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'''''Cebus''''' (<span style="font-variant: small-caps">[[Johann Christian Polycarp Erxleben|Erxleben]]</span>, [[1777]]) è un [[Genere (tassonomia)|genere]] di [[Primates|primati]] [[Platyrrhini|Platirrini]], ascritto alla [[sottofamiglia]] '''[[Cebinae''']], nell'ambito della [[Famiglia (tassonomia)|famiglia]] [[Cebidae]], che condivide con le sottofamiglie [[Callitrichinae]] (uistitì e tamarini) e [[Saimirinae]] (scimmie scoiattolo).
 
A questo genere vengono ascritte le scimmie note col nome comune collettivo di '''cebi''' (dal [[lingua greca|greco]] ''Kébos'', "scimmia dalla coda lunga") o '''cappuccine''', diffuse dall'[[Honduras]] al [[Paraguay]] ed all'[[Argentina]] settentrionale.
 
== Descrizione ==
Devono il nome comune alla somiglianza fra la colorazione del mantello (in particolare ''[[Cebus capucinus]]'') con gli abiti di un [[Francescani|frate francescano]], con tanto di cappuccio: il corpo, gli arti e la nuca sono infatti solitamente di colore scuro, mentre attorno alla faccia e su gola e petto il pelo ha colore bianco.<br />
Si tratta di scimmie di medie dimensioni (110&nbsp;cm di lunghezza totale massima, per un peso medio di circa 6&nbsp;kg), con la coda lunga esattamente quanto il corpo: tale appendice non è prensile e viene spesso portata arricciata o piegata a virgola verso il basso.
 
== Biologia ==
Tutte le specie hanno abitudini diurne ed arboree: nelle ore centrali del giorno, possono cercare riparo in posti freschi e restare inattive per un periodo di circa un'ora. Di notte, invece, dormono sugli alberi, solitamente appoggiate alle biforcazioni dei rami.
 
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La speranza di vita di questi animali in natura è di circa vent'anni.
 
Con una massa cerebrale di circa 40&nbsp;g, vengono considerate le più intelligenti fra le [[platirrine]]: possono infatti (in particolare ''[[Cebus apella]]'') utilizzare strumenti, come sassi e pezzi di legno, per spaccare i gusci dei semi o degli animali, mentre i giovani imparano le varie tecniche osservando gli adulti. Quando mangiano sugli alberi, inoltre, incrociano le gambe per evitare che il succo o dei pezzi del cibo cadano al suolo, divenendo irreperibili. Durante la stagione delle piogge, quando le [[zanzara|zanzare]] sono particolarmente abbondanti, questi animali sono stati osservati mentre si strofinavano sul corpo dei [[millepiedi]] schiacciati, che agivano come repellente naturale.<br />
Davanti ad uno specchio, infine, questi animali mostrano comportamenti intermedi fra la coscienza dell'avere davanti a sé una propria immagine riflessa e l'avere un animale estraneo: mentre solitamente le femmine tendono ad evitare gli sguardi diretti con individui estranei dello stesso sesso e i maschi invece tendono ad utilizzare questa forma di sfida, davanti ad uno specchio avviene tutto il contrario, ossia la femmina vede la propria riflessione come un esemplare familiare, mentre i maschi mostrano segni di smarrimento<ref>{{Cita pubblicazione | autore=de Waal FB, Dindo M, Freeman CA, Hall MJ | titolo=The monkey in the mirror: Hardly a stranger | rivista=[[Proceedings of the National Academy of Sciences]] | volume=Epub ahead of print | anno=2005 | pmid=16055557 }}</ref>.<br />
Non è ancora chiaro se invece le cappuccine siano in grado di immedesimarsi nella situazione di altri esemplari, come previsto dalla [[teoria della mente]]: possono ad esempio essere addestrate a chiedere ad una terza persona di dar loro il cibo, qualora esse non sappiano dove esso si trovi ma sappiano che questa persona conosce la sua ubicazione<ref>{{Cita pubblicazione | cognome = Kuroshima | nome = Hika | coautori = Kazuo Fujita, Akira Fuyuki, Tsuyuka Masuda | anno = 2002 | mese=marzo| titolo = Understanding of the relationship between seeing and knowing by tufted capuchin monkeys (Cebus apella) | rivista = Animal Cognition | volume = 5 | numero = 1 | pp = 41–48 | doi = 10.1007/s10071-001-0123-6 | issn = 1435-9448 | url = http://www.springerlink.com/index/ELTR6PV6B8RVTPDA.pdf }}</ref>, ma altri esperimenti hanno invece dimostrato che in altri campi queste scimmie non utilizzano una teoria della mente<ref>{{Cita pubblicazione | autore = Heyes, C. M. | anno = 1998 | titolo = Theory Of Mind In Nonhuman Primates | rivista = Behavioral and Brain Sciences | id = bbs00000546 | url = http://www.bbsonline.org/documents/a/00/00/05/46/index.html | doi = 10.1017/S0140525X98000703 | volume = 21 | urlmorto = sì | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20071204144328/http://www.bbsonline.org/documents/a/00/00/05/46/index.html | dataarchivio = 4 dicembre 2007 }}</ref>.