Teo Ducci: differenze tra le versioni
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Teodoro, detto Teo, nasce a Budapest in Ungheria in una famiglia ebraica; i genitori sono Rodolfo Ducci e Luisa Hoffman <ref name="Picciotto Fargion">{{cita|Picciotto Fargion|p. 253}}</ref>. I Ducci, che si erano trasferiti dalla nazione d'origine all'Italia e più precisamente a Padova, vengono catturati l'11 febbraio 1944 a Firenze<ref name="Picciotto Fargion" />. Teo e il padre Rodolfo vengono condotti al carcere maschile delle Murate e vi resteranno per qualche mese. Saranno poi condotti al [[Campo di Fossoli|campo di Fossol]]<nowiki/>i e, da lì, deportati al campo di concentramento di [[Campo_di_concentramento_di_Auschwitz|Auschwitz]] il 5 aprile 1944<ref name="Picciotto Fargion" />.
Il padre Rodolfo sarà ucciso all'arrivo, il 10 aprile 1944<ref name="Picciotto Fargion" />, mentre Teodoro rimarrà nel campo per quasi un anno.
Sarà poi trasferito e giungerà in data 29 gennaio 1945 a [[Campo_di_concentramento_di_Mauthausen|Mauthausen]]<ref>{{cita|Forti|p. 219}}</ref> dove rimarrà fino alla liberazione da parte degli americani, che avverrà il 5 maggio 1945. Ducci stesso descrive questo momento nel suo libro ''Un tallèt ad Auschwitz'' con le seguenti parole: ''Io ricado sul mio materasso, esausto, incredulo, incapace di formulare un pensiero. Eppure mi rendo conto che è giunta l'ora lungamente sognata. È finita. A Mauthausen sono arrivati gli americani. È il 5 maggio 1945.'' <ref>{{cita|Ducci|p. 166}}</ref>.
Nel Dopoguerra, Ducci racconterà la sua esperienza in diversi libri e pubblicazioni, affinché non se ne perda memoria. Sarà inoltre un membro particolarmente attivo dell'[[Associazione_nazionale_ex_deportati_nei_campi_nazisti|Associazione Nazionale ex Deportati Politici]] di cui è stato fondatore e vicepresidente della sezione di Milano <ref name="Forti">{{cita|Forti|p. 228}}</ref>.
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