Rom in Italia: differenze tra le versioni

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[[File:Fingerprint-Roma.jpg|thumb|right|Schedatura dei rom in Italia nel 2008]]
A seguito dell'[[ordinanza]] di [[protezione civile]] del 30 maggio 2008 di procedere all'identificazione di tutti coloro che vivono nei campi nomadi, partendo dalle Regioni [[Campania]], [[Lombardia]] e [[Lazio]], il [[Ministero dell'Interno]] ha costituito un gruppo di lavoro con le amministrazioni interessate (ministero dell'Interno, [[Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali]], [[Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca]] e [[UNICEF]]) con il compito di elaborare un piano di attuazione degli interventi successivi al censimento. A seguito del censimento sono stati individuati complessivamente 167 accampamenti, di cui 124 abusivi e 43 autorizzati, ed è stata registrata la presenza di 12.346 persone, tra le quali 5.436 minori.<ref>[http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/speciali/censimento_nomadi/ Ministero Dell'Interno - Scheda Editoriale<!-- Titolo generato automaticamente -->] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20111010074725/http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/speciali/censimento_nomadi/ |data=10 ottobre 2011 }}</ref>
 
Le migrazioni di [[popoli romaní]] dall'Europa orientale che hanno interessato l'Italia nel Novecento sono state principalmente le seguenti: alla fine della [[Seconda guerra mondiale]], dalla [[Croazia]] di lingua italiana; a cavallo degli anni sessanta e settanta, a seguito del terribile [[Terremoto di Skopje|terremoto]] che devastò la [[Macedonia (regione storica)|Macedonia]] ([[Skopje]]); già dal 1987, e poi soprattutto con il grande esodo verificatosi a seguito della guerra nella ex [[Jugoslavia]] (1991), principalmente dalla [[Bosnia ed Erzegovina]] e dal [[Kosovo]]; infine alla fine del socialismo reale, quindi dai paesi dell'Europa orientale.<ref>Cooperativa AndoKampo, Zingari nelle città, a cura di Marco Piras, Antonella Gandolfi, Milly Ruggiero, Lucia Masotti in collaborazione con l'Opera Nomadi, sezione di Bologna, Centro Stampa del Comune di Bologna, 1994</ref>
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La maggior parte degli zingari in Italia è stanziale e vive in aree attrezzate<ref>[http://www.click.vi.it/sistemieculture/Paola.html Il mediatore culturale nelle aree di sosta per zingari]</ref>, o in case popolari e alloggi costruiti dai comuni o enti pubblici in aree specifiche o in case di proprietà o in affitto.
Esistono numerosi "campi nomadi" autorizzati dai comuni, dove le abitazioni sono costituite da container, roulotte, tende e baracche. Le condizioni igieniche e di sicurezza abitativa sono talvolta precarie, non sono rari gli incendi e gli incidenti mortali dovuti all'utilizzo di candele (spesso manca l'elettricità). Oltre ai campi autorizzati, esistono diversi campi abusivi, abitati principalmente da rom dell'est Europa.
Sono stati compiuti tentativi di creare micro-villaggi che permettessero alla popolazione romaní di preservare la propria struttura familiare e al tempo stesso innalzare i propri standard abitativi e sociali, talvolta con risultati positivi. Un caso del genere è quello dell'area residenziale per famiglie rom del "''Guarlone''" a [[Firenze]]. L'esperienza in questo caso ha dato esito positivo poiché, nel 1998, ''a dieci anni di distanza, l'area residenziale ed i suoi abitanti fanno parte integrante del quartiere, <nowiki>[...]</nowiki> e l'attenzione con la quale gli abitanti curano l'area smentisce lo stereotipo del rom secondo il quale "non è abituato a vivere in casa e vive nello sporco"'';<ref>[http://www.michelucci.it/node/39 Una casa per i rom] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160306222555/http://michelucci.it/node/39 |data=6 marzo 2016 }}</ref> Altri villaggi rom sono stati costruiti a [[Cosenza]] nel [[2001]] e ad [[Arghillà]], quartiere periferico di [[Reggio Calabria]].
 
== I rom della ex Jugoslavia e della Romania in Italia ==