Arduino d'Ivrea: differenze tra le versioni
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Olderico non riuscì nel suo intento, anzi, la ribellione dei conti italiani si allargò al punto che l'imperatore dovette tornare in Italia per sedare la rivolta.
Nel frattempo l'imperatore consegnò con diploma del 9 luglio [[1000]] la carica comitale di Ivrea al vescovo [[Warmondo]] ed alcune terre degli anscarici al vescovo [[Leone di Vercelli]] e al marchese Olderico Manfredi ([[Pavia]], tolta ai marchesi [[Obertenghi]], le [[Contea di Asti (età altomedievale)|Contee di Asti]] ed [[Acqui Terme|Acqui]], tolte agli [[Aleramici]]).
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I pavesi, che non tolleravano il dominio tedesco, si ribellarono e costrinsero l'imperatore a fuggire dalla città.
Per dieci anni, tra il [[1004]] ed il [[1014]], Arduino cercò di mantenere la corona d'Italia, ma la forte opposizione dei vescovi e di alcuni conti e marchesi fedeli all'imperatore non gli permise di esercitare la sua autorità su molte terre del regno.Egli cercò anche di contrastare il potere dell'arcivescovo Arnolfo, caldeggiando la nomina all'episcopato di Asti del fratello di Olderico, [[Alrico]].Nel [[1007]], attaccato nelle sue terre, Arduino resistette all'assedio delle milizie imperiali, rifugiandosi nella roccaforte di [[Sparone]], nell'Alto Canavese.Segue un periodo di scarse informazioni storiche.
Enrico II scese nuovamente in Italia nel 1013; l'anno successivo fu solennemente proclamato imperatore a Roma da [[papa Benedetto VIII]] e riuscì a domare le resistenze dei nobili romani suoi avversari (ed alleati di Arduino).
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