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Trattandosi di uno dei concetti più antichi e profondi in senso [[Antropologia|antropologico]], il termine ha assunto significati più estensivi e generali, compresi verbi come "appacificare" e "rappacificare", con i relativi riflessivi: "appacificarsi" e "rappacificarsi".
 
Per ulteriore estensione semantica, il concetto di pace come "non-turbamento" è poi passato dai campi sociologico e politico a quello individuale in senso spiccatamente [[Psicologia|psicologico]], assumendo il significato di ''pace dell'anima'' o ''pace interiore'', ovvero uno stato di quiete o tranquillità dell'animo umano percepita come assenza di turbamenti e agitazione. Tale pace interiore (o dell'animo) ben risponde agli antichi concetti di [[eutimìa]] (in [[Democrito]]), di [[aponìa]] (in [[Epicuro]]), di [[atarassia]] (negli [[stoici]]), di [[eireneusi]] in etiche ciaooorecenti.
 
Più specificatamente, la pace viene considerata (o dovrebbe essere considerata, secondo l'opinione corrente) un valore universalmente riconosciuto che sia in grado di superare qualsiasi barriera sociale e/o religiosa ed ogni [[pregiudizio]] [[Ideologia|ideologico]], in modo da evitare situazioni di [[conflitto (sociologia)|conflitto]] fra due o più persone, due o più gruppi, due o più [[Nazione|nazioni]], due o più [[Religione|religioni]].<ref>Andrea Salvatore, ''Il pacifismo'', Roma, Carocci, 2010. ISBN 978-88-430-5433-6.</ref>