Modulor all'interno della lunga tradizione di [[Marco Vitruvio Pollione|Vitruvio]], ripresa nell'uomo vitruviano di [[Leonardo da Vinci]], dei lavori di [[Leon Battista Alberti]], e degli innumerevoli altri tentativi di trovare proporzioni geometriche e matematiche relative al corpo umano e di usare queste conoscenze per migliorare sia l'estetica che la funzionalità dell'[[architettura]]. Abile interprete delle tensioni della sua epoca, dilaniata dalle atroci conseguenze della [[seconda guerra mondiale]], Le Corbusier fu perfettamente in grado di recuperare, senza ripieghi retorici, la dimensione umana nell'architettura e di farla assurgere a dignità di regola unitaria e risolutrice:
{{citazione|Per formulare risposte da dare ai formidabili problemi posti dal nostro tempo e riguardanti l'attrezzatura della nostra società, vi è un unico criterio accettabile, che ricondurrà ogni problema ai suoi veri fondamenti: questo criterio è l'uomo}}
Sulla base di queste indagini, esposte con maggiore livello di dettaglio nel successivo paragrafo, Le Corbusier pubblicò ''Le Modulor'' nel 1948, seguito da ''Modulor 2'' nel 1955. L'architetto svizzero applicò la sottile trama matematica del Modulor nella progettazione di diversi edifici, inclusi [[Cappella di Notre-Dame du Haut|Notre-Dame du Haute]], il complesso urbano di [[Chandigarh]] e l'[[Unité d'Habitation]], a [[Marsiglia]], nella ferrea convinzione che «solo l'utente ha la parola».<ref>{{cita libro|p=27|titolo=Il verde e il costruito: nell'interpretazione dei grandi maestri dell'architettura moderna|collana=Architettura, Urbanistica, Ambiente|autore=Raimondo C. M. Grassi|editore=Gangemi Editore|ISBN=88-492-4745-1}}</ref> Con il Modulor, infatti, si raggiungevano nuovi picchi di qualità architettonica in un'epoca, il XX secolo, in cui i sistemi modulari di standardizzazione esigevano la presenza di una scala dimensionale umana, sulla quale basare la progettazione di grandiosi complessi edilizi e, al contempo, oggetti d'uso domestico.
Pur riscuotendo un clamoroso successo - si pensi al giudizio di [[Albert Einstein]], per il quale il Modulor era «un sistema bidimensionale che rende difficile il male e facile il bene» - sono state tuttavia mosse molte critiche verso il sistema, il quale a detta dei detrattori presenta lacune insolvibili. L'altezza della figura sembra essere arbitraria e scelta forse per convenienza [[matematica]] e, anzi, non teneva conto dell'estrema eterogeneità dell'utenza, che poteva talora discostarsi dall'«utente medio» così come concepito da Le Corbusier e costretta, per contingenze varie, a fruire lo spazio secondo meccanismi più complessi (si pensi ai disabili motori e sensori). Il corpo femminile, secondo le parole del recensore [[Michael Ostwald]], fu «considerato solo in un secondo momento e rifiutato come fonte di armonia proporzionale»
== Descrizione ==
|