Pietro Mongini: differenze tra le versioni
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Dichiaratosi poi autore dell'opuscolo, il 25 settembre [[1860]] fu minacciato di scomunica dal vescovo di [[Novara]], il marchese [[Giacomo Filippo Gentile]], e invitato a ritrattare le «proposizioni non solo offensive delle pie orecchie, ma evidentemente false, ereticali».<ref>Tavo Burat, cit., ibidem.</ref>
Nel marzo del [[1861]], ormai costituito il [[Regno
Don Mongini rispose pubblicando il 4 luglio 1861 a [[Intra]] un secondo scritto, ''Apologia dell'opuscolo: il Pontefice e le armi temporali a difesa dello spirituale'', nel quale ribadiva le proprie tesi avverse a quel potere temporale che consentiva al papato di dotarsi un esercito con il quale fare «macello di figli da esso battezzati, sempre figli suoi ancorché fossero veramente ribelli», e affermava il diritto di sostenere le proprie opinioni politiche, poiché «la Chiesa cattolica non fu, non è e non sarà mai un partito politico».<ref>''Apologia dell'opuscolo'', in Tavo Burat, cit., pp. 307-308.</ref> In agosto il vescovo sospese ''a divinis'' il parroco di Oggebbio, ma in realtà il provvedimento era privo di legittimità, poiché il Concordato a suo tempo stabilito tra il Regno di Sardegna e la Santa Sede imponeva la contestuale approvazione - il cosiddetto ''exequatur'' - del provvedimento da parte del governo piemontese, ora italiano. Alla fine del 1861 i due scritti del Mongini venivano posti all<nowiki>'</nowiki>''[[Indice dei libri proibiti]]''.<ref>[http://www.cvm.qc.ca/gconti/905/BABEL/Index%20Librorum%20Prohibitorum-1948.htm Index Librorum Prohibitorum - 1948]</ref>
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