Demogorgone: differenze tra le versioni
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== Storia ==
[[File:Demogorgone.gif|thumb|Demogorgone, tratto dal Prometeo liberato di [[Mario Rapisardi]]</small>]]
La figura di Demogorgone è tuttavia del tutto sconosciuta alla [[mitologia]] classica. Il nome nacque verosimilmente in ambiente [[Bisanzio|bizantino]] per una sorta di errore grammaticale: dalla corruzione del [[lingua greca|greco]] ''Δημιουργόν'' ([[Demiurgo]]) in ''Demogorgon''.<ref>Vincenzo Romano (a cura di), "Genealogie deorum gentilium libri", volume secondo, Scrittori d'Italia n. 201, Giovanni Boccaccio op. X, Bari: Laterza, 1951.</ref> Boccaccio afferma di averne appreso il nome da ''Lattanzio'', uno [[scoliasta]] del [[IV secolo|IV]] o del [[V secolo d.C.]]
Nei poemi rinascimentali di [[Matteo Maria Boiardo]], [[Ludovico Ariosto]], [[Teofilo Folengo]], [[John Milton]] e [[François Rabelais]], ma anche nelle opere di autori più moderni per esempio [[Giosuè Carducci]], Demogorgone è raffigurato come un mostro infernale. Differente è invece la rappresentazione che ne diede [[Percy Bysshe Shelley]] nel suo ''[[Prometeo liberato (Shelley)|Prometeo liberato]]''. Nel poema romantico Demogorgone è il simbolo dell'eternità, è colui che uccide Giove, suo padre, e conclude il poema enunciando ciò che verosimilmente corrisponde al credo rivoluzionario del poeta.<ref>Percy Bysshe Shelley, ''Prometeo liberato'', versione col testo a fronte, introduzione e commento a cura di Raffaello Piccoli, Firenze: Sansoni, 1946.</ref><br />
''Il Demogorgone (ovvero Il filosofo confuso)'' è il titolo di un'[[opera lirica]] di [[Vincenzo Righini]] su [[libretto]] di [[Lorenzo Da Ponte]] ([[1786]]).
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