Collegio Romano: differenze tra le versioni
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[[Antonio Del Grande]] perciò s'ispirò sensibilmente alla facciata già esistente del Collegio e costruì un palazzo angolato che, ancorché più basso e certamente più decorato, usò la stessa semplice alternanza materica di travertino e mattoni, alleggerì la facciata con lo stesso chiaroscuro di pieno e vuoto delle finestrature<ref>Archivio Doria Pamphilj, così si difende l'autore dall'accusa di avere eretto una fabbrica troppo alta: “Prima, la piazza del Collegio lunga circa palmi 500, larga palmi 130, pol sopportar l'altezza d'un Palazzo che sia alto meno della sua distanza , maggiormente per essere incontro alla vastissima Fabbrica del detto Collegio Romano quale è alto con la sua balaustrata p. 170.”</ref>.
La sistemazione della piazza voluta dal Papa ebbe strascichi giudiziari, quando i canonici di [[Basilica di Santa Maria in Via Lata|Santa Maria in Via Lata]] lamentarono l'eccessiva altezza del nuovo edificio nei confronti della chiesa e della diaconia annessa. Il Pontefice fu costretto a nominare una commissione di cinque architetti e a emettere una sentenza nel 10 dicembre 1661 “edificium non est demolendum“<ref>Archivio Doria Pamphilj Landi, Scaff. 89, busta 1, int. 6, perizia al fol. 134.</ref>, a cui seguirono due [[chirografo|chirografi]] che pacificarono definitivamente le parti. La costruzione del Palazzo Doria Pamphilj contribuì infine al formarsi di una delle più note collezioni d'arte a Roma: la [[galleria Doria Pamphilj]], con capolavori di scultura e pittura dal XV al XVIII secolo.<ref>Andrea G. De Marchi, Il Palazzo Doria Pamphilj al Corso e le sue collezioni, Centro Di, Firenze 1999.</ref>
Tra le altre importanti presenze della piazza del Collegio Romano, il già citato palazzo Doria Pamphili, sede della omonima [[Galleria Doria Pamphilij|Galleria]] che comprende opere di [[Raffaello]], [[Tiziano]], [[Tintoretto]], [[Guercino]], [[Rubens]] e [[Diego Velázquez|Velázquez]]; la chiesa e il complesso di S. Marta, tra i cui autori fu [[Carlo Fontana]].
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