Semiosfera: differenze tra le versioni

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La semiosfera è circoscritta e delimitata da un confine principale dagli spazi circostanti, che sono extrasistematici o appartengono ad altre semiosfere. Dalla prospettiva di una cultura, ciò che è oltre il confine principale è non semiotico ed è incomprensibile. Questa caratteristica implica la separazione tra un “nostro” e un “altro” (tra un “noi” e un “loro”), ovvero tra uno spazio interno alla semiosfera ed uno ad essa esterno.
 
L'opposizione tra interno ed esterno è molto importante e caratterizzante rispetto ad una cultura. Lotman fa, tra gli altri, l'esempio della cultura greca classica che contrapponeva il proprio spazio interno organizzato a uno spazio interno visto come barbaro e caotico, impossibile da comprendere (si noti che il termine greco è una parola onomatopea che imita la balbuzie)<ref>{{Cita libro|autore=Jurij Lotman, Boris Uspenskij|titolo=Tipologie della cultura|annooriginale=1975|editore=Bompiani|città=Milano|ISBN=978-88-452-0313-8}}</ref>.
 
Per quanto riguarda lo spazio interno, esso è caratterizzato da confini secondari, che delimitano lo spazio riservato ai singoli sistemi di segni.
 
Un’altra divisione importante all’interno della semiosfera è quella tra periferia e centro. La periferia - luogo di sistemi mobili e dinamici - si contrappone al centro. Al centro della semiosfera vi è il suo nucleo identitario, i sistemi più stabili e dominanti. Il centro, quindi, ha il compito di fornire un’autodescrizione (che può essere più o meno rigida) della cultura e di favorire l’omogeneità della semiosfera. Al contrario, la periferia della semiosfera è un 'area dinamica, bilingue, dove due semiosfere entrano in contatto e dove avvengono continui scambi tra l’esterno e l’interno. Affinché i testi esterni risultino comprensibili occorre tradurli in uno dei linguaggi della semiosfera. Il confine, che è poroso e permeabile, è il luogo dove avvengono i processi traduttivi: <blockquote>“il confine semiotico è la somma dei filtri di traduzione. Passando attraverso questi, il testo viene tradotto in un’altra lingua (o lingue) che si trovano fuori dalla semiosfera data”<ref>{{Cita libro|nome=|titolo=Ibid.|anno=|editore=|p=58-59}}</ref>.</blockquote>Il confine della semiosfera funge quindi da membrana con duplice funzione: da una parte serve a delimitare un interno da un esterno e a limitare la penetrazione di testi estranei, dall’altra a filtrare e trasformare ciò che è esterno in interno.
Il confine, da questo secondo punto di vista si definisce come un vero e proprio spazio, un luogo in cui la commistione dei linguaggi, passando attraverso una loro destrutturazione e primitivizzazione, porta a processi di creolizzazione<ref>{{Cita libro|autore=I. Pezzini|autore2=F. Sedda|curatore=R. Coglitore e F. Mazzara|titolo=Semiosfera|anno=2004|editore=Meltemi|città=Roma|pp=368-379|url=http://www.studiculturali.it/dizionario/pdf/semiosfera.pdf}}</ref> .
 
=== Meccanismi traduttivi ===
I meccanismi traduttivi hanno un ruolo fondamentale non solo tra interno e esterno, ma anche all’interno di una singola semiosfera.
 
La metafora usata da Lotman per descrivere lo spazio interno alla semiosfera è quella di una sala di museo: la presenza di elementi estremamente eterogenei, come testi appartenenti ad epoche diverse, scritti in lingue diverse, persone provenienti da diversi background culturali, produce una sorta di irregolarità strutturale<ref>Sedda Franciscu, "Imperfette traduzioni", introduzione a J.M. Lotman, ''Tesi per una semiotica delle culture'', a cura di F. Sedda, Meltemi, Roma, pp. 7-68, http://www.larici.it/architettura_ambiente/composizione/lotman/lotman_uniroma1.pdf.</ref>, o irregolarità semiotica<ref>{{Cita libro|autore=Jurij Lotman|titolo=La semiosfera. L'asimmetria e il dialogo nelle strutture pensanti|editore=Marsilio|città=Venezia}}</ref>, che costituisce una riserva inesauribile per i processi dinamici e traduttivi.
 
