Benedetto Cacciatori: differenze tra le versioni

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Le poche notizie su di lui, anche da parte delle fonti del tempo, sono indice dell'emarginazione storica e critica dell'artista, incrementata dall'atteggiamento contrario ad ogni tipo di pubblicità personale che la maggior parte degli storici attribuisce allo scultore.
 
Benedetto fu il secondogenito di cinque figli di [[Lodovico Ceccardo Cacciatori]] e [[Maria Susanna Elisabetta Ravenna]]. Nacque il 29 dicembre 1794 e fu battezzato il 4 gennaio dell'anno successivo, come risulta dall' ''[[Index baptizatorum]]'' del [[duomo di Carrara]].
 
Il padre dell' artista, Lodovico (1760-1854), ricoprì per diversi anni l'incarico di professore di Architettura e Ornato presso l'accademia di Carrara, nella quale il giovane Benedetto si formò sotto gli insegnamenti dello scultore neoclassico [[Lorenzo Bartolini]]: al padre si devono sicuramente la prima formazione artistica e la possibilità di seguire studi presso l'[[Accademia di Brera]].
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Nel 1810 Benedetto, il padre e i fratelli si trasferirono temporaneamente a Milano a causa di importanti commissioni che Lodovico dovette eseguire nel capoluogo lombardo.
 
Benedetto lavorò assieme al padre alla restaurazione e alla decorazione dell'[[Arco della Pace|Arco trionfale del Sempione]].
 
Cacciatori, come detto precedentemente, poté proseguire gli studi artistici all'Accademia di Brera e fu influenzato da molti grandi artisti come [[Luigi Canonica]], [[Luigi Cagnola]], [[Giuseppe Zanoia]], [[Ferdinando Albertolli]], [[Luigi Sabatelli]], ma soprattutto da [[Camillo Pacetti]] che fu sempre considerato da Benedetto come un secondo padre.
 
Nel 1816 a causa di problemi economici, per poter proseguire gli studi, Benedetto Cacciatori inviò una supplica formale alla cancelleria dell'imperatore [[imperatoreFrancesco II d'Asburgo-Lorena|Francesco I]].
 
L'artista dimostrò che le sovvenzioni che gli furono concesse erano state ben usufruite: lo stesso anno ottenne tre premi tra cui uno per la sua scultura ''Ercole recupera Dejanira dal centauro Nesso''.
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La figura angelica con le mani giunte costituisce una reinterpretazione dell'artista di un'opera precedente scolpita dal suo maestro Pacetti tra il 1808 e il 1813 raffigurante [[Santa Marcellina]] per la [[Basilica di Sant'Ambrogio]].
 
Opere ugualmente importanti di questo primo periodo lombardo furono [[''Gli Angeli e il Salvatore]]'' per l'altare della [[Chiesa di Santa Maria]] presso [[San Celso]] a Milano e l'[[''Apollo Pastore]]'' scolpito in collaborazione con Pacetti.
 
==Le commissioni dei Savoia per Hautecombe==
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Tutte i monumenti della Abbazia di Hautecombe furono realizzati in [[pietra di Seyssel]] (un calcare bianco da costruzione molto tenero) che Cacciatori seppe riadattare ed utilizzare scolpendo sia monumenti esterni all'Abbazia sia monumenti interni ad essa: all'esterno troviamo le statue della Fede, della Speranza, della Carità, della Religione (ordine inferiore), la Giustizia, la Fortezza, la Temperanza e la Prudenza (ordine superiore) e ancora, San Vitale e San Zenone, Sant'Agostino e San Celestino papa, San Clorinda e San Gualtiero, San Manlio e Santa Rosa, San Nicolò e Santa Faustina.
 
Internamente all'Abbazia, Cacciatori realizzò [[''La Madonna degli Angeli]]'' (rilievo colossale in marmo di Carrara che ospita la tomba di Carlo Felice e [[Maria Cristina]]), due [[Pleureuses]] a coronamento della [[Lapide in suffragio di Marianna del Ciablese]] (sorella di Carlo Felice), San Zenone, Sant'Alfonso dei Liguori, San Deogratias e Sant'Ubaldo (quattro statuette per il [[Monumento funebre di Claudio d'Estavayer]], vescovo di Belley, in seguito utilizzato nel 1983 come tomba per [[Umberto II]] e [[Maria José di Savoia]]), e ancora, una statua di Mosè, della ''Religione'' e de ''Il buon pastore''.
 
Lo scultore non si dimenticò di elogiare Carlo Felice per averlo incaricato di lavorare a praticamente tutto il restauro dell'Abbazia e fece per lui un gigantesco [[Monumento del re Carlo Felice di Sardegna]], statua a figura sedente in marmo di Carrara a destra dell'ingresso all'aula principale.
 
Scolpì inoltre il cenotafio per alcuni componenti della famiglia reale dei Savoia, come Guglielmo di Savoia e Beatrice di Savoia.
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==L'attività per i grandi cantieri milanesi dell'arco della Pace, di Porta Orientale e del duomo==
 
Nel 1827 Benedetto Cacciatori cominciò la restaurazione dell'arco della Pace, incaricato del rilievo rappresentante l'[[Ingresso degli Augusti nostri sovrani di Milano]] e delle due Vittorie composte poi però da [[Camillo Pacetti]].
 
L' artista eseguì in seguito le due statue del fiume Po e del Ticino.
 
L'11 giugno del 1829, la [[Congregazione Municipale]] della Regia Città di Milano commissionò otto statue (presso Porta Orientale a Milano) a Cacciatori e ad altri artisti: Cacciatori usò il marmo bianco della sua città e scolpì le statue di ''Minerva'' (1830-1833) e di ''Mercurio'' (1830-1833).
 
Il suo impegno nella decorazione dell'arco della Pace e della Porta Orientale furono il trampolino di lancio per la decorazione del Duomo di Milano: gli venne commissionata nel gugliotto Pestagalli la statua di Santa Moniola.
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Nel 1828 Benedetto Cacciatori espose a Brera solamente l'''[[Apollo pastore]]'', poiché impegnato in cantieri scultorei che non permettevano la produzione di singoli pezzi. Cacciatori non figurò nel catalogo della mostra per ulteriori sei anni, dopo i quali espose un Busto (non meglio identificato) in marmo, tre opere commissionategli dalla famiglia dell'industriale [[Pietro Gavazzi]] e due statue di gusto neoclassico per la [[chiesa parrocchiale di Sant'Antonio abate di Valmadrera]].
 
Pietro e Antonio Gavazzi commissionarono all'artista carrarese nel 1838 un Putto (dedicato ad un figlio di Antonio morto in età infantile) e il [[Monumento funerario di Giuseppe Antonio Gavazzi]] che vennero posti accanto alla [[Maria Vergine col Bambino]] scolpita per Racconigi su commissione di [[Carlo Alberto di Savoia]].
 
Nel 1842 Cacciatori espose nuovamente a Brera una statua marmorea del [[Redentore in atto di salire al cielo]] e nello stesso anno realizzò quattro rilievi per la facciata della [[chiesa di San Gerardo dei Tintori]] a Monza.