Piazza Savoia: differenze tra le versioni
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La piazzetta è celebre oggi per l'imponente obelisco in granito di [[Baveno]], alto 21 metri, eretto nel [[1853]] a ricordo delle [[leggi Siccardi]] del [[1850]]. L'idea di erigere un nomumento celebrativo per le discusse leggi del ministro di giustizia e senatore conte [[Giuseppe Siccardi]] (che abolivano il foro ecclesiastico) fu già del [[1851]], su iniziativa della torinese ''Gazzetta del Popolo''. L'obelisco venne progettato dal pittore e scultore [[Luigi Quarenghi]], e i sostenitori del progetto (tra cui il direttore della Gazzetta del Popolo, [[Giovanni Battista Bottero]]) proposero di sistemarlo in [[Piazza Carignano]]. Non senza aspre discussioni col clero torinese, nella persona dell'arcivescovo [[Luigi Fransoni]], il [[23 novembre]] [[1853]] il monumento venne qui inaugurato, come ricorda una delle frasi incise sull'obelisco:
{{citazione|Abolito da Legge IX Aprile MDCCCL il Foro ecclesiastico, popolo e municipio posero IV Marzo MDCCCLIII|Epigrafe sul monumento}}
Il monumento contiene inoltre i nomi degli 800 comuni che sostennero entusiasti l'opera, scolpiti su tutti i lati.
Il giorno della posa della prima pietra, il 17 giugno [[1852]], furono murati i numeri 141 e 142 della Gazzetta del Popolo, una copia della legge Siccardi, monete, semi di riso, grissini e una bottiglia di [[Barbera]]. Col significato della [[laicità]] legislativa, esso fu volutamente collocato in una piazza prossima al [[Santuario della Consolata]], sede della principale devozione cittadina, ed a [[Palazzo Barolo]], dove risiedeva la cattolica [[Giulia Falletti di Barolo]]. Durante la [[seconda guerra mondiale]], i combattimenti per le strade cittadine rischiarono di abbattere l'obelisco: combattenti appostati in corso Siccardi, in direzione di [[via Cernaia]], spararono alcuni colpi di mortaio in direzione di piazza Savoia, danneggiando il monumento e facendolo vacillare; rimasto in piedi, esso venne restaurato a guerra terminata.<ref>{{cita libro|Renzo|Rossotti|Le Strade di Torino|editore=Newton Compton Editori|anno=1995|città=Roma|p=580}}</ref> <br/>Un secondo restauro, nel [[1993]], ne ripulì la superficie e l'ampia gradinata.
==Note==
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