Comunità ebraica di Napoli: differenze tra le versioni
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[[Beniamino di Tudela|Benjamin di Tudela]], in visita alla città nel [[1159]], riportò la presenza di circa 500 famiglie di fede ebraica residenti<ref name ="AMilano84">Attilio Milano, ''Storia degli ebrei in Italia'', 1992, ''op. cit.'', p. 84</ref>: si trattava dunque di una comunità notevole, inferiore solo a quella di [[Salerno]] che, con le sue 600 famiglie<ref name ="AMilano84"/>, era probabilmente la più nutrita dell'[[Italia continentale]]<ref name ="AMilano84"/>. La presenza di questa comunità numerosa lascia presupporre una continuità di insediamento mantenutasi dall'[[Antichità]] attraverso i secoli dell'[[Alto medioevo]]<ref name ="AMilano84"/>. Questo appare confermato dalle notizie che iniziano a comparire verso la fine dell'interludio altomedievale: nel X secolo si sa della loro ubicazione in un ''vicus judaeorum''<ref name ="AMilano84"/>, mentre nel 1097 è attestata la presenza di una ''sinagoga hebraeorum''<ref name ="AMilano84"/>. Molto importante, a testimoniare le buone condizioni di vita della comunità napoletana, è poi una notizia del 1153 circa la conclusione, da parte di un ebreo, della permuta di un terreno con due locali attigui alla [[sinagoga]], con possibilità di adibirne uno a scuola o a seconda sinagoga<ref name ="AMilano84"/>: rimane provata non solo la prerogativa del possesso immobiliare, spesso negato altrove<ref name ="AMilano84"/>, ma anche la possibilità di disporre di tale proprietà con notevole libertà, tanto da poter modificare la destinazione d'uso dei propri beni fino a trasformarli in luoghi di culto<ref name ="AMilano84"/>.
Nel 1165 è poi attestata una ''schola hebraeorum'', la cui istituzione è probabilmente da ricollegarsi alla facoltà di destinazione concessa con l'atto di permuta precedentemente citato<ref name ="AMilano84"/>.
====Il ''[[filosemitismo]]'' di Età federiciana====
[[File:Castello_di_melfi1.JPG|thumb|Il [[castello di Melfi]] in cui [[Federico II di Svevia|Federico II]] redasse il ''[[Liber Augustalis]]''.]]
Nel [[1231]], [[Federico II di Svevia]], raccolse nel ''[[Liber Augustalis]]'' ([[Costituzioni melfitane]]) una serie di disposizioni, normanne e sveve, che indicavano gli Ebrei come ''servi nostrae camerae'', sottraendoli alle pressioni dei signori locali e del clero ed estendendo un [[filosemitismo|atteggiamento filosemita]] a tutto il [[Regno di Sicilia]]: gli ebrei posti sotto la diretta protezione del sovrano e venivano parificati ai [[gentili]] per quanto riguarda il [[diritto di difesa]] e la possibilità di procedere in giudizio; è regolamentata la pratica del prestito di denaro, ponendo un [[saggio di interesse]] non superiore al 10%.<ref name="AMilano97">Attilio Milano, ''Storia degli ebrei in Italia'', 1992, ''op. cit.'', p. 97.</ref> Quest'ultima norma, in particolare, soprattutto nella successiva età della [[Regno di Napoli|dominazione angioina]], aprì la strada alla penetrazione in [[Napoli]] di banchieri e uomini d'affari provenienti da [[Pisa]] e dalla [[Provenza]], e favorì l'attività economica degli ebrei di [[Trani]] e [[Oria]]<ref name="AMilano97"/>.
Declinata l'epoca di Federico II e dei suoi epigoni, il clima iniziò a cambiare. Dal [[1288]], e soprattutto dal 1290 al 1294, si abbatté sugli ebrei una vera e propria «tempesta»<ref name="AMilano102"/>, frutto dall'abile predicazione [[antisemitismo|anti-ebraica]] dei [[Ordine domenicano|predicatori domenicani]] che esercitava le sue argomentazioni già da un quarto di secolo<ref name="AMilano102">Attilio Milano, ''Storia degli ebrei in Italia'', 1992, ''op. cit.'', p. 102.</ref>, e che era salita ancor più di tono con la successione di [[Carlo lo Zoppo]] a [[Carlo I d'Angiò|Carlo d'Angiò]]<ref name="AMilano102"/>
Nel [[1288]] il [[regno di Napoli]] decretò l'espulsione per gli ebrei e nel [[1293]] gli ebrei erano incentivati a convertirsi in cambio dell'esenzione ''ad vitam'' dal pagamento delle tasse.
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===Età moderna===
Con editto del 13 febbraio 1740, su suggerimento del Ministro Tanucci, agli ebrei fu permesso il ritorno a Napoli su invito del [[Re di Napoli]] [[Carlo III di Spagna|Carlo ]] di Borbone, ma {{cn|di nuovo espulsi nel 1746}}.
===Età contemporanea ===
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===Novecento===
{{cn|La comunità ebraica di Napoli nel [[1920]] contava quasi 1.000 membri. Nel settembre del [[1942]] trentasei giovani ebrei napoletani, ai quali dalle leggi razziali del [[1938]] era vietato andare in guerra furono confinati a [[Tora e Piccilli]], piccolo comune a nord di [[Caserta]], per essere impiegati in lavori agricoli. Nei mesi successivi alcune famiglie dei confinati ed altre raggiunsero Tora e Piccilli per sfuggire ai bombardamenti che fra la fine del 1942 e gli inizi del 1943 stavano martoriando Napoli. Dopo l'8 settembre 1943 i circa cinquanta ebrei furono nascosti dagli abitanti del luogo, trovando rifugio nei boschi circostanti e riuscendo a salvarsi dalle deportazioni.
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], la comunità ebraica di Napoli contava 534 membri, ridottisi a circa 300 membri.}}
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* Nico Pirozzi, ''La Shoah in Campania'', Edizioni Cento Autori, 2011.
* Pierangela Di Lucchio, ''Tra identità e memoria. Viaggio nella comunità ebraica di Napoli'', Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna, 2012.
* Vincenzo Giura, ''Gli ebrei e la ripresa economica del Regno di Napoli 1740-1747'', Editore
* Vincenzo Giura, ''Ebrei, Greci, Albanesi nel Regno di Napoli'', Edizioni scientifiche italiane, 1987
* Vincenzo Giura, ''La comunità israelitica di Napoli (1863-1945)'', Edizioni Scientifiche Italiane, 2012
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