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La morale kantiana è soggettivistica e individualista e trova riscontro, secondo Hegel, nello Stato moderno dove la libertà è prerogativa dell'individuo considerato in maniera atomistica. Se in Kant, il cittadino è considerato sempre come persona morale e giuridica indipendentemente dal suo rapporto con la società e lo Stato, in Hegel l'individuo ha significato solo nel rapporto con la famiglia, la società civile e lo [[Stato etico]].
In Hegel, il rimedio all'atomismo degli illuministi (francesi, inglesi e di Kant) è il ritorno alla «bella comunità» antica, quella della [[polis]] greca dove il cittadino, pur conservando la sua soggettività, era in armonia con gli altri poiché non era soggetto alla costrizione delle leggi, ma obbediva spontaneamente a norme di vita instauratesi, grazie alla tradizione, come consuetudini . Nello stesso tempo il cittadino antico poteva vivere a pieno la sua sensibilità senza timore di eccedere partecipando a quelle feste popolari, come quelle dei [[culti dionisiaci]], che la religione santificava. Queste concezioni hegeliane saranno divulgate nuovamente nel '900 nella celebre conferenza "Hegel e i Greci" in "Segnavia" da [[Martin Heidegger]], attraverso un nuovo taglio ermeneutico.
In Italia l'eticità hegeliana fu molto apprezzata da [[Giovanni Gentile]], uno dei massimi rappresentanti del [[Neoidealismo]]. Soprattutto la concezione hegeliana dello Stato fu ripresa e reinterpretata da Gentile nei "Fondamenti di filosofia del diritto" (1916), in cui lo Stato, come Stato etico, diventa un vero e proprio [[totalitarismo|Stato totalitario]].
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