Candragupta Maurya: differenze tra le versioni

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== La situazione dell'India al tempo di Alessandro Magno ==
Sconfitto il rajah [[Poro]] ([[Purushottama]]) sul fiume [[Idaspe]] ([[Jhelum]]), - dopo averlo guadato presso la cittadina di [[Bhera]] - nell'attuale [[Pakistan]] nell'aprile del [[326 a.C.]], e fondate, il mese successivo due città prospicienti ed attraversate (all'epoca, poiché ora esso ha cambiato corso) dal fiume stesso, [[Alessandria Bucefala]] (secondo alcuni [[Jhelum]], secondo altri [[Jalalpur]], ma più probabilmente [[Mong]]) sul sito dove cadde il suo amato destriero [[Bucefalo]], ed [[Alessandra Nicea]] sul luogo stesso della battaglia (secondo alcuni [[Phalia]], ma più probabilmente [[Gujrat]]), Alessandro venne a conoscenza dei territori delle attuali [[India]] e [[Cina]]. Fu così che il macedone concepì di allargare il suo impero oltre i confini del precedente impero persiano. Durante il biennio [[327 a.C.|327]] - [[325 a.C.]], mentre sottometteva la XX [[satrapia]] persiana, corrispondente agli attuali [[Afghanistan]] e [[Pakistan]], [[Alessandro Magno]] s'informò circa le terre al di là dell'[[Indo]] ([[Sind]]), che venne attraversato sul ponte di barche che Alessandro aveva ordinato di costruire nei pressi del guado di [[Ohind]] ([[Udabhandapura]]), ad [[Efestione]] ed a [[Perdicca]], 25 chilometri a nord di [[Attock]]. Qui gli venne incontro il regnante locale, [[Omfi]] ([[Ambhi]], poi chiamato ufficialmente Taxila). Egli non solo aveva già offerto il suo aiuto ad Alessandro in [[Sogdiana]], con 30 elefanti e 700 cavalieri, ma aveva anche rifornito Efestione durante la costruzione del ponte e si ripropose ad attendere l'intero contingente quando questo avrebbe attraversato il fiume. Gli venne riferito dal re di [[Taxila]] ([[Takshicila]]), una trentina di chilometri a nordovest della moderna [[Islamabad]], che la terra tra l'Indo ed il [[Gange]] era "vasta quanto quella compresa tra il [[Tigri]] e l'Indo medesimo, ma frammentata in tanti regni in perenne lotta fra di loro e retta da re che potrebbero esser figli di un barbiere" (frase offensiva per designare dei re - travicello ostaggi dei dignitari di corte e / o dei generali dell'esercito). Una missione esplorativa che il macedone inviò nell'attuale regione indiana di [[Amristar]] confermò in parte il racconto. Però venne anche sottolineata la difficoltà dell'impresa per via della scarsità di vie di comunicazione, per il clima quotidianamente piovoso che trasformava i sentieri da aridi e polverosi in paludosi, per tutti i 330 km che gli esploratori coprirono in dodici giorni. Inoltre, pur confermata la notizia delle rivalità tra i regni in cui il [[subcontinente]] era frammentato, era pur vero che il regno più limitrofo ai confini disponeva di un esercito numericamente di molto superiore a quello messo in campo dai regni della valle dell'Indo che tanto filo da torcere stavano dando ai macedoni. Del resto, Alessandro era intenzionato a marciare sull'Indo, se l'esercito - stanco di continue campagne militari - non si fosse ammutinato, esausto di procedere a marce forzate di 40 km al giorno, in una terra martoriata dalle piogge monsoniche che rendevano l'aria zeppa di umidità, i sentieri impraticabili a causa del fango e le insidie di serpenti velenosi (probabilmente i [[cobra]]) e degli [[scorpiones|scorpioni]] sempre più presenti. Alessandro desiderava ardentemente giungere "all'estremo confine della terra, laddove essa si getta nel grande oceano". Alessandro voleva spingersi oltre il fiume [[Beas]], ed oltre questo confine fluviale sembra vi fosse un popolo numeroso, retto da un'oligarchia aristocratica, ricco di elefanti, forse i [[Prasii]] o i [[Gangaridi]], che governava il bacino del Gange, della dinastia [[Nanda]], la cui capitale, [[Pataliputra]] (la greca {{lang-grc|Παλίμβοθρα|Palímbothra}}) era situata alla confluenza del fiume [[Son (fiume)|fiume Son]] col Gange, presso la moderna città di [[Patna]]. Il malcontento incominciava ad appesantire gravemente, non solo il morale, ma soprattutto la disciplina dell'esercito macedone. La possibilità, sempre più concreta, di un “non - ritorno” portò i soldati ad una vera e propria forma d'ammutinamento, anche se non di aperta rivolta in considerazione del carisma di cui godeva Alessandro. L'esercito non aveva tutti i torti a rifiutarsi di proseguire in una campagna bellica in territori mai prima di allora conosciuti e - tanto meno - cartografati. Neppure i persiani avevano oltrepassato il corso dell'Indo. Già solo il fatto che, durante la stagione dei [[monsoni]] il continuo straripamento dei fiumi del [[Punjab (regione)|Punjab]] mette in serio rischio le salmerie, che avrebbero dovuto esser lasciate al di qua del confine, privando l'esercito di vettovaglie e di acqua potabile, avrebbe reso quasi impossibile il tentativo d'invasione dell'[[India]]. Laddove terminava la sua impresa, a ricordo, Alessandro fece erigere dodici altari giganteschi di pietra, in segno di ringraziamento all'intero pantheon che lo aveva protetto durante l'impresa. Ironia della sorte, quell'area oggigiorno è parte dello Stato indiano.
 
== L'ascesa di Chandragupta ==
[[File:Nanda_Empire,_c.325_BCE.png|thumb|right|Massima estensione dell'impero Nanda (325 a.C.)]]
Attraversato l'Indo, l'avanzata macedone verso oriente fu - dunque - arrestata dalla stanchezza dei soldati. La campagna indiana si arrestò al fiume [[Ifasi]] ([[Beas]]), ultimo immissario a Est del fiume Indo. Questo grande fiume con i suoi affluenti venne a costituire così, nel progetto di Alessandro, l'estremo confine naturale e storico del suo immenso impero. Prima di riprendere la via del ritorno, Alessandro fece innalzare sulla riva sinistra del fiume Ifasi dodici altari agli dei, in forma di torri. Al centro una colonna di bronzo portava la scritta: "Qui si fermò Alessandro". A distanza di 2.500 anni, è praticamente impossibile conoscere l'esatta ubicazione dei dodici giganteschi altari di confine, in quanto il corso - mutevole nei secoli - del fiume può averli erosi, fatti crollare, sepolti sotto diverse decine di metri di spessore di [[limo]]. Per quanto Alessandro non ebbe l'opportunità materiale per invadere l'India, la sua fama di sovrano saggio ed invincibile penetrò ugualmente nella regione, tanto che, a tutt'oggi, si tramanda la sua epopea condita da episodi più o meno fantasiosi.
Il clan dei Maurya era noto già da alcuni secoli, almeno dal tempo di [[Buddha]] ([[565 a.C.|565]] - [[486 a.C.]]), ma Chandragupta pare fosse stato di umili origini, quindi appartenente ad un ramo molto collaterale della famiglia, se non - addirittura - figlio illegittimo dell'ultimo sovrano della dinastia Nanda e di una donna appartenente a una delle caste più infime. Poco si conosce della sua vita. Nato probabilmente nel [[340 a.C.]], fu allievo del noto maestro e filosofo indù [[Kautilya]] (o [[Chanakya]]), che divenne - in seguito - suo consigliere, una volta che Chandragupta fondò l'impero Maurya. I due, con ogni probabilità, si trovavano esuli a Taxila quando, nel [[326 a.C.]] le armate macedoni invasero il bacino dell'Indo, in quanto Chandragupta pare esser stato esiliato per prevenire la sua possibilità di reclamare il trono<ref>Enciclopedia Britannica ed. 1911:{{cita web |url=http://www.1911encyclopedia.org/Chandragupta_Maurya |titolo=Copia archiviata |accesso=7 settembre 2010 |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110912220623/http://www.1911encyclopedia.org/Chandragupta_Maurya |dataarchivio=12 settembre 2011 }}</ref>, mentre Kautilya, appartenente alla potente casta sacerdotale dei [[Bramini]] si dice avesse giurato di vendicarsi di un'offesa arrecatagli da uno dei coreggenti del Regno di Nanda <ref name="Docherty Paddy pp. 69 - 70">Docherty Paddy: "Khyber Pass: Una storia d'imperi e d'invasioni". Il saggiatore Edizioni; 2012; pp. 69 - 70.