Piero Zuccheretti: differenze tra le versioni

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Nel 2004 Sergio Volponi, pur esprimendo l'opinione che (all'epoca del processo Priebke) la fotografia fosse stata «usata in maniera strumentale per fomentare una stupida polemica revisionista della destra becera e cialtrona», mise in discussione il giudizio espresso dalla Corte d'appello di Milano in merito alla fotografia medesima, di cui ribadì l'autenticità affermando che quello che Gentile aveva ritenuto essere il cordolo di un marciapiede sarebbe in realtà «la soglia di una casa»<ref>Intervista a Sergio Volponi a cura di {{cita news|[[Elena Stancanelli]]|https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/08/29/avevo-dieci-anni-guardavo-fuori-dalla-finestra.html|Avevo dieci anni e guardavo fuori dalla finestra per passare il tempo. Mio padre era malato, aveva l'influenza, e dormicchiava. Abitavamo al quarto piano di via Boccaccio n.3, angolo via Rasella|la Repubblica|29 agosto 2004|27 ottobre 2017}} L'articolo inizia con la frase «Il pomeriggio del 23 marzo 1944 c'era un gran bel sole».</ref>.
 
Nel marzo 2009, un'inchiesta giornalistica di Gian Paolo Pelizzaro, pubblicata dal mensile ''[[Storia in rete]]''<ref>{{cita|Pelizzaro 2009}}.</ref> e ripresa dal quotidiano ''[[Il Tempo]]''<ref>{{cita news|Pierangelo Maurizio|http://www.iltempo.it/politica/2012/12/12/via-rasella-e-il-giallo-della-foto-del-bimbo-falciato-1.220239|Via Rasella e il giallo della foto del bimbo falciato|Il Tempo|24 marzo 2009|5 settembre 2017}}</ref>, contestò la valutazione della Corte d'appello di Milano circa la fotografia, in quanto i giudici avevano acquisito senza nessun riscontro ulteriore il parere di Carlo Gentile, espresso senza che lo studioso avesse effettuato alcun sopralluogo sul posto. SecondoSulla Pelizzarobase di un sopralluogo fotografico, Pelizzaro ritiene che il particolare identificato da Gentile come cordolo di un marciapiede sarebbe invecein realtà la [[modanatura]] del [[basamento (architettura)|basamento]] di travertino del palazzo sulla sommità di via Rasella, a circa un metro di distanza dall'incrocio con via delle Quattro Fontane. Il basamento di travertino in quel punto presenterebbe infatti le stesse venature, crepe e scheggiature riconoscibili nell'immagine. I poveri resti sarebbero quindi stati scagliati a una decina di metri a monte del luogo dell'esplosione, dato compatibile con le testimonianze che descrivevano i resti a «venti-trenta metri più in su»<ref name=Bertoldi/>. Lo stato dell'immobile consente ancora oggi un utile raffronto con la fotografia (rispetto ad allora è stato solo realizzato un marciapiede asfaltato).
 
{{tripla immagine|centro|Piero Zuccheretti1.png||Via Rasella, dettaglio Palazzo Tittoni.jpg||Via Rasella, angolo via Quattro Fontane.jpg||Raffronto tra la presunta fotografia dei resti di Zuccheretti e il tratto di via Rasella all'incrocio di via Quattro Fontane indicato dall'inchiesta di ''Storia in rete'' (foto del 2009)|Dettaglio della modanatura del palazzo|Uno scorcio del palazzo. Sotto la finestra al centro della foto si vede la modanatura.|larghezza totale=500}}