Mario Moretti: differenze tra le versioni
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Dopo la cattura di Renato Curcio il 18 gennaio [[1976]] e di [[Giorgio Semeria]] il 22 marzo 1976 le Brigate Rosse sembrarono in difficoltà apparentemente irreversibile<ref>{{Cita|Bocca 1985|pp. 7 e 118|Bocca}}</ref>. I militanti clandestini ancora attivi erano pochissimi; il nuovo Comitato Esecutivo era ora costituito da Moretti, il dirigente più esperto e clandestino da più lungo tempo tra i superstiti, [[Lauro Azzolini]] e [[Franco Bonisoli]], originari del gruppo reggiano, e [[Rocco Micaletto]]. Nonostante le difficoltà Mario Moretti e gli altri militanti decisero di proseguire la lotta armata e di potenziare soprattutto l'aspetto organizzativo e logistico per iniziare una fase più attiva di tipo militare accrescendo il numero e la violenza degli attacchi agli apparati dello stato. Furono soprattutto Moretti e Azzolini, responsabili anche del "Fronte Logistico", che spinsero per questo cambio di strategia e per un'accentuazione delle regole di rigida compartimentazione e di efficienza militare<ref>{{Cita|Bocca 1985|pp. 132-133 e 138-139|Bocca}}</ref>.
In questa fase Mario Moretti era stato nuovamente oggetto di critiche e sospetti da parte di altri militanti; le apparentemente dubbie circostanze degli arresti di Curcio e Semeria spinsero i due a ventilare la possibilità che Moretti fosse responsabile della loro cattura e forse un informatore delle forze dell'ordine. Moretti aveva dormito nell'appartamento di Curcio la notte prima dell'arresto e si era poi allontanato al mattino prima dell'intervento dei carabinieri, mentre Semeria era stato catturato su un treno dopo una segnalazione anonima. I brigatisti in carcere promossero quindi, attraverso Azzolini e Bonisoli, una inchiesta interna riservata per verificare il comportamento di Moretti che peraltro fu completamente scagionato; egli protestò per questi sospetti e ottenne le scuse dei
[[File:Agguato di Santa Brigida, il corpo di F.Coco.jpg|thumb|left|upright=0.7|Il magistrato [[Francesco Coco (magistrato)|Francesco Coco]], ucciso insieme agli uomini della sua scorta a Genova l'8 giugno 1976 da un nucleo armato brigatista guidato da Mario Moretti.]]
Nonostante le critiche espresse dai militanti già in carcere, quindi Moretti e gli altri dirigenti decisero di portare avanti i loro progetti e di sopprimere il "Fronte di massa", limitando per il momento i contatti con i movimenti di protesta presenti nella società, e di sferrare soprattutto una serie di attacchi cruenti per dimostrare la capacità e la pericolosità dell'organizzazione; Moretti guidò questa nuova fase dimostrando notevoli doti di organizzatore e una fredda determinazione<ref>{{Cita|Bocca 1985|pp. 132-137|Bocca}}</ref>. Il Comitato Esecutivo decise anche di espandere territorialmente la struttura delle Brigate Rosse costituendo nuove colonne a Genova e a Roma. La prima azione della nuova strategia brigatista venne effettuata l'8 giugno 1976 proprio a Genova: nell'[[agguato di salita Santa Brigida]] un nucleo armato di cinque militanti, guidato da Mario Moretti, uccise il magistrato [[Francesco Coco (magistrato)|Francesco Coco]] e i due uomini della sua scorta. Fu il primo attentato mortale pianificato dai brigatisti ed ebbe vasta risonanza sgomentando l'opinione pubblica, impressionando gli ambienti dell'estrema sinistra e favorendo la situazione dei detenuti del gruppo storico imputati nel processo in corso a Torino che venne sospeso dopo l'agguato<ref>{{Cita|Bocca 1985|pp. 143-145|Bocca}}</ref>.
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