Marcello Venuti: differenze tra le versioni

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Marcello e i fratelli minori [[Ridolfino Venuti|Ridolfino]] e [[Filippo Venuti (archeologo)|Filippo]], rimasti orfani di padre nel [[1708]], entrarono sotto la tutela dello zio Domenico Girolamo che ne indirizzò gli studi dapprima presso il [[Liceo Cicognini]] di [[Prato]], poi presso l'[[università di Pisa]] per seguire gli studi di [[giurisprudenza]]. Una volta rientrati a [[Cortona]], furono loro i fondatori della Società per la compra dei libri, nel [[1726]]. L'anno successivo, avendo acquisito la biblioteca di Onofrio Baldelli, loro zio materno, la società fu trasformata nell'[[Accademia Etrusca|Accademia etrusca delle antichità ed iscrizioni]], con il compito di organizzare la consistente eredità libraria per informare e intrattenere gli eruditi adepti. Nel [[1731]], Marcello fu eletto gran conservatore dell'[[Ordine di Santo Stefano papa e martire|Ordine di Santo Stefano]].<ref name=siusa>{{cita web|url=http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona&Chiave=55020&RicPag=13&RicFrmRicSemplice=venuti&RicVM=ricercasemplice&RicSez=produttori|titolo=Venuti Marcello|accesso=20 marzo 2018}}</ref>
 
Nel [[1734]], in occasione dell'arrivo di [[Carlo III di Spagna|Carlo III di Borbone]] a [[Napoli]], Marcello e l'altro fratello Girolamo raggiunsero la città partenopea attratti dal vivace ambiente intellettuale, ravvivato da [[Bernardo Tanucci]], [[Bartolomeo Corsini]] e [[Bartolomeo Intieri]]. Insieme a Carlo arrivavano a Napoli anche le casse della [[collezione Farnese]] da [[Parma]]. Un primo riordino degli oggetti delle collezioni fu commissionato a Marcello Venuti che lo condusse con grande capacità e che gli valse la nomina, nel 1734, a direttore della [[Museo nazionale di Capodimonte#GalleriaCollezione Farnese|Galleria Farnese]] di Napoli. Nel frattempo egli promosse e partecipò alle prime scoperte delle antichità nascoste sotto la città di [[Ercolano]], che gli portarono, come riconoscimento l'ambito titolo di marchese di [[Cuma]].<ref name=siusa/>
 
Nel [[1740]], Marcello Venuti, deluso dalle risposte che le sue scoperte avevano suscitato a Napoli, decise che era il momento di tornarsene a Cortona, anche perché era necessario che qualcuno della famiglia si dedicasse alla sistemazione degli affari domestici. Prese così in moglie Lucrezia Venuti, figlia di Piero e di Maddalena Vermiglioli, discendente di un altro ramo dei Venuti e da lei ebbe sei figli, tre maschie e tre femmine. Nel frattempo, oltre a riordinare l'economia dei beni, riprese in mano il progetto abbandonato dallo zio per la villa di Catrosse, con l'ausilio dell'architetto [[Carl Marcus Tuscher]] di [[Norimberga]] e fra il [[1746]] e il [[1747]] vi chiamò il pittore bolognese [[Vincenzo Torrigiani]] ad affrescare le stanze appena terminate. In quegli anni egli rianimò la vita intellettuale cittadina, con l'iniziativa delle "notti coritane", a partire dal [[1744]], ed ebbe anche modo di dare alle stampe la ''Descrizione delle prime scoperte dell'antica città di Ercolano'', uscito nel [[1747]], che fu ben accolta.<ref name=siusa/>