Valerio Castello: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
 
=== La formazione ===
Fu l'ultimo figlio del celebre pittore [[Bernardo Castello]], che tuttavia morì quando Valerio aveva appena 6 anni.
Restato sotto la condotta del fratello maggiore Torquato, che tentò d'instradarlo nello studio delle lettere, si distinse in giovine età per una propensione verso la pittura, rafforzata dalle osservazioni delle opere di [[Perin del Vaga]] nella [[Villa del Principe]] a Genova<ref>Raffaello Soprani, [https://books.google.com/books?id=oFcGAAAAQAAJ Vite de Pittori, Scultori ed Architetti Genovesi]; seconda edizione, volume I: rivisto da Carlo Giuseppe Ratti, Stamperia Casamara, dalle Cinque Lampadi, Genova, 1768. Pagine 339-350.</ref>.
 
Ebbe un apprendistato, tuttavia ininfluente, presso [[Domenico Fiasella]] e [[Giovanni Andrea De Ferrari]], seguito da un viaggio di formazione a Milano e Parma<ref>E. Gavazza, in ''La pittura a Genova e in Liguria'', Genova 1971, pp. 193-208</ref>, dove poté studiare in particolare le opere di [[Giulio Cesare Procaccini]], di [[Correggio (pittore)|Correggio]], di [[Parmigianino]] e di [[Van Dyck]] dai quali prese spunto per incanalare il suo temperamento poetico in una sensualità languida, basti pensare al ''Ratto delle Sabine'' o al ''Ratto di Proserpina''. Dalle opere di [[Rubens]] trasse l'insegnamento della composizione in movimento, spesso diagonale; non trascurabili furono gli accostamenti con il [[Paolo Veronese|Veronese]] sia per la struttura sia per l'equlibrio tra luce, colore, movimento e forma.<ref name="M">"Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol.III, pag.146</ref>
 
=== Gli esordi ===
[[File:Palazzo Balbi Senarega (Genova) 03.jpg|thumb|''Carro del Tempo'', Palazzo Balbi Senarega (Genova)]]
Ebbe presto diverse commesse, sia relative a quadri che ad affreschi. Molto scarse sono tuttavia le notizie documentarie certe. Fra i suoi primi capolavori sono i due dipinti la ''Vocazione'' e il ''Battesimo di san Giacomo'' dell'[[oratorio di San Giacomo della Marina]] a Genova, mentre il suo primo importante ciclo di affreschi è conservato nella [[Chiesa di San Martino d'Albaro]], dove nell'<nowiki/>''Assunta'' si notano già il dinamismo e la grandiosità di Rubens<ref>CASTELLO, Valerio di Giuliana Biavati - Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)</ref>. Nel 1648 firma nella [[Chiesa di San Siro (Santa Margherita Ligure)|chiesa di San Siro]] a Santa Margherita Ligure ''San Sebastiano tra i santi Lorenzo e Rocco'', cui seguono la ''Conversione di san Paolo'', ([[Galleria nazionale di palazzo Spinola]]), il ''Martirio di san Lorenzo '' di Palazzo Bianco e tre episodi della vita di san Francesco Saverio nella [[Chiesa del Gesù e dei Santi Ambrogio e Andrea|chiesa del Gesù]]. Le altre commissioni religiose di rilievo sono la volta della [[Chiesa di Santa Marta (Genova)|chiesa di Santa Marta]] con l'''Annunciazione'', e gli affreschi della chiesa di S. Maria in Passione, di cui sopravvivono lacerti nel [[Museo di Sant'Agostino di Genova|Museo di Sant'Agostino]]. Nella ''Pietà '' della
Pinacoteca civica di Savona, tema replicato anche nella tela conservata al Musée des Beaux‐Arts di Nancy, l’esasperato allungamento delle membra del corpo di Cristo rimanda alle influenze emiliane di Parmigianino e Procaccini, mentre nel ''Il ratto delle Sabine '' e ne ''La strage degli innocenti'' ([[Kunsthistorisches Museum]], Vienna) la vorticosa composizione trae ispirazione da Rubens<ref>''Valerio Castello 1624-1659. Genio moderno'', L. Leoncini, D. Sanguineti, M. Cataldi Gallo, Skira, 2008</ref>.
 
=== Gli affreschi per i palazzi dei Balbi ===
I due grandi cicli di affreschi profani cui lavora sono invece la decorazione dei palazzi di Giovanni Battista Balbi e Francesco Maria Balbi. Nella primavera del 1654 affresca la volta del ''Salotto della Fama'', all'interno delle quadrature dell’ascolano Giovanni Maria Mariani ([[Palazzo Reale (Genova)|Palazzo Reale]]). Il suo capolavoro, realizzato tra il 1655 e il 1659, sono le volte delle sale di [[Palazzo Balbi-Senarega|Palazzo Balbi Senarega]]. Qui realizza la ''Galleria del Ratto di Persefone'', ove una moltitudine di divinità sono ritratte a vivaci colori e con audaci scorci prospettici che sembrano farle precipitare dalle finte architetture del bolognese [[Andrea Seghizzi]]. Nel salone maggiore, la celebrazione dei fasti della famiglia Balbi è affidata all'allegoria mitologica del ''Carro del Tempo''. L'entusiasmo con cui i committenti accolgono queste opere porterà ad affidargli anche la ''Sala della Pace'' e la ''Sala di Leda''.<ref>{{Cita web|url=https://www.finestresullarte.info/565n_valerio-castello-affreschi-palazzo-balbi-senarega.php|titolo=Il ciclo barocco di Valerio Castello in Palazzo Balbi-Senarega a Genova, di Federico Giannini, scritto il 07/10/2016}}</ref>