Utente:Distico/Sandbox/7: differenze tra le versioni
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Di conseguenza la mitologia religiosa diventa, secondo Peterson, il primo step per approcciare una forma di pensiero e di azione morale: «Il mito ritrae ciò che è noto e svolge una funzione che, se limitata a ciò, potrebbe essere considerata di importanza capitale. Ma il mito presenta anche informazioni molto più profonde - quasi indicibilmente profonde, una volta che verranno (oserei dire) correttamente comprese. Tutti produciamo modelli di ciò che è e di ciò che dovrebbe essere, e di come trasformare gli uni negli altri. Modifichiamo il nostro comportamento quando le conseguenze di tale comportamento non sono quelle che vorremmo. Ma a volte la mera alterazione del comportamento è insufficiente: dobbiamo cambiare non solo ciò che facciamo, ma ciò che pensiamo sia importante. Ciò significa una riconsiderazione della natura del significato motivazionale del presente e la riconsiderazione della natura ideale del futuro».<ref name="p14">''Ibid.'', p. 14</ref>
Dunque i miti permettono di individuare, evolutivamente parlando, in forma archetipica, i [[pattern]] di comportamento vantaggiosi che, se seguiti, possono consentire all'essere umano di "vivere" in modo compatibile con il successo evolutivo della propria specie. Secondo Peterson infatti: «la verità mitica è l'informazione, derivata dall'esperienza passata, derivata dall'osservazione passata del comportamento, ed è rilevante dal punto di vista della motivazione fondamentale e dell'effetto».<ref name="p390">''Ibid.'', p. 390</ref>
====L'emergere della «moralità» e il peso evolutivo delle gerarchie====
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