Scuola viennese di storia dell'arte: differenze tra le versioni

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In questa posizione storico-spiritualista, Dvorak trova convergenza e precorrimenti in [[Hans Tietze]], autore di un ponderoso trattato di metodo intitolato ''Die Methode der Kunstgeschichte'' (Il metodo della storia dell'arte, 1913). Qui si ritiene che la storia dell'arte elabora un materiale che, a differenza di quello della storia, non continua a vivere solo attraverso le fonti, ma il suo continuare a esistere in una condizione che fa appello alla visione accompagna necessariamente alla successione del divenire storico la contemporaneità della comprensione estetica. Solo se riusciremo ad isolare e a comprendere l'essenza dell'artisticità, ci impadroniremo del nostro particolare oggetto che altrimenti minaccia sempre di ricadere nella generalità della storia della cultura. Compito precipuo è quello di spiegare geneticamente (''genetisch'') l'essenza dell'arte.
Per Tietze, dunque, la storia dell'arte (genetica) è il punto d'approdo di una concezione della storia dell'arte che passa attraverso due fasi. La prima si definisce narrativo-didattica (''referierendpragmatischreferierend-pragmatisch'') e consiste in una descrizione delle opere artistiche in scritti di carattere estetico, tecnico o topografico, dove comunque dominante è un intento pratico. La seconda è didattico-genetica (''pragmatischgenetischpragmatisch-genetisch''): emerge in essa un atteggiamento di tipo storico nei confronti dell'arte, teso a istituire dei nessi tra i diversi momenti dello sviluppo artistico, ma che non si configura ancora come approccio scientifico.
 
La storia artistica di carattere genetico non si occupa della storia biografica né di quella naturale, va invece alla ricerca delle cause che stanno a monte degli elementi specifici e caratterizzanti le opere - innanzi tutto lo stile - e dei rapporti e dei vari collegamenti che intercorrono fra esse.
Fondamentale diventa la comprensione dell'artisticità dell'opera, compito dell'estetica, che può illuminare l'interpretazione storica. L'estetica si rivela utile allo storico dell'arte accanto ad altri strumenti d'indagine (psicologica e sociologica) per verificare non tanto la bellezza o la qualità dell'opera (elementi soggettivi), quanto piuttosto la reazione dei fruitori, l'effetto, la forza vitale che l'opera ha avuto nel tempo (questa viene definita "ExtensitatExtensität der Wirkung"). L'"Erlebnis" (Esperienza) specifico della storia artistica è dunque quello estetico. Altrettanto utile è lo studio delle posizioni estetiche del passato. Infatti la storia artistica è storia di artisti che producono opere. Nella produzione artistica gli artisti riversano le loro esperienze tecniche, stilistiche, culturali e spirituali. Gli artisti, come individui, operano in collegamento con altri artisti, creando le scuole culturali. Lo stile è pertanto il segno dell'individualità artistica, ma anche il contrassegno di un'intera scuola o di un'intera epoca.
L'evoluzione artistica, essendo promossa da singoli individui e da una somma di scuole, è dunque fenomeno assai complesso, che non può essere ricondotto a semplici leggi di casualità o a un insieme di costanti periodiche. Determinata da uomini di differente età, individualità e cultura, ha, in definitiva, un andamento per nulla omogeneo e lineare; al contrario è contrassegnata da avanzamenti, ma anche da regressioni e da stasi.
Oltre allo stile come segno precipuo della personalità artistica e della sua spiritualità, grande importanza assume l'elemento iconografico, di pari, profondo, valore spirituale.