Papa Gregorio II: differenze tra le versioni

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|data di morte = 11 febbraio [[731]]
|luogo di morte = Roma
|sepoltura = [[BasilicaAntica basilica di San Pietro in Vaticano]]
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Non sono tramandate molte notizie sui primi anni di pontificato. Sembra che uno dei suoi primi atti fu la prosecuzione del progetto già avviato da [[papa Sisinnio]] nel [[708]], di ricostruire e rafforzare le [[mura di Roma]], ma una grave [[esondazione]] del [[Tevere]] produsse ingenti danni alla città e bloccò ben presto i lavori<ref>G. Rendina, ''I Papi. Storia e segreti'', p. 210.</ref>.
 
Nel [[716]] il duca di [[Baviera]] Teodo pianificò con Gregorio un progetto riguardante la giurisdizione ecclesiastica di quel paese e la nomina dei vescovi. Fu l'inizio di un vigoroso sforzo missionario in [[Germania]], soprattutto presso i [[Frisoni]], dove il cristianesimo era avversato per principio, essendo la religione ufficiale dei tradizionali nemici [[Franchi]]. Dell'impresa si sentì investito il monaco anglosassone [[Bonifacio (vescovo di Magonza)|Wynfrith]] (poi ribattezzato Bonifacio), che ottenne presto la fiducia del papa e il 15 maggio [[719]] ottenne ufficialmente l'incarico di evangelizzatore dei popoli germanici, a cui si dedicò con tanto zelo e tanto successo che nel [[723]] il papa lo nominò vescovo<ref>C. Rendina, ''op. cit.'', pp. 211 e segsegg.</ref>. L'opera di cristianizzazione di Gregorio si esplicò anche presso le chiese d'[[Inghilterra]] e [[Irlanda]], dove era necessario rafforzare l'autorità papale.
 
Nel [[717]] il duca [[Longobardi|longobardo]] [[Romualdo II di Benevento]] si s'impadronì del castello di [[Cuma]], che evidentemente faceva parte dei territori sotto la giurisdizione papale, e Gregorio chiese l'intervento del duca bizantino di [[Napoli]] Giovanni per riconquistarlo, pagando poi 70 libbre d'oro come ricompensa per il felice esito dell'operazione<ref>Armando Saitta, ''Duemila anni di storia: l'Impero Carolingio'', Vol. IV, Laterza, Roma-Bari, 1983 - C. Rendina, ibidem.</ref><ref name=rend211/>.
 
I rapporti con l'Oriente non furono però altrettanto felici. L'imperatore [[Leone III Isaurico]], salito al trono il 25 marzo [[717]], nei primi anni di regno fu occupato in una guerra contro gli [[Arabi]], e poi in un'opera di riorganizzazione legislativa dell'impero, operazioni che portarono ad un dissesto economico di [[Costantinopoli]], per risanare il quale fu costretto ad un aumento delle imposte su tutto il territorio dell'impero. La Chiesa ne risentì in quanto colpita nelle vaste proprietà fondiarie in Italia, e Gregorio si rifiutò di pagare, affermando che i proventi delle imposte italiane dovessero essere utilizzati per le necessità locali. Ben più grave fu l'ingiunzione da parte di [[Leone III Isaurico|Leone III]] a tutti i cittadini ebrei dell'impero di convertirsi al cristianesimo, in base al principio che per la stabilità dello Stato era necessaria un'uniformità di fedi.
 
È probabile che [[Leone III Isaurico|Leone]] fosse sinceramente ispirato da un sentimento religioso che lo spinse a tentare di ricomporre l'unità spirituale dell'impero, ma uno dei maggiori ostacoli alla realizzazione di quel progetto era il fatto che il cristianesimo ammetteva il culto delle immagini (sul quale peraltro le comunità monastiche lucravano abbondantemente, essendo le principali realizzatrici di tali immagini), che era escluso per gli ebrei. L'evento che fece precipitare la situazione fu l'ordine, impartito nel [[723]] dal [[califfo]] arabo Jesid, di togliere tutte le immagini sacre dalle chiese cristiane del suo territorio; [[Leone III Isaurico|Leone]] pensò che adottando una simile iniziativa avrebbe risolto il principale problema della conversione degli ebrei e contemporaneamente migliorato i rapporti con gli [[Arabi]], ma non valutò la portata dei gravi tumulti che una tale decisione provocò presso la popolazione cristiana.
 