Un buon esempio portato da Lotman è il caso dei [[Decabrismo|decabristi]]. Questi giovani rivoluzionari russi di estrazione nobiliare crearono, secondo Lotman, un nuovo modello di comportamento esempio di impegno civile, che ispirò le generazioni a venire e che deriva dall'imitazioni di figure letterarie del passato<ref>{{Cita libro|autore=Jurij Lotman|titolo=Tesi per una semiotica della cultura|url=http://www.larici.it/architettura_ambiente/composizione/lotman/lotman_uniroma1.pdf|annooriginale=1973|editore=Meltemi|città=Roma}}</ref>.
 
Un’idea centrale nella semiotica di Lotman è che la comunicazione è in sé di natura traduttiva<ref>{{Cita libro|autore=Anna Maria Lorusso|titolo=Semiotica della cultura|annooriginale=2010|editore=Laterza|ISBN=978-88-420-9117-2}}</ref>: lo scambio comunicativo e il dialogo da un soggetto A ad un soggetto B non sono mai passaggi di informazione inerti. Visto che due soggetti non possono essere uguali (perché avranno vissuto esperienze almeno parzialmente diverse, avranno memorie diverse) rimarrà nel loro scambio almeno una piccola percentuale di incomunicabilità. È proprio questa asimmetria, per quanto minima, che produce nuova informazione nello scambio comunicativo. Di qui è evidente la natura eminentemente dialogica e plurilinguistica che guida la concezione di Lotman: <blockquote>La creatività, infatti, secondo Lotman nasce sempre e solo nella relazione (la relazione con l’Altro, col diverso, con l’esterno - tutti modi per dire: con un altro linguaggio) e dunque il pluralismo della cultura non è tanto una caratteristica di fatto quanto una condizione ''sine qua non'' <ref>''ibid.,'' p.57.</ref>.</blockquote>La differenza tra le parti in dialogo, tuttavia, non può essere troppo netta, quindi somiglianza e differenza tra le parti sono egualmente importanti: una incomunicabilità totale non porta a nulla. È per questo che testi provenienti da semiosfere diverse e che attraversano il confine poroso di una cultura possono essere accettati da quest’ultima solo dopo essere stati tradotti.
 
== Connessioni ad altri settori ==
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Il concetto di semiosfera, nato per studiare fenomeni nell’ambito della cultura, si è rivelato di interesse anche per campi ibridi come la [[biosemiotica]], paradigma che, dopo la morte di Lotman, si è molto evoluto a [[Università di Tartu|Tartu]].
 
Alla fine degli anni '90 Kalevi Kull<ref>Kalevi Kull,"On Semiosis, Umwelt, and Semiosphere".  in ''Semiotica''  vol. 120(3/4), pp.299–310, http://www.zbi.ee/~kalevi/jesphohp.htm.</ref>, docente di biosemiotica all’ateneo tartuense,  proponeva un rinnovamento all’interno della biologia a partendo da spunti derivanti dalla semiotica.
 
Il nodo principale dell’argomentazione di Kull si basava sulla distinzione tra organismi viventi e non viventi presentata da [[Walter Elsasser|Elsasser]]<ref>Walter Maurice Elsasser. Atom and Organism: A New Approach to Theoretical Biology. Princeton: Princeton University Press, 1966.</ref>, per cui solo i primi avrebbero capacità creative. Kull nota che la creatività può essere accostata a ciò che si intende con semiosi. La semiosi quindi verrebbe a costituire il discrimento tra organismi viventi e non. A partire da tali premesse, Kull lega il concetto lotmaniano di semiosfera a quello di [[Umwelt]]  sviluppato da  [[Jakob Johann von Uexküll|Jakob von Uexkül]]<nowiki/>l, definendo la semiosfera come l’insieme di tutti gli Umwelten  interconi.i.
 
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