Michele La Spina: differenze tra le versioni

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Il suo secondo studio, nell'ex [[Chiesa di Santa Maria in Tempulo|chiesa di S.Maria in Tempulo]], lungo la Passeggiata archeologica in via di Valle delle Camene a Roma, che fino al [[1985]] è sempre stata luogo di studio per artisti, fu vandalizzato mentre lo scultore era morente a letto, tra il [[1941|'41]] e il [[1943|'43]] del secolo scorso. Qui stette fino al [[1948]] una enorme testa di Garibaldi alta dieci metri, in gesso, prototipo di un monumento a figura intera che La Spina avrebbe voluto erigergli in [[Liguria]], incastonato nella linea di un monte un po' come [[Gutzon Borglum]] stava facendo al [[Monte Rushmore]] coi granitici ritratti dei quattro Presidenti degli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], con lo sguardo rivolto a [[Nizza]]. In quell'anno fu deciso di distruggerla perché intrasportabile alla [[Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea]] di Roma che l' aveva ricevuta dall' [[Accademia di San Luca]].
 
Ad Acireale alcune sue opere sono un'altra gigantesca testa di Garibaldi in gesso, in una sala della Pinacoteca Zelantea , il monumento ai Caduti di piazza Garibaldi, composizione degli anni venti con più figure in bronzo<ref>Sull'inaugurazione del monumento, Vito Finocchiaro scrive che "pare (ma figuriamoci se allora i giornali poterono scriverlo!)" che avvenne di notte, senza cerimonia, scoprendolo a opera di un gruppo di giovani del [[GUF]], nel [[1929]]. Tutto questo perché si temeva (dato frequente nelle sculture esposte al pubblico, specie i monumenti), che le nudità - in questo caso del giovane che tiene in mano una bomba e del morto che giace su un rilievo del travertino - offendessero il comune senso del pudore. Indicativo è in questo senso, il giudizio datone dal sacerdote don Sozzi, filosofo acese dal grande senso dell'umorismo: "'U vivu è troppu vivu, e 'u mortu è troppu mortu".</ref>[1], su un alto basamento di travertino, e il monumento funebre dei Geremia, nel cimitero, forse la sua massima realizzazione. La Zelantea ha anche diversi busti bronzei e in gesso patinato e diverse terrecotte. Sempre ad Acireale, busto di L.Vigo in bronzo nell'omonima villetta, busto di S.Filippo Neri ai Filippini, busti di cittadini benemeriti alla Villa Belvedere ( Agostino Pennisi, Leonardo Vigo Fuccio, Giambartolo Romeo Marone in marmo, Francesco Samperi Melita e Teodoro Musmeci in bronzo).
A Roma la GNAM, Galleria nazionale d'arte moderna, possiede busti del giurista Nicola Spedalieri (gesso, 1894), del pittore Giuseppe Sciuti (terracotta,1882), dell'On. Mirabelli (bronzo), di una popolana, di un ufficiale (gesso) di Mariano Campione e di Francesco Samperi Melita (gessi). All'Accademia nazionale di San Luca, sempre a Roma, sono conservate il Satiro (bronzo), la Madre (gesso), il busto di Edoardo Martinori del 1934, e quello in marmo dello storico Francesco Schupfer. Un piccolo nudo femminile sdraiato, in bronzo, è presente al Quirinale.