Il [[Patriarcato ecumenico di Costantinopoli|Patriarca]] di [[Costantinopoli]] non lo appoggiò, e [[Leone III Isaurico|Leone]] si rivolse direttamente al papa (promettendo, forse, di non insistere sul problema delle tasse rimasto insoluto), il quale, anziché assecondare l'editto imperiale, convocò un concilio che confermò la venerazione delle immagini e diffidò l'imperatore dall'emanare disposizioni in materia di fede. [[Leone III Isaurico|Leone]] minacciò di destituirlo, ma il papa, con una serie di lettere inviate a tutte le diocesi d'Italia provocò una tale sollevazione di tutto il popolo e il clero dei territori bizantini d'Italia contro l'imperatore, che questi fu costretto a ricorrere alla violenza: incaricò il nuovo esarca [[Eutichio]], di organizzare l'assassinio del pontefice. Eutichio sbarcò a [[Napoli]] nel [[727]]; da lì avviò contatti con funzionari imperiali presenti a Roma, ma il complotto fu scoperto e i congiurati uccisi o costretti a riparare in convento per salvarsi. Allorché lo stesso [[esarca]] puntò direttamente a Roma, al [[ponte Salario]] fu bloccato e costretto alla ritirata dalle truppe [[Longobardi|longobarde]] del [[ducato di Spoleto]] e della [[Tuscia]].
 
Tutta l'Italia si sollevò contro i bizantini che vennero cacciati e sostituiti da funzionari locali. Gregorio però non approfittò della situazione: l'eliminazione completa del potere imperiale in Italia, e magari la scomunica di [[Leone III Isaurico|Leone]], avrebbe prodotto uno squilibrio di forze di cui si sarebbero avvantaggiati i [[Longobardi]], che la Chiesa non vedeva di buon occhio; poteva essere sufficiente un segnale di forza da parte del papato e di insofferenza da parte delle popolazioni italiche. Ma soprattutto veniva ribadita con forza la posizione del papa come capo indiscusso della cristianità occidentale, e non solo spirituale. Un capo che, in una lettera, poteva ormai permettersi di minacciare l'imperatore: «... la tua rabbiosa violenza nulla può contro Roma… L'Europa intera venera il santo principe degli apostoli <nowiki>[</nowiki>[[Pietro Apostolo|San Pietro]]<nowiki>]</nowiki>; se tu manderai a distruggere la sua immagine, noi ci dichiariamo fin d'ora innocenti del sangue che sarà versato e dichiariamo che esso ricadrà interamente sul tuo capo.»<ref>C. Rendina, ''op. cit.'', pp. 212 e segg.</ref><ref>Paolo Brezzi, ''La civiltà del Medioevo europeo'', Eurodes, 1978, vol. I, pp. 156 e segsegg., 159 e segg.</ref>.
 
Chi invece tentò di approfittare della situazione fu, come Gregorio aveva previsto, il re [[Longobardi|longobardo]] [[Liutprando]], che nel [[728]] si alleò con l'[[esarca]] di [[Ravenna]] e discese verso Roma, avendo facilmente ragione dei duchi di [[Benevento]] e di [[Spoleto]] che erano accorsi in difesa del papa. Trovandosi scoperto, Gregorio non se la sentì di usare anche con [[Liutprando]] le maniere forti, e preferì seguire l'esempio di [[papa Leone I]] con [[Attila]]: si recò dal re [[Longobardi|longobardo]] e riuscì a convincerlo a deporre ai suoi piedi la spada e la corona ede a chiedere il perdono per sé e la revoca della [[scomunica]] per l'[[esarca]]<ref>C. Rendina, ''op. cit.'', p. 215. Secondo altre versioni (P. Brezzi, ''op. cit.'') l'atto di sottomissione avvenne in [[BasilicaAntica basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]], davanti alla tomba dell'[[Pietro Apostolo|Apostolo]].</ref>, cedendo inoltre alcuni territori e castelli del [[Ducato romano]] in quella che è conosciuta come [[Donazione di Sutri]].
 
Passata la fase più acuta della crisi Gregorio si adoperò per ammorbidire i contrasti con l'imperatore, e mentre l'[[esarca]] ristabiliva il potere imperiale anche a Roma,; nel [[730]] Gregorio si s'impegnò in prima persona per denunciare e sventare un tentativo di usurpazione del trono bizantino da parte di un duca della [[Tuscia]]; per il momento era necessario e opportuno mantenere in Italia il potere statale di [[Costantinopoli]], anche a garanzia della sopravvivenza del papato.
 
Gregorio morì l'11 febbraio del [[731]], e fu sepolto in [[BasilicaAntica basilica di San Pietro in Vaticano|San Pietro]].
 
== Culto ==