</ref>. Secondo quanto scritto da [[Plutarco]]<ref>Plutarco: "Vita d'Alessandro"; cap. LXII</ref>, ma non si hanno riscontri in merito, fu proprio Chandragupta a spingere Alessandro a tentare la conquista del regno dei Nanda. Di certo conosciamo l'ammirazione del sovrano indiano per il tentativo del macedone di creare un impero universale e la fusione in un'unica entità di razze, popoli, usi e costumi così diversi, tanto che egli adottò questo criterio a corte una volta insediatosi sul trono dei Nanda. Per primo Chandragupta concepì di detronizzare l'imperatore del [[Regno di Nanda]]. Il testo sanscrito [[Mudrarakshasa]] scritto da [[Visakhadutta]] e il testo dello [[Giainismo]] [[Parisishtaparvan]] citano un'ambasceria a fini d'alleanza militare compiuta da Chandragupta in persona presso il rajah himalaiano [[Parvatka]], da alcuni storici identificato proprio col rajah sconfitto da Alessandro Magno presso il fiume Idaspe, [[Poro]]. Dopo la morte di Alessandro, in effetti Poro si era smarcato dall'alleanza macedone, diventando a tutti gl'effetti sottomesso solo di nome, ma conducendo una politica totalmente autonoma da [[Babilonia]]. Effettivamente<ref>Docherty Paddy: "Khyber Pass: Una storia d'imperi e d'invasioni". Il saggiatore Edizioni; 2012; pp. 67 - 68.</ref> Poro potrebbe aver aiutato Chandragupta a rovesciare il regno Nanda, o, quanto meno a far scoppiare rivolte, dal momento che è accertato storicamente l'assassinio del rajah da parte del generale greco [[Eudemo]] nel [[317 a.C.]] e forse non è un caso che le prime esperienze belliche del futuro imperatore si compirono nel Punjab, sebbene sicuramente dopo la morte di Alessandro, ma anche di Poro. In effetti, Poro e Chandragupta forse si allearono per abbattere il Regno dei Nanda, il che venne visto dai macedoni come un pericolo da cui scaturì la decisione di eliminare Poro<ref name="Ibidem">Ibidem.</ref>. Eudemo dovette smobilitare comunque dal [[Punjab]] già l'anno seguente ([[316 a.C.]]) per via delle rivolte e della guerriglia scatenate da Chandragupta, che si presentò come legittimo erede di Poro, portandosi dietro la gran maggioranza dell'esercito, mentre i pochi presìdi lasciati in loco vennero massacrati dagl'indiani<ref name="Ibidem"/>. Il [[Regno dei Nanda]] (più propriamente "[[Reame di Magadha]]") era retto fino al [[329 a.C.]] dal saggio rajah [[Mahapadma Nanda]], quando, alla sua morte, non venne nominato alcun successore e i suoi sette figli assursero contemporaneamente al trono, incominciando una guerra civile per assicurarselo interamente<ref name="Ibidem"/>. Da diverse fonti storiche si evince che il reame era nel caos più completo e che intere province si erano rese del tutto autonome, sia quelle hymalaiane, sia il territorio di [[Kalinga]] e l'area del [[Deccan]], così come s'intravede che i sette figli eredi non fosser minimamente all'altezza del padre, e - tanto meno - popolari, cosicché il reame stava iniziando a disintegrarsi<ref name="Ibidem"/>. Chandragupta, pertanto, incominciò a distinguersi, prima nelle continue guerre (forse guerriglie, più propriamente) contro i greco - macedoni a oriente, e poi contro i [[Nanda]], che allora controllavano la parte centro settentrionale del subcontinente ed erano in piena decadenza. L'occasione di porsi a capo di un movimento di liberazione della valle dell'Indo nacque dopo che i macedoni persero, a partire dalla data della morte di Alessandro, nel [[323 a.C.]] il controllo dell'area, troppo lontana dai centri di potere siti a [[Babilonia]], a [[Susa (Elam)|Susa]], a [[Ecbatana]] (la moderna [[Hamadan]], in [[Iran]]).
 
== La campagna antimacedone e la conquista del potere ==