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==La sorte dei giudici==
Dei quattro giudici che formavano il Tribunale Straordinario della Dalmazia, Magaldi e Centonze sopravvissero alla guerra e non furono mai processati per la loro partecipazione a quest'organo. Le loro vicende personali sono qui sintetizzate.
===Gherardo Magaldi===
Gherardo Magaldi, nato ad agosto del 1882, proveniva dall'arma di artiglieria<ref>Le informazioni biografiche sono tratte - salvo diversa indicazione - da {{cita|Cappellano 2008|pp. 44 ss}}.</ref>. Ufficiale dal 1902, pluridecorato al valor militare (tre medaglie d'argento, una croce di merito), fu grande invalido e mutilato della [[Prima guerra mondiale|Grande guerra]]. Dopo la guerra fu riassunto in servizio presso il corpo d'armata di Firenze. Negli anni '30 fu segretario dell'[[Ordine militare di Savoia]]<ref>{{cita libro|titolo=Giornale Ufficiale del Regio Esercito|città=Roma|anno=1934|p=662}}</ref>. Nel 1937 fu nominato generale. Durante la seconda guerra mondiale fu comandante del presidio militare di Sebenico, poi presidente del Tribunale Straordinario della Dalmazia. Al suo scioglimento fu nominato presidente del Tribunale Militare d'Armata di Atene. Sostituito a causa della sua eccessiva severità, rientrò in Italia. Dopo l'8 settembre aderì alla Repubblica Sociale Italiana, divenendo comandante della Regione Militare di Roma e poi di Bologna. Qui presiedette anche un tribunale straordinario di guerra che condannò a morte diversi partigiani. Incarcerato a Milano nel dopoguerra, ad agosto del 1945 venne cancellato dai ruoli di ufficiale dell'esercito per aver "cooperato dopo il 13 ottobre 1943 con le forze armate in guerra contro l'Italia<ref>{{cita news|titolo=Ufficiali dell'Esercito cancellati dai ruoli|pubblicazione=[[La Stampa]]|data=18 agosto 1945|pagina = 1}}.</ref>. Aperto un procedimento penale a suo carico dalla Procura di Bologna, il 18 novembre 1946 venne condannato a 18 anni di carcere - ridotti a dodici per condono e per la concessione delle attenuanti generiche - per le fucilazioni e le varie condanne comminate dal dicembre 1943 al gennaio 1944 dal tribunale straordinario di Bologna<ref>{{cita news|titolo=Diciott'anni al Gen. Magaldi che condannò a morte molti patrioti|pubblicazione=[[Corriere d'Informazione]]|data=18 dicembre 1946|p=1}}</ref>. Interrogato in altro procedimento come testimone, Magaldi aveva rivendicato con tono "spavaldo e quasi arrogante" l'operato del tribunale straordinario<ref>{{cita news|titolo=Testimone arrestato in udienza alla Corte d'Assise speciale|pubblicazione=[[Corriere d'Informazione]]|data=5-6 settembre 1946|p= 2}}</ref>, sull'attività del quale venne chiamato a testimoniare anche nel processo contro il questore di Bologna della RSI Giovanni Tebaldi<ref>{{cita news|titolo=La deposizione dei congiunti di dieci ostaggi fucilati a Bologna|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=4 ottobre 1953|p=6}}</ref>. In quanto invalido, scontò la sua condanna sia nella casa penale per minorati fisici e psichici di Soriano nel Cimino che a Viterbo<ref>{{cita libro|curatore=Anna Laura Sanfilippo|titolo=Le carte Pasquali Coluzzi. Le corrispondenze dei fascisti detenuti a Viterbo (1946-1953)|editore=Cavinato Editore International|città=Brescia|anno=2016|ISBN=9788869823787|pp=94-95}}</ref>
===Francesco Centonze===
Negli anni '20 - giovane fascista in Umbria - polemizzò contro le le organizzazioni giovanili cattoliche<ref>{{cita libro|autore=Alberto Monticone|titolo=Cattolici e fascisti in Umbria: (1922-1945)|editore=Il Mulino|città=Bologna|anno=1978|pp=308 ss.}}</ref>. Nel 1928 pubblicò il saggio ''Il diritto al nome''<ref>{{cita libro|autore=Francesco Centonze|titolo=Il diritto al nome|città=Città di Castello|editore=Leonardo Da Vinci|anno=1928}}</ref>. Divenuto magistrato, nel 1939 fu pretore in Puglia<ref>{{cita libro|titolo=Italy Zone Handbook: Apulia|editore=Foreign Office|anno=1943| p=17}}</ref>. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla Repubblica Sociale Italiana. A Milano fu pubblico ministero del Tribunale Militare Straordinario che fra gennaio e marzo del 1945 emise 25 condanne a morte contro i partigiani. Nel 1947 fu processato per questo assieme al presidente del tribunale - generale Pasquale Spoleti - e al tenente Giuseppe Libois, giudice a latere. Tutti e tre erano latitanti. Spoleti venne condannato a 30 anni di reclusione, Libois a 10 anni, mentre Centonze venne assolto per [[Amnistia Togliatti|amnistia]]<ref>{{cita news|pubblicazione=Corriere della Sera|data=11 gennaio 1947|titolo=Trent'anni di reclusione al generale Spoleti|p=2}}</ref>. Tornato a fare il magistrato, nel 1959 - mentre ricopriva la carica di consigliere della Corte d'Appello di Genova - si candidò alle prime elezioni per il [[Consiglio Superiore della Magistratura]], non venendo eletto<ref>{{cita news|titolo=Le elezioni per il Consiglio superiore della Magistratura|pubblicazione=Corriere della Sera|data=20 gennaio 1959|p=4}}</ref>. Andò in pensione nel 1972 col titolo onorifico di magistrato di Corte di Cassazione<ref>{{cita libro|titolo=Il Consiglio superiore della magistratura|volume=2|editore= Istituto poligrafico dello Stato|città=Roma|anno=1972|pp=59, 93}}</ref>
==Note==